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Crosetto, la sinistra e Alice nel paese delle meraviglie della giustizia

Le parole del ministro Crosetto. La reazione dei magistrati. E la posizione delle opposizioni. La nota di Paola Sacchi

“Grave e inquietante”, dice Elly Schlein, segretaria del Pd. “Se è così, allora riferisca in Procura”, afferma Giuseppe Conte, leader dei Cinque Stelle. E Benedetto Della Vedova di +Europa: “Venga subito in Parlamento”. Opposizioni all’attacco del ministro della Difesa Guido Crosetto (FdI) per la sua intervista a Il Corriere della sera, dove dice che per la continuità del governo “l’unico grande pericolo è quello di chi si sente fazione antagonista da sempre, che ha sempre affossato i governi di centrodestra: l’opposizione giudiziaria”. Aggiungendo che gli raccontano di “riunioni di una corrente della magistratura”. Chiaro riferimento alle “toghe rosse”.

Insorgono all’unisono le opposizioni, contestualmente ai vertici dell’Anm, il cui presidente Giuseppe Santalucia parla di “rappresentazione fuorviante e malevola della magistratura”. Crosetto replica che non era sua intenzione attaccare o “minacciare”, ma rilancia facendo riferimento a casi del passato come Mori e Mannino. La reazione delle opposizioni sembra un po’ come quella di Alice nel paese delle meraviglie, come se non fosse mai esistita l’ingerenza di certa magistratura in politica, non ci fosse mai stato l’accanimento giudiziario nei confronti di Silvio Berlusconi, alla guida di quattro governi di centrodestra, oggetto di un centinaio di processi, di più: oggetto di un’attenzione giudiziaria che mai si era verificata nei suoi confronti fino al giorno della sua discesa in campo.

Crosetto, peraltro nella parte finale dell’intervista fatta da Paola Di Caro per il Corriere, fotografa di fatto, andando alla sintesi politica, una situazione sotto tutti i riflettori. E cioè quella di un esecutivo che un vero fronte alternativo all’opposizione non lo ha. Da qui la deduzione che l'”unico pericolo” potrebbe essere “l’opposizione giudiziaria”.

In realtà, al di là delle affermazioni del ministro della Difesa, cofondatore di FdI, la garanzia principale per l’esecutivo di completare la legislatura sta nella divisione delle opposizioni, nello stato di sfilacciamento di quello che dovrebbe essere il fronte alternativo, nella concorrenza tra Pd e Cinque Stelle, in sostanza nella situazione di una sinistra radicalizzata senza più un baricentro riformista. Quindi, sulla base di precise esperienze del passato, ha una sua logica che Crosetto agiti certe eventualità, facendo affermazioni certamente forti, ma non infondate. E rafforzate dal fatto che a suo avviso vi sarebbero “riunioni di una corrente della magistratura, dove si parla di come fermare la ‘deriva antidemocratica’ di Meloni”.

Matteo Renzi, leader di Iv, si incunea nella reazione delle altre opposizioni dicendo che quelle di Crosetto “sono affermazioni da prendere in considerazione”. Ma coglie la palla al balzo naturalmente, nel suo ruolo di opposizione terzista, per criticare Meloni sul fatto che il suo governo si sia fermato sulla riforma della giustizia. Molti già ci vedono al solito l’ennesimo embrione di una possibile unità con Forza Italia. Ma, al di là delle ipotesi retroscenistiche, FI con Antonio Tajani, Francesco Paolo Sisto, Alessandro Cattaneo e altri non fa altro che rivendicare, di fronte alle affermazioni di Crosetto, quella che è da sempre bandiera distintiva azzurra e cioè la riforma della giustizia, a partire dalla separazione delle carriere, da fare subito. Come ha recentemente detto il portavoce di FI, Raffaele Nevi, la riforma non può attendere e deve procedere di pari passo con quelle del premierato e dell’autonomia, già incardinate. Il tutto sempre nella logica unitaria della coalizione, come da programma di governo. Rivendicazione quella azzurra che inevitabilmente viene rilanciata anche nella fisiologica necessità politica di rimarcare l’identità dei partiti del centrodestra in vista delle Europee del giugno 2024. Quell’appuntamento proprio in vista del quale, secondo Crosetto, potrebbe verificarsi “l’opposizione giudiziaria” di cui ha parlato.

Il ministro della Difesa fa riferimento alle esperienze vissute a partire dal 1994. Ma forse per tutto il centrodestra è arrivato anche il momento di iniziare a rivisitare la cosiddetta “rivoluzione” di “mani pulite” che sempre per via giudiziaria liquidò partiti e classe dirigente che aveva ricostruito il Paese dal Dopoguerra. Precedente inedito del mondo occidentale.

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