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Coronavirus: Lussemburgo, Svizzera e Germania ospitano 115 pazienti francesi in rianimazione

Dopo i primi casi e i primi cluster, la crisi sanitaria in Francia è esplosa sia nella zona intorno a Parigi sia a Mulhouse. L'articolo di Enrico Martial

Dopo i primi casi e i primi cluster, la crisi sanitaria francese è esplosa sia nella zona intorno a Parigi sia a Mulhouse, dove tra il 17 e il 21 febbraio un raduno di evangelici di oltre 2000 persone aveva alimentato la diffusione del virus.

La pressione di ricoveri COVID-19 negli ospedali e per i letti di rianimazione si è fatta prima intensa e poi insostenibile a metà di marzo. Una delle risposte è stata nei trasferimenti, in parte all’interno della Francia e in parte verso i Paesi europei vicini.

Dalla Francia renana e Mulhouse, sono stati a oggi realizzati 115 trasferimenti di pazienti in rianimazione, in Lussemburgo, Svizzera e nella vicina Germania, che he ha accolti 85. È il 24% sul totale degli attuali 480 posti (in origine erano 300) in cura intensiva disponibili nella Regione del Grand Est.

Il contatto delle regioni frontaliere sull’emergenza è iniziato il 12 marzo. Domenica 22 marzo è stato concluso un accordo tra Jean Rottner, Presidente del Grand Est, Winfried Kretschmann, Presidente del Baden-Württemberg, Malu Dreyer, Presidente della Renania-Palatinato, e Tobias Hans, Presidente della Saarland. Sono degli stessi giorni i contatti con il Lussemburgo e i cantoni svizzeri di Basilea, Basilea-Campagna e del Giura. La cooperazione si è svolta con l’affiancamento dei governi statali, che hanno autorizzato i trasferimenti. Alcuni contatti erano avvenuti anche tra i sindaci, tra cui quello di Friburgo.

Alla vigilia dell’accordo, sabato 21 marzo, erano iniziati i primi viaggi in ambulanza da Strasburgo e Mulhouse verso Karlsruhe e Friburgo. In quel fine settimana 6 pazienti in terapia intensiva venivano spostati a Basilea, 7 in Lussemburgo. Una settimana dopo i pazienti trasferiti erano 80: si usavano ormai anche gli aerei e gli elicotteri. Per esempio, domenica 29 marzo l’aeronautica tedesca, con un A400 M, ha spostato due pazienti verso Ulm, dopo aver atterrato a Stoccarda.

La questione è stata partecipata anche dall’opinione pubblica. Il 26 marzo, la stampa tedesca riferiva in modo accorato della visita a Mulhouse di medici del centro tedesco per la medicina delle catastrofi di Tübingen (DIFKM): operatori sanitari positivi che continuavano a lavorare, ultraottantenni, o anche sopra i 75 anni non più ventilati, mancanza di mezzi e materiali.

Le iniziative di solidarietà europea sono state facilitate dalla strutturazione e dall’abitudine alla cooperazione frontaliera, di livello politico e tecnico. Le tre regioni tedesche, la regione francese del Grand Est, il Lussemburgo e i cantoni svizzeri del nord fanno parte della “Grande Région” e del programma del Reno superiore, in cui si attuano da oltre 25 anni i progetti europei Interreg, con uffici comuni e periodici incontri di livello politico. Alla cooperazione frontaliera franco-tedesca è poi dedicato un capitolo, con alcuni progetti prioritari, del Trattato franco-tedesco di Aquisgrana del 22 gennaio 2019, che integra il Trattato dell’Eliseo del 1963.

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