Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale e tutte le istituzioni finanziarie globali che contano sono concordi, scrive Quartz: proprio come l’anno scorso, in questo 2020 sarà l’Africa il continente con i paesi che esibiranno la più robusta crescita economica annuale.
Leggermente mutata rispetto a quella del 2019, la graduatoria vede in testa il Sud Sudan e il Ruanda, il cui Pil dovrebbe crescere di circa l’8%. Seguono Costa D’Avorio (7,3%), Etiopia (7,2%), Senegal (6,8%), Benin (6,7%), Uganda (6,2%) e altri quattro paesi (Kenya, Mozambico, Niger, Burkina Faso) che metteranno a segno un ottimo +6%.
Il risultato di queste performance si riverbererà sul tasso medio di crescita di tutto il continente, che dovrebbe attestarsi al 3,8%: un dato che avrebbe potuto essere superiore se le due principali economie africane, ossia Nigeria e Sud Africa, non fossero avviate verso una crescita decisamente più contenuta (rispettivamente 2,5% e 1,1%).
La Nigeria, in particolare, paga il forte ritardo nelle riforme economiche annunciate dall’attuale presidente e la conseguente incapacità di sollevare dalla povertà una fetta non irrilevante dei suoi 200 milioni di abitanti. Quanto al Sud Africa, la sua crescita magra dipenderà da fattori come la perdurante crisi del settore elettrico e dall’instabilità politica.
Le buone notizie per l’Africa non finiscono qui. Secondo il Foresight Africa report della Brookings Institution, il quinquiennio che si è aperto lo scorso capodanno sarà particolarmente propizio per cinque economie del continente – Senegal, Ruanda, Niger, Uganda e Mozambico – che diventeranno i paesi con il più rapido tasso di crescita economica al mondo, compreso tra il 6,9% del Mozambico e l’8,3% del Senegal.
Non è tutto. Gli analisti della Brookings intravedono all’orizzonte una vera e propria manna per il continente: sono i frutti che le economie africane potrebbero raccogliere qualora l’African Continental Free Tree Agreement (AfCFTA) entrasse pienamente in vigore.
Nello scenario ideale delineato dal think tank di New York – implementazione piena dell’AfCFTA e apertura di una nuova stagione di intensa liberalizzazione e aumento degli scambi commerciali intra-africani (che potrebbero aumentare, è la stima dell’istituto, fino a ben un terzo) – il Pil aggregato del continente potrebbe fare in dieci anni un balzo monstre, passando dagli attuali 2,1 trilioni di dollari a 3.
Un’ipoteca, tuttavia, grava su questi scenari e si chiama debito, che quasi ovunque in Africa aumenta a ritmi esponenziali. Quartz ricorda, a tal proposito, che tra il 2018 e il 2019 il continente ha emesso più di cinquanta miliardi di eurobond, per un ammontare superiore a tutti gli eurobond emessi tra il 2003 e il 2016.
Come osserva Charles Robertson di Renaissance Capital, tali livelli di debito – il quale, rimarca l’analista, fa comunque gola agli investitori internazionali grazie a tassi decisamente superiori ai bond del Tesoro Usa – faranno stazionare per lungo tempo all’orizzonte del continente lo spettro del default.