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I dazi Ue sulla Cina fanno sbiancare i produttori di pittura

I produttori europei di pittura protestano contro i dazi europei sulle importazioni di diossido di titanio dalla Cina: l'aumento dei costi potrebbe spingere le aziende più grandi a spostare gli impianti fuori dalla regione.

Nuova grana per i dazi anti-dumping sulle merci cinesi varati provvisoriamente dalla Commissione a giugno e in attesa di conferma il prossimo gennaio. Come riferisce il Financial Times, a protestare sono ora i produttori industriali di pittura per il dazio al 39,7% sull’export cinese di diossido di titanio, che secondo loro potrebbe avere un impatto esiziale sulla base industriale europea mettendo fuori mercato i piccoli produttori e spingendo i più grandi a spostare gli impianti fuori dalla regione.

I dazi

Come risultato di un’indagine anti-dumping avviata l’anno scorso, l’Ue ha introdotto dazi provvisori anche di tipo retroattivo di cui si attende l’approvazione definitiva o il rigetto il prossimo gennaio.

Ma la stessa Commissione che ha approvato il dazio di diossido di titanio ha fatto sapere ai produttori di pittura che hanno tempo fino al 21 ottobre per formulare le proprie opinioni.

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I produttori di pittura come la francese Oceinde fanno sapere che non ci stanno. “È una questione di sopravvivenza di queste industrie”, dichiara al Ft Nicolas Dujardin, Coo di Oceinde che vede all’orizzonte “alcune bancarotte”.

Per Paula Salastie, proprietaria della finlandese Teknos, i prezzi più elevati del diossido di titanio si riverbererebbero su un’offerta destinata a contrarsi provocando un problema di scarsità. Tagli di posti di lavoro, sottolinea, sarebbero inesorabili così come la fuoriuscita dal blocco degli investimenti.

Per Pedro Serret Salvat, presidente delle Divisioni Europa, Medio Oriente e Africa di PPG, il secondo produttore al mondo di pittura, i dazi avrebbero “un impatto negativo sulla competitività” del settore europeo.

La sovrapproduzione cinese

Eppure è vero, sottolinea il Ft, che i produttori occidentali di diossido di titanio sono stati gravemente danneggiati dalla competizione cinese.

A tal proposito il quotidiano cita i dati di TZMI, che raccoglie e analizza informazioni sul settore, secondo cui la produzione cinese è letteralmente esplosa passando dalle 1,4 milioni di tonnellate del 2008 alle oltre 6 di quest’anno, con una quota sul consumo globale salita dal 29 all’83%.

La testata finanziaria ricorda anche quanto denunciato dalla European TiO2 Coalition alla Commissione: sono circa 1,1 i milioni di tonnellate di produzione autoctona scomparsi dal 2007, a partire dalla chiusura di cinque stabilimenti chiave del Vecchio Continente.

Il parere di Tronox

Come fa notare un altro produttore europeo, Tronox, i problemi che affliggono il suo settore sono gli stessi con cui sono alle prese i cruciali rami delle batterie, dei pannelli solari e dell’acciaio.

Tronox ricorda inoltre come il diossido di titanio sia fondamentale anche per l’industria aerospaziale che molto si fonda sulla disponibilità di titanio. Ecco perché, si rimarca, proteggere il settore rappresenta “una fondamentale questione di resilienza industriale”.

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