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Piano Colao

Cyber: le bordate di Colao e l’Agenzia di Baldoni

Fatti, nomi, numeri, indiscrezioni e commenti sull'Agenzia nazionale per cybersecurity e il ruolo di Baldoni (Dis)

 

Chi sarà nominato alla guida della neonata Agenzia nazionale per la cybersecurity?

E’ la domanda che da giorni infervora addetti ai lavori, barbe finte e barbe vere dopo che il governo ha istituito l’Agenzia (qui l’approfondimento di Start) rottamando il precedente progetto del governo Conte 2 architettato dall’allora direttore del Dis, Gennaro Vecchione, pochi giorni fa silurato dal governo Draghi che ha nominato Elisabetta Belloni.

Pochi articoli di approfondimento nelle testate specializzate su sicurezza, difesa e servizi sono stati invece dedicati a una frase di un ministro di peso proprio su queste materie.

“Circa il 95% dei server della Pubblica amministrazione italiana non è in condizione di sicurezza”, ha detto pochi giorni fa il ministro dell’Innovazione digitale, Vittorio Colao, durante il Festival dell’Economia di Trento, come ha riportato La Stampa.

“La percentuale indicata da Colao è enorme; anche se il dato si rivelasse parzialmente inferiore, si tratta di una quantità impressionante e politicamente inaccettabile – commenta con Start Magazine Marco Mayer, già consigliere del ministro dell’Interno Marco Minniti per la cybersecurity – A questo punto a mio avviso la nuova presidenza del Copasir avrebbe il dovere di convocare il ministro in audizione per ascoltare una relazione dettagliata. E’ indispensabile fornire all’ organismo di controllo parlamentare un’analisi accurata e sistematica dicastero per dicastero, amministrazione per amministrazione. Al tempo stesso serve che il ministro faccia il punto su cosa è andato storto fornendo al Comitato una spiegazione ragionata di come e perché si sia potuta accumulare una catena di vulnerabilità informatiche di questa consistenza”.

Aggiunge Mayer: “Negli ultimi anni i governi hanno predisposto e attuato numerosi interventi amministrativi e normativi; addirittura c’è chi ha teorizzato che l’Italia avesse creato un modello molto avanzato e originale di cybersecurity. L’affermazione del ministro Colao smentisce categoricamente queste affermazioni e ogni ottimismo di facciata. Per una volta non sarebbe male che il Parlamento comunicasse all’ opinione pubblica chi, come e perché ha sbagliato strategia e modalità di intervento in comparto cosi importante e strategico della sicurezza informatica”.

Da 4 anni – da quando il Dis era retto da Alessandro Pansa – al Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (la struttura alle dipendenze della presidenza del Consiglio che coordina i due servizi segreti, Aisi e Aise) c’è una struttura ad hoc sulla sicurezza cibernetica.

“Anche l’Italia ha il suo “cyber zar”: è il professor Roberto Baldoni è stato nominato oggi dal Cisr (Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica) come nuovo vicedirettore generale del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (Dis) con delega alla cyber security”, sintetizzava il 22 dicembre del 2017 Formiche.net.

Proprio Baldoni ora è il favorito per il vertice della neonata agenzia (che non dipenderà dal Dis, come invece voleva Vecchione) voluta da governo Draghi: “Il vice direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), Baldoni, è il candidato numero uno per il vertice del futuro organo che si occuperà della difesa cibernetica”, ha scritto Repubblica, che due giorni dopo ha così titolato: “Ecco l’Agenzia di Baldoni”.

Tutto già deciso dunque?

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