Per evitare speculazioni politiche sulla tragedia di Crotone c’era – a mio avviso – un modo diverso e più intelligente di comunicare e di agire da parte del governo.
La prima mossa toccava a Matteo Salvini subito dopo il naufragio. Bastava dire: “D’intesa con il Comando generale della Guardia costiera ho disposto un’indagine interna con le seguenti finalità:
- capire se il Nucleo speciale di intervento della Guardia costiera (Sezione 1 informazioni e Sezioni 2 operazioni) e/o altre strutture centrali e periferiche del corpo non abbiano commesso errori 5 ore successive alla comunicazione di Frontex alle 22:30 del 25/02/2023;
- se qualcosa non abbia funzionato nel coordinamento interministeriali (Interno, Difesa nonché presidenza del Consiglio/Protezione civile per l’ eventuale soccorso a terra)”.
IL RUOLO DUPLICE DELLA GUARDIA COSTIERA
Perché sono partito dal ministro Matteo Salvini e dalla Guardia costiera?
La Guardia costiera è il primo punto di contatto per l’agenzia europea Frontex, che in questo caso sembra aver assolto bene i suoi compiti di monitoraggio e allerta con i suoi aerei da ricognizione.
Il secondo motivo è che la Guardia costiera nel nostro ordinamento ha un duplice ruolo:
- in qualità di autorità marittima, ha responsabilità civili di prevenzione, sanzione e di soccorso in mare;
- sotto il profilo militare, ha la responsabilità di sorveglianza delle coste. Nello svolgere questa attività dipende dallo Stato maggiore della Marina militare.
Sia in ambito civile che militare, dopo aver individuato un natante in arrivo verso la costa calabra, la Guardia costiera non avrebbe mai dovuto perderlo di vista; tanto meno quando è arrivato a qualche centinaio di metri dalla costa, se non condividendo con o delegando la sorveglianza ad un’altra autorità civile o militare.
COSA PENSA LA MARINA MILITARE?
Date le competenze in ambito militare assegnate alla Guardia costiera, sarebbe utile conoscere il punto di vista della Marina militare tramite la voce del ministro Guido Crosetto.
GARANTIRE I DIRITTI FONDAMENTALI AI PROFUGHI
Il terzo punto che intendo sollevare è noto. È inammissibile che una persona o una famiglia che proviene dalla Somalia o dall’Afghanistan per trovare un paese di accoglienza ed un porto sicuro debba per forza ricorrere alla criminalità organizzata.
Eppure né l’Italia né l’Unione europea garantiscono questo diritto fondamentale di chi scappa dalla guerra o è perseguitato da regimi dittatoriali.
Sotto questo profilo, Giorgia Meloni ha fatto bene a sollevare il tema con i suoi colleghi dell’Unione europea. Ma per essere convincenti serve dare l’esempio. E questo spetterebbe a Lei e al titolare della Farnesina, Antonio Tajani.
Esistono per fortuna illustri precedenti. In accordo con OIM come al Viminale, Giuliano Amato riuscì ad organizzare voli per richiedenti asilo politico o umanitario dalla Libia.
Analoghi corridoi umanitari sono stati aperti dal compianto Franco Frattini quando era ministro degli Esteri in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio, la Regione Toscana e altre strutture.
L’ambasciatrice Elisabetta Belloni conosce molto meglio di me queste iniziative per i suoi precedenti incarichi di guida della Unità di crisi e della DG Cooperazione; iniziative che hanno contribuito ad accrescere il prestigio internazionale dell’ Italia.
COSA CHIEDO AL MINISTRO PIANTEDOSI
Ho lasciato per ultimo il Ministro Matteo Piantedosi perché vorrei rivolgere all’ ex-prefetto di Roma un appello personale.
Qui a Strasburgo ho appena visto i doni al Consiglio d’Europa (l’organismo paneuropeo che si occupa di tutelare i valori della democrazia e dello stato di diritto) di Paolo VI e Papa Francesco.
Mi è tornato alla mente che il Pontefice pochi giorni fa ha ricordato quanto è difficile trovare il giusto equilibrio tra Giustizia e Misericordia. Una via è pronunciare parole di verità, mentre l’ipocrisia è sempre da condannare, come ricorda Dante nella Divina Commedia.
Mentre scrivo, Medici Senza Frontiere si sta occupando di sostenere i bambini e i ragazzi che hanno subito il trauma peggiore che si possa immaginare: aver visto i propri genitori affogare in mare.
Perché questa attività a terra è un servizio di necessità pubblica super apprezzato dalle autorità, e invece la nave umanitaria di MSF in mare no?
Questa ipocrita doppiezza è inaccettabile, e del resto tutti sanno che MSF è un’organizzazione straordinariamente seria: fu fondata nel lontano 1971 da un gruppo di medici per far fronte alla terribile crisi umanitaria del Biafra.
A questo punto, ministro Piantedosi, non servono dichiarazioni ma un gesto riparatorio.
Spedisca ad Izmir un aereo della presidenza del Consiglio (magari quello di Renzi) per portare in Italia in piena sicurezza un gruppo di persone provenienti dagli stessi paesi da cui provenivano quelli che hanno trovato la morte a Crotone.