Un mese dopo l’ultimatum lanciato dalla “coalizione dei volenterosi” per spingere Vladimir Putin ad accettare un cessate il fuoco senza condizioni, Ursula von der Leyen e Kaja Kallas martedì hanno presentato la proposta per il diciottesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Riduzione del tetto al prezzo del petrolio, divieto di transazioni finanziarie con decine di banche russe, nuove società accusate di eludere le sanzioni nella lista nera dell’Unione europea: gli europei, che avevano promesso ulteriori pressioni su Putin, finalmente passano all’azione. Ma, oltre al ritardo accumulato, le misure proposte dalla Commissione e dal Servizio europeo di azione esterna sono lungi dall’essere le sanzioni “devastanti” in grado di “prendere alla gola” l’economia russa. “Non saranno sufficienti a cambiare i calcoli di Vladimir Putin”, ci ha detto un diplomatico di uno Stato membro. La credibilità dell’Ue è nelle mani degli Stati Uniti. Confrontati a un Donald Trump imprevedibile, che pende sempre dalla parte di Putin, gli europei sono costretti a sperare nel senatore Lindsey Graham.
Il solo fatto che sia un passato un mese dall’ultimatum lanciato da Emmanuel Macron, Friedrich Merz, Keir Starmer e Donald Tusk, mette in dubbio la credibilità degli europei. I leader di Francia, Germania, Regno Unito e Polonia erano andati a Kyiv il 10 maggio per incontrare Volodymyr Zelensky e dimostrare il loro continuo sostegno. Dopo essersi coordinati con il presidente americano, Donald Trump, i quattro leader della cosiddetta “coalizione dei volenterosi” avevano inviato il loro ultimatum a Putin: accettare un cessate il fuoco senza condizioni di almeno trenta giorni, che doveva entrare in vigore il lunedì successivo, oppure subire sanzioni devastanti. Lunedì 12 maggio è passato senza conseguenze.
Putin ha raggirato Trump e gli europei con una controfferta di negoziati diretti tra Russia e Ucraina a Istanbul. La scadenza dell’ultimatum è stata spostata al fine settimana successivo. Zelensky si è presentato in Turchia, Putin no. L’incontro tra i due belligeranti del 16 maggio si è concluso senza alcun progresso, ma anche senza alcuna conseguenza seria per la Russia. Un altro incontro tra le delegazioni ucraina e russa a Istanbul il 2 giugno si è chiuso come il primo. Martedì finalmente è stato presentato il diciottesimo pacchetto dell’Ue. I portavoce della Commissione negli scorsi giorni avevano spiegato che serviva tempo per presentare un pacchetto che fosse accettabile a tutti gli Stati membri. Con ogni probabilità, serviranno almeno un paio di settimane per trovare un accordo all’unanimità tra i ventisette. L’Ungheria di Viktor Orban e la Slovacchia di Robert Fico hanno già minacciato di porre il veto.
“L’obiettivo della Russia non è la pace, ma imporre il dominio della forza”, ha detto Ursula von der Leyen, dopo che Vladimir Putin ha rifiutato la richiesta di un cessate il fuoco. “La forza è il solo linguaggio che la Russia capirà”, ha detto Ursula von der Leyen, spiegando che le nuove sanzioni devono spingere Putin a “venire al tavolo negoziale con una proposta seria”. Il diciottesimo pacchetto include una serie di misure contro il settore energetico: la proposta al G7 di abbassare il tetto del prezzo del petrolio da 60 a 45 dollari, l’inserimento di altre 77 navi della flotta ombra russa nella lista nera dell’Ue, un divieto di importazione di prodotti raffinati a base di greggio russo, il divieto di transazioni con Nord Stream 1 e 2 (una decisione simbolica, dato che i gasdotti non sono operativi).
Sul fronte finanziario, il pacchetto prevede di trasformare l’attuale divieto di utilizzare il sistema Swift in un divieto totale di transazione (da applicarsi anche ad altre 22 banche russe), la possibilità di sanzioni contro istituti finanziari di paesi terzi e misure contro il Fondo Russo per gli Investimenti Diretti. Il divieto di esportazione sarà esteso a beni e tecnologie per la produzione di droni, missili e altri sistemi di armamenti per un valore di 2,5 miliardi. Infine, 22 società russe e straniere che forniscono supporto diretto o indiretto al complesso militare e industriale russo saranno inserite nella lista nera.
“E’ un passo avanti, ma questa non è la madre di tutte le sanzioni che cambia i calcoli di Putin”, ammette un secondo diplomatico. I divieti di esportazione di beni e tecnologie a uso duale (civile e militare) o l’inserimento di una manciata di società cinesi nella lista nera dell’Ue sono di scarsa utilità. “Se vogliamo che la Cina smetta di aiutare la macchina da guerra russa, dobbiamo colpire le esportazioni verso la Cina”, dice il secondo diplomatico: “Per combattere l’elusione delle sanzioni è necessario colpire i paesi che ne sono responsabili”.
Ursula von der Leyen ha rivendicato il successo delle sanzioni nel minare l’economia della Russia. “210 miliardi di euro di riserve della Banca centrale russa sono immobilizzati. I ricavi russi derivanti da petrolio e gas sono diminuiti di quasi l’80 per cento rispetto al periodo prebellico. Il deficit è alle stelle. I tassi di interesse sono proibitivi. L’inflazione è in aumento, ben oltre il 10 per cento. Il prezzo delle importazioni di tecnologie e beni essenziali è sei volte superiore a quello prebellico e ai prezzi medi globali. In breve, l’economia russa è costretta a un’economia di guerra e a sacrificare le prospettive future”, ha detto la presidente della Commissione. Kaja Kallas si è detta sorpresa del fatto che le entrate petrolifere russe sono crollate del 30 per cento dopo che l’Ue ha colpito la flotta ombra della Russia con il diciassettesimo pacchetto di sanzioni. “La Russia vuole farci credere che può continuare la sua guerra per sempre. Semplicemente non è vero”, ha detto Kallas.
Sia von der Leyen sia Kallas hanno insistito sull’efficacia del tetto del prezzo del petrolio, che propongono di abbassare da 60 a 45 dollari al barile. Tuttavia, serve l’accordo di tutto il G7, i cui leader si riuniranno a partire da domenica in Canada. L’ammontare di 45 dollari al barile è vicino a quello attuale sui mercati. In ogni caso, la decisione dipenderà da Donald Trump. L’Ue di fatto resta in balia del presidente americano e dei suoi umori. “Insieme, con gli Stati Uniti, possiamo costringere Putin a negoziare in modo serio”, ha detto Kallas. Evitando di menzionare Trump, von der Leyen è stata ancora più esplicita sull’incertezza in cui sono piombati gli europei. “Ho parlato diverse volte con il senatore Lindsey Graham che è il promotore del pacchetto di sanzioni (…). Sono fiduciosa che raggiungeremo l’obiettivo”.
Effettivamente il pacchetto preparato da Lindsey Graham potrebbe essere devastante per la Russia. Tra le molte misure, c’è un dazio del 500 per cento per i paesi che importano petrolio russo. Ha il sostegno della maggioranza dei membri del Senato. Ma il progetto di legge deve passare anche alla Camera dei rappresentanti. Secondo il Wall Street Journal, Trump ha già chiesto al Congresso di annacquarlo. In ogni caso toccherà al presidente mettere in opera le sanzioni di Graham. “Anche se il progetto di legge Lindsey Graham passa domani, ci vorrà tempo e non è detto che la Casa Bianca decida di usarlo”, dice il secondo diplomatico. “I russi considerano gli ultimatum degli europei come un bluff e andranno a vederlo”.