Torna “Giuseppi” che con un oggettivo elogio a Trump in chiave anti-Meloni spiazza il Pd dove riesplodono le eterne divisioni sulla politica estera. Elly Schlein, che lo incontra per 5 minuti alla Camera per la votazione del decreto “Milleproroghe”, non commenta. Ma la dem Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo, attacca: “C’è un limite alla pazienza anche quando è testardamente unitaria”. Il presidente pentastellato e ex premier Giuseppe Conte sembra aver lanciato un’offensiva a tutto campo anche programmando a breve una giornata di mobilitazione contro il caro bollette, costringendo così il Pd a inseguirlo. Ma è al solito la politica estera il vero tallone d’Achille della sinistra le cui divisioni riemergono mettendo in secondo piano i distinguo su Trump nell’area di centrodestra dopo le critiche al tycoon di Marina Berlusconi che vedono contrario Matteo Salvini.
Dice Conte, interpellato dai cronisti sulle dure esternazioni del presidente Usa contro Zelensky e l’Europa: “Trump con ruvidezza smaschera tutta la propaganda bellicista dell’Occidente sull’Ucraina e dice una verità che noi del M5s stiamo dicendo da tre anni insieme a tutti gli esperti militari: che battere militarmente la Russia era irrealistico”. Poi, l’attacco di Conte al premier, Giorgia Meloni: “È una verità che pesa come un macigno sulla premier Meloni che poteva ritagliare per l’Italia un ruolo di protagonista nel negoziato e invece ci ha portato a questo fallimento pur di compiacere le cancellerie internazionali. Io, al posto della premier Meloni, di fronte a questa vergogna, a questo fallimento, mi dimetterei”.
Ma più che per lo scontro con Meloni, fisiologico per un leader dell’opposizione, le parole di Conte, di fatto di apprezzamento del presidente Usa e di presa d’atto della superiorità militare della Russia, risaltano perché stridono fortemente con la linea di un Pd impegnato sulla linea ribadita proprio l’altro ieri dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (cui è andata la solidarietà bipartisan per gli attacchi russi) che ha invitato la Russia al rispetto del diritto internazionale.
La divisione poi a sinistra è profonda anche sulla creazione della Difesa europea che vede i Cinque Stelle fortemente contrari. Vanno di moda sul filo-trumpismo accostamenti mediatici tra Conte e il vicepremier, leader della Lega, titolare del Mit, Matteo Salvini. Accostamenti tra i due ex esponenti (rispettivamente premier e vicepremier) del cosiddetto governo giallo-verde però solo giornalistici e inipotizzabili sul piano della prassi politica.
Se Conte sembra ammiccare a Trump, Salvini, unico leader che aveva apertamente scommesso sull’elezione del già presidente Usa, ribadisce “il pieno sostegno all’impegno di Trump per la fine dei conflitti”. Ma Salvini ribadisce al tempo stesso anche il suo impegno per la pace fiscale con la rottamazione delle cartelle esattoriali, impegno confermato anche ieri all’unanimità in una riunione dei vertici del partito, che vedrà nei prossimi giorni “i primi passi istituzionali”. E i Cinque Stelle, stavolta insieme al Pd, sono proprio i più acerrimi nemici dell’iniziativa leghista.
Il governo giallo-verde è lontano. Ora “Giuseppi” fa fibrillare la sinistra, quel campo sempre più largo di divisioni sulla politica estera.