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Arnese

Congo e Attanasio, cosa si sa (e non si sa)

Fatti, nomi, numeri, curiosità e polemiche. I tweet di Michele Arnese, direttore di Start, non solo su Congo e Attanasio

 

PRIMA DRAGATA

 

PRIME TENSIONI VIRALI NEL GOVERNO DRAGHI

 

INCOGNITE VACCINALI

 

PROSSIMO DOCUMENTO ISS

 

COME NON SI SEQUENZIA IL VIRUS IN ITALIA

 

CONGO E ATTANASIO: SPUNTI, INFO, DETTAGLI

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ESTRATTO DELL’ARTICOLO DI DOMENICO QUIRICO SU LA STAMPA: IL CONGO E LE MATERIE PRIME

Le guerre nel Kivu hanno nomi misteriosi, legati non alla geopolitica ma alla tavola di Mendeleev: il coltan, l’oro, il tungsteno. Chi ricorda che arrivano dal Congo marchiati da delitti, sfruttamento, schiavitù, disperazione? Il tantalio: un metallo che resiste alla corrosione, ad esempio. Lo scavano in queste foreste da cui sono balzati fuori i killer dell’ambasciatore, lo scavano uomini e bambini con la vanga, le mani impastate di fango e di sudore. Tante piccole mani distruggono la foresta per cercarlo. Uomini armati li controllano, pronti a sparare. Il padrone della concessione, con un satellitare, tratta forniture, contratti, conti in banca e le tangenti per i funzionari e i ministri del governo. Paga la gente della notte, perché eliminino i concorrenti, diano la caccia agli schiavi che hanno tentato la fuga. E la cassiterite? La avete mai sentita nominare? Esiste, serve per saldare e per le leghe speciali: si nasconde in questa terra nera come sangue raggrumato.

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ESTRATTO DELL’ARTICOLO DI FRANCESCO BATTISTINI DEL CORRIERE DELLA SERA SU ATTANASIO:

L’ambasciatore Attanasio non aveva un’auto blindata. Non aveva una vera scorta. Non indossava un giubbotto antiproiettile. Non c’erano bandierine italiane che ne identificassero la presenza. I congolesi e l’Onu gli avevano garantito che quella strada era tranquilla. E allo stesso tempo il governatore della regione, Carly Nzanzu Kasivita, ora dice di sentirsi «sorpreso» dalla missione e di non esserne stato informato in anticipo. Troppe cose non tornano. E chi e perché abbia ucciso l’ambasciatore — questo è chiaro dal primo istante —, non è solo materia d’indagine per la polizia congolese. I Ros sono già in volo per il Congo, la Procura di Roma ha aperto il fascicolo di rito. La Farnesina chiede un report dettagliato al Wfp e un’inchiesta Onu per chiarire su quali basi, la Rn4 fosse ritenuta sicura. Le domande sono da rivolgere alla già fin troppo criticata missione Monusco, qui dal 1999, oggi una delle più grandi e organizzate del mondo, un miliardo di dollari di budget, un’inefficacia assoluta coi suoi 16mila caschi blu: è stata l’Onu, attraverso il Wfp, a comunicare all’ambasciata italiana che non serviva una scorta armata. E questo nonostante in quell’area, chiamata «le Tre Antenne», tre anni fa siano stati rapiti due turisti inglesi. E nel parco Virunga, solo negli ultimi anni, siano stati uccisi duecento ranger. E sulla famosa strada 2 che attraversa il paradiso dei gorilla di montagna sia frequente che spariscano preti, contadini, volontari in cambio di riscatti da mezzo milione di dollari.

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Luca Attanasio, chi era l’ambasciatore italiano ucciso in Congo

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PUNTO AGI SULL’UCCISIONE DI ATTANASIO

L’ambasciatore italiano a Kinshasa, Luca Attanasio, 43 anni, e un carabiniere, Vittorio Iacovacci, 30enne, sono stati uccisi insieme ad un autista in un attacco a un convoglio delle Nazioni Unite nel parco dei Virunga, nella parte orientale della Repubblica democratica del Congo.

Attanasio e Iacovacci sono finiti in un’imboscata di miliziani armati contro mezzi del World Food Programme in transito su una strada a nord della citta’ di Goma, capoluogo della provincia orientale congolese del Nord Kivu. “L’Italia e’ in lutto”, ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

“Profondo cordoglio” e’ stato espresso dal presidente del Consiglio, Mario Draghi. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e’ “pronto a riferire in Parlamento”.

Il convoglio transitava nei pressi della citta’ di Kanyamahoro, intorno alle 10:15. Secondo quanto ricostruito, al passaggio sulla strada nei pressi del parco, i veicoli hanno trovato la strada bloccata da ostacoli, come pietre, posti appositamente per impedire il passaggio. L’ambasciatore e il militare viaggiavano a bordo di una autovettura di un convoglio della Monusco, la missione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione della Repubblica democratica del Congo. Gli aggressori hanno sparato all’autista e hanno fatto scendere i passeggeri.

Il convoglio non era scortato dai caschi blu della missione Onu, secondo quanto reso noto da fonti delle stesse Nazioni Unite. Da parte sua, il World Food Programme ha fatto sapere che la strada su cui viaggiava il mezzo era considerata “sicura”. Il convoglio era diretto a Rutshuru, a Nord di Goma, per visitare una scuola dello stesso Wfp che aveva invitato l’ambasciatore”. Il governo congolese ha accusato i ribelli hutu ruandesi delle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda Fdlr-Foca.

Il diplomatico e il militare “sono stati prima portati nella foresta da un commando di sette assalitori che hanno parlato in kinyarwanda, prima di essere uccisi dagli stessi aggressori, durante uno scontro a fuoco con un gruppo di guardie forestali di pattuglia nella zona, con il sostegno di militari delle forze armate congolesi”, ha riferito una fonte locale anonima. Una ricostruzione che in parte corrisponde con quella diffusa in un comunicato dal ministero dell’Interno congolese. Secondo questa fonte, raggiunta telefonicamente a Kibumba (Niyaragongo), nell’area del parco dei Virunga, una quarta persona sarebbe stata tratta in salvo ed e’ adesso ricoverata in ospedale. Non e’ chiaro cosa sia successo agli altri tre componenti del convoglio, che secondo Kinshasha sono state rapite insieme all’altra persona, poi ritrovata.

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