Partiamo dai fatti più recenti. Il rappresentante del segretario generale delle Nazioni Unite per la Libia, Ghassan Salamé, ha incontrato il 1 febbraio il comandante Haftar.
In apparenza la discussione ha riguardato sia il rafforzamento del cessate il fuoco a Tripoli fra le forze dell’Lna e il Governo di accordo nazionale (Gna), sia le modalità per fare rispettare il fragile cessate il fuoco e sia la preparazione dei negoziati 5+5 in una riunione che potrebbe tenersi a Ginevra coordinata dalle Nazioni Unite.
In realtà questo incontro è servito ad Haftar per colpire il suo avversario turco e per avere quindi la possibilità di controllare la Noc.
Insomma Haftar – come ha fatto Erdogan con la Merkel come indicato in un articolo precedente – sta utilizzando l’Onu per consolidare il suo potere.
Non a caso, durante questo colloquio, Haftar ha sottolineato la necessità di sciogliere le milizie e i gruppi armati a Tripoli per porre termine in questo modo al controllo delle vitali istituzioni statali come la Banca centrale e la National Oil Corporation (Noc); ma nel contempo ha anche sottolineato la necessità che la Turchia ritiri gli oltre tremila mercenari siriani portati nella Libia occidentale nei giorni scorsi in sostegno al Gna.
In altri termini sia Erdogan che Haftar si stanno servendo con spregiudicatezza politica dell’Onu e dell’Ue per porre in essere la loro politica di potenza in Libia riuscendo a giocare sia sul tavolo della diplomazia che su quello militare.