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Arnese

Figuraccia del centrodestra nel Copasir (Urso presidente), Galateri (Generali) slurpa Draghi, Kamala Harris trumpeggia?

Non solo Galateri (Generali), Urso (Copasir), Draghi, Kamala Harris e Capristo. Fatti, nomi, numeri, curiosità e polemiche. Pillole di rassegna stampa nei tweet di Michele Arnese, direttore di Start

 

IL CENTRODESTRA SI SQUAGLIA SUL COPASIR

TUTTI I SUBBUGLI POLITICI E ISTITUZIONALI CHE HANNO PRECEDUTO L’ELEZIONE DI URSO AL COPASIR

SACRO AUDIT

 

KAMALA TRUMPISTA?

 

EFFETTI INDIRETTI DEI LOCKDOWN

 

AAA CERCANSI (E NON TROVANSI)

 

CIG O NON CIG?

 

AMARA & CAPRISTO

 

TURBAMENTI AMBIENTALISTICI

 

TURBAMENTI TEUTONICI

 

TURBAMENTI AMERIKANI

 

VIOLA NERA SU ASTRAZENECA

 

QUISQUILIE & PINZILLACCHERE

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ESTRATTO DI UNA INTERVISTA DEL CORRIERE DELLA SERA A D’AMATO:

«Sento sempre più forte un vento di fondamentalismo ambientalista. Il Green deal voluto dall’Europa rappresenta una grande sfida, un’opportunità di crescita ed è fondamentale per la salvezza del Pianeta. Ma c’è il rischio che si trasformi in un black deal se non si interviene in tempo. Le forze decliniste puntano a quella che chiamano una decrescita felice. Che di felice non ha nulla…».

Antonio D’Amato, ex presidente della Confindustria, alla guida del gruppo Seda, leader europeo degli imballaggi e del packaging alimentare, è abituato a parlare in modo diretto. «In Europa si stanno confrontando due visioni: quella fondamentalista e quella che vuole rendere possibile la sostenibilità del Pianeta, ma senza perdere di vista il fatto che l’economia europea deve restare forte, competitiva, molto attenta anche alla tenuta sociale, se vuole davvero contribuire a migliorare le sorti del Pianeta»

Ma la svolta del Green deal e il Recovery plan dovrebbero servire proprio a questa transizione.

«Vero. Ma penso che ci sia stata un’adesione acritica al Green deal, senza percepire che dietro obiettivi assolutamente condivisibili si nascondevano forti derive ideologiche. Tutti i Paesi hanno teso la mano per ottenere i fondi del Recovery, ma questa spinta che definirei talebana sta mettendo a rischio intere filiere. I cantieri legislativi oggi aperti in Europa su agroalimentare, packaging, biodiversità ed altri ancora sono tutti ispirati dallo stesso paradigma: cresce la popolazione mondiale, cresce il Pil pro-capite, crescono i consumi e, quindi, per salvare il Pianeta occorre ridurre consumi e cambiare stile di vita. Dietro intravedo interventi di una grande pericolosità, non solo per l’industria ma per lo stesso modello di Europa che vogliamo. Un’Europa che sappia essere leader nell’economia circolare, non che instauri un sistema di proibizioni che hanno conseguenze del tutto diverse da quelle che si annunciano…»

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ESTRATTO DI UNA INTERVISTA DEL CORRIERE DELLA SERA AD ANTONELLA VIOLA SUI VACCINI ASTRAZENECA E J&J:

Gli Open day a base dei vaccini AstraZeneca e Johnson & Johnson, ambedue a vettore virale, andrebbero sospesi sui più giovani?

«È sbagliatissimo proporre questi vaccini ai giovani, specialmente alle donne. Sono sempre stata convinta che non bisognerebbe darli a persone di età inferiore ai 55 anni», ripete per l’ennesima volta Antonella Viola, immunologa, docente di patologia generale a Padova, direttore scientifico dell’istituto di ricerca pediatrica Città della Speranza.

Perché?

«Per non aver dubbi basta leggere un lavoro uscito sulla rivista Science dove si spiega come man mano che si scende con l’età i rischi di ricevere questi vaccini superano ampiamente i benefici. Nei più giovani il pericolo di avere conseguenze gravi a causa del Covid è invece molto basso. Ecco perché la Francia ha stabilito di limitare i due vaccini a vettore virale agli over 55».

Da noi la raccomandazione dell’agenzia del farmaco Aifa è di un uso preferenziale sopra i 60 anni, mentre l’Ema non ha posto limitazioni. Secondo lei questa indicazione dovrebbe diventare più stringente?

«Sì, quella raccomandazione dovrebbe essere più chiara e perentoria. Tanto più che, rispetto a quando è stata diffusa, la situazione epidemica in Italia è molto cambiata. Il virus circola meno, abbiamo dosi di vaccino a volontà. Quindi non c’è motivo di affrettarsi a vaccinare».

Non bisogna correre troppo?

«Vale la pena di scegliere il vaccino più sicuro in rapporto all’età. In questi casi i preparati di Pfizer e Moderna basati sull’Rna messaggero. Anche così arriveremmo a settembre con larga parte della popolazione immunizzata».

Come cambierebbe il termine di uso preferenziale?

«Scriverei che i vaccini a vettore virale sono sconsigliati sotto i 60 anni a meno che non si voglia restringere ancora indicando i 40 anni o i 30 anni. È importante soprattutto che le donne giovani sappiano che per loro questi composti hanno un rischio superiore a quello degli uomini per quanto riguarda lo sviluppo di trombosi rare accompagnate da carenza di piastrine».

Dunque lei è per una linea decisa?

«Lo dicono i dati. In un documento del 23 aprile l’Ema ha pubblicato un grafico che mostra chiaramente come il beneficio di ricevere AstraZeneca diminuisce con l’età in una situazione epidemica paragonabile alla nostra attuale. Un ragazzo di 20-29 anni ha 4 probabilità su 100 mila di evitare il ricovero in ospedale per il Covid e 1,9 probabilità di avere una trombosi post vaccinale. Prendiamo la fascia 60-69: 19 casi su 100 mila di evitata ospedalizzazione, a fronte di 1 caso di tromboembolia, la metà».

Basta Open day ai più giovani?

«Le Regioni devono finirla di fare a gara a chi vaccina di più senza mettere al primo posto la sicurezza. Gli eventi trombotici post vaccino sono rarissimi ma anche un solo episodio è una tragedia. È dolorosa la storia della 18enne ricoverata a Genova».

Chi dovrebbe scegliere il vaccino più adatto?

«Il medico di famiglia che conosce i suoi pazienti».

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LANCIO AGI SU ARRESTO DI AMARA:

La Procura della Repubblica di Potenza accende un nuovo faro sull’ex procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, sottoposto all’obbligo di dimora. L’inchiesta riguarda la gestione di alcune vicende relative all’ex Ilva quando Capristo guidava la Procura di Taranto. L’avvocato siciliano Piero Amara, arrestato, sarebbe stato l’uomo di contatto con Capristo quando il legale era consulente per conto dell’amministrazione straordinaria di Ilva, quest’ultima affidata a commissari di nomina Mise.

Ci sarebbe stato, secondo la Procura di Potenza, uno scambio di favori relativi ai procedimenti giudiziari per l’ex Ilva, azienda che negli anni di Capristo a Taranto chiese anche un patteggiamento. Ai nuovi provvedimenti di oggi, i magistrati di Potenza sono arrivati sulle tracce della prima inchiesta, quella che a maggio dello scorso anno aveva portato Capristo agli arresti domiciliari per una vicenda relativa a pressioni che lo stesso Capristo, quando guidava la Procura di Trani, avrebbe esercitato sulla pm Silvia Curione in merito a un’inchiesta.

Quest’ultima, moglie di un pm, Lanfranco Marazia, che è stato sostituto di Capristo a Taranto (Curione e Marazia sono oggi alla Procura di Bari mentre Capristo, che ha sempre respinto tutte le accuse ed è attualmente a processo a Potenza, è in pensione). Sotto la sua gestione a Taranto, Capristo si è interessato più volte di questioni relative all’ex Ilva.

Un attivismo che non passò inosservato anche se ripetute volte la Procura si è interessata della fabbrica e non solo per le vicende relative all’inchiesta Ambiente Svenduto, cioè la gestione del gruppo Riva, inchiesta sfociata in un processo in Corte d’Assise conclusosi a fine maggio scorso con pesanti condanne.

A marzo 2019, per esempio, Capristo promosse nel suo ufficio un vertice con diversi soggetti, non solo giudiziari, per un punto di situazione sui lavori di bonifica agli impianti. Al vertice parteciparono l’allora commissario di Governo alla bonifica di Taranto, Vera Corbelli, l’Arpa Puglia ed anche ArcelorMittal Italia, con l’allora amministratore delegato Matthieu Jehl.

ArcelorMittal era subentrata da novembre 2018 ai commissari di Ilva divenendo gestore degli impianti. Finito il vertice, nessuno dei partecipanti rilasciò dichiarazioni ai giornalisti. Parlò solo Capristo e disse: “Ci saranno incontri periodici in Procura. Ognuno rappresenterà i lavori che vengono eseguiti e programmati sotto la supervisione del nostro uffici”. “Lo Stato c’è – disse ancora il procuratore – e oggi era presente in tutte le sue componenti di verifica e di validazione di dati certi. Le risposte immediate ci sono perché i programmi in corso d’opera saranno verificati anche da noi”.

Ma prim’ancora, a settembre 2016, Capristo dissequestrò dopo breve tempo il nastro trasportatore dell’altoforno 4 del siderurgico di Taranto dove c’era stato un incidente mortale sul lavoro. Aveva perso la vita Giacomo Campo, un operaio 25enne dipendente dell’impresa appaltatrice Steel Service, rimasto incastrato nel nastro trasportatore mentre rimuoveva il minerale dallo stesso nastro. Il procuratore Capristo, annunciando il dissequestro del nastro e della relativa area, affermò che l’operazione si rendeva necessaria anche per motivi di sicurezza non potendo un impianto particolare e complesso tecnicamente quale è un altoforno, stare fermo per molto tempo.

Emerse inoltre che il nastro trasportatore in questione presentava un ampio squarcio, di circa 200 metri, tant’è che l’azienda dovette sostituirlo mentre il nastro tagliato rimase sotto sequestro, a disposizione della magistratura e dei periti per analizzare le motivazioni che avevano determinato la rottura. A proposito dell’ampiezza dello squarcio, il procuratore Capristo, allora, pur non parlando esplicitamente di sabotaggio, disse tuttavia che c’erano segnali, al vaglio dell’autorità giudiziaria, che facevano ipotizzare la presenza di azioni interne ed esterne alla fabbrica contrarie al progetto di risanamento ambientale.

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