Enrico Morando, ex sottosegretario dem, definisce il dibattito in atto per il congresso del Pd “poco promettente” e cita il Psi di Bettino Craxi su “Meriti e bisogni” per fare un esempio su come quell’intuizione modernizzante, che coniugava crescita, merito con difesa delle fasce più deboli, fu una delle idee trainanti della leadership, “di un partito pur piccolo” ma che mise al centro la “potenza di fuoco delle idee”. Morando lo cita come esempio per richiamare il Pd a quella vocazione maggioritaria che si era dato con la sua nascita, vocazione che in quanto tale deve esprimere una leadership trainante, sullo schema, nel campo avversario, di quello che ha fatto, ricorda, Giorgia Meloni, la quale con il suo partito FdI ha “trainato il centrodestra” alla vittoria elettorale.
Morando è presidente dell’Associazione “Libertà Eguale”, collocata nel centrosinistra, fatta di ex “miglioristi” dell’ex Pci, dal quale pure lui proviene cosi come Claudio Petruccioli, l’ex deputato segretario d’aula Erminio Quartiani e vari altri, quelli malvisti nel Pci come “amici di Craxi” e liquidati nelle formazioni succedanee come “la destra”. Dell’associazione è stato storico esponente il leader “migliorista” Emanuele Macaluso.
Dei liberal-riformisti di “Libertà Eguale”, di cui molti esponenti votarono tre sì al referendum giustizia di Lega e Radicali, fanno parte anche personalità cattoliche come Giorgio Tonini e il costituzionalista, ex deputato del Pd, Stefano Ceccanti. L’ex deputato, prima estromesso dalle liste elettorali a vantaggio del leader della sinistra rosso-verde Nicola Fratoianni, poi riammesso ma non eletto, ricorda la necessità di essere “riformisti anche quando si è all’opposizione”.
Ceccanti vede rispetto alla riforma presidenziale un possibile punto di dialogo con la maggioranza di centrodestra sul premierato. La due giorni a Orvieto, meta ogni anno di “Libertà Eguale”, ha dato l’immagine di uno spicchio di centrosinistra – pur rappresentato da un’associazione da cui, ricorda Morando, può venire solo un indirizzo politico-programmatico – che contrasta ma non demonizza l’avversario politico e ragiona sulle idee “alla ricerca del centrosinistra”, come recita il titolo del convegno.
Nel dibattito si ragiona sugli errori che hanno portato alla sconfitta. Morando critica la scelta del Pd di aver fatto prevalere “l’accordo elettorale” su quello “programmatico”. E usa la parola “crescita”, termine che nel dibattito congressuale del Pd non c’è ma in generale a sinistra è sostituito da quello della “redistribuzione”. Differenza di non poco conto. Ma per i riformisti di “Libertà Eguale” la crescita non può che andare insieme con “transizione ecologica e lotta alle diseguaglianze”.
Non c’è al convegno di Orvieto molto entusiasmo neppure per la proposta “calendian-renziana” di un “partito unico” dei “liberali”. Ceccanti per il congresso del Pd lancia “il manifesto dei laburisti”, ovvero il modello in cui hanno convissuto Tony Blair, come guida, e i massimalisti. Ma un esempio che Renzi e Calenda non citano nel loro futuribile partito unico, intanto, lo avevamo in casa. “Meriti e bisogni” del Psi di Craxi, citato da Morando in chiusura dei lavori.