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Giorgetti

Come si sta spappolando il Movimento 5 Stelle

Che cosa sta succedendo al Movimento 5 Stelle? I Graffi di Damato

Non dico intimidito, perché non era questo il proposito del Quirinale, ma neppure fermato o frenato dalle preoccupazioni e dai moniti levatisi dal presidente della Repubblica attraverso il Corriere della Sera contro la “crisi strisciante” che sta logorando la maggioranza, il reggente del Movimento 5 Stelle Vito Crimi è tornato a diffidare il presidente del Consiglio dalla tentazione di usare il cosiddetto fondo salva-Stati, o meccanismo europeo di stabilità, noto ormai col suo acronimo Mes, per finanziare almeno in parte gli interventi contro l’epidemia. Lo strumento sarebbe talmente “inadeguato” che “non c’è bisogno neppure di dire no”, ha sostenuto Crimi senza neppure attendere di sapere ciò che Giuseppe Conte potrà portare a casa dal Consiglio Europeo del 23 aprile. Al quale il presidente del Consiglio ha deciso, fra le rumorose proteste delle opposizioni, di partecipare con le mani completamente libere, senza farsi dettare la linea con un voto dal Parlamento, cui pure riferirà preventivamente martedì.

Pur reggente, ripeto, cioè provvisorio alla guida del maggiore partito della coalizione giallorossa di governo, Crimi si muove su questa linea estremamente rigida sapendo di avere le spalle coperte dai big del movimento: dal predecessore e tuttora ministro degli Esteri Luigi Di Maio, dilungatosi su questa posizione l’altra sera in un lungo collegamento televisivo con Barbara Palombelli, sulla rete 4 di Mediaset, al presidente della Camera Roberto Fico, espostosi davanti alle telecamere contro il Mes, e allo stesso Beppe Grillo. Che da “garante”, “elevato” e quant’altro sul suo blog personale ha ottimisticamente previsto “il futuro buono che verrà”, evidentemente pensando anche al Consiglio Europeo con la stessa visione dei problemi sul tappeto espressa dai vertici del movimento pentastellato.

Che poi i deputati grillini nel Parlamento Europeo non siano riusciti a votare tutti alla stessa maniera in vista del Consiglio di giovedì, dividendosi fra contrari e astenuti su un documento propedeutico al vertice, importa poco. A Strasburgo la confusione, probabilmente favorita anche dalle modalità “a distanza”, è massima anche fra le componenti del centrodestra, visto che contro gli eurobond, o coronabond, considerati in Italia uno strumento preferibile al Mes, hanno votato insieme a sorpresa i leghisti di Matteo Salvini e i forzisti di Silvio Berlusconi, diversamente dai fratelli di Giorgia Meloni.

Per tornare in Italia e alla “crisi strisciante” nella maggioranza, anche se non si volesse sposare il titolo della Verità di Maurizio Belpietro – “Giallorossi sull’orlo della crisi sul Mes e mezzo M5s strizza l’occhio alla Lega” – basterebbe fermarsi a quello più prudente ma non meno problematico del Corriere della Sera. Che ha intitolato “Le tensioni e quei contatti per il dopo” un retroscena di Francesco Verderami in cui è scritto, fra l’altro: “Non si sa quanto possa ancora reggere l’esecutivo. “Un mese – ipotizza Casini-  forse due. Poi i gravi problemi economici ci imporranno di correre ai ripari o non si salverà nessuno, di maggioranza e di opposizione”. Le parole dell’ex presidente della Camera coincidono coi ragionamenti di autorevoli esponenti del Pd, secondo i quali il tema non è se cambierà il governo ma quando cambierà”.

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