skip to Main Content

Cina Tibet

Come sguazza la Cina tra le dighe. L’approfondimento di Gagliano

L'analisi di Giuseppe Gagliano con le ultime mosse della Cina sulle dighe

 

Gli investimenti cinesi nelle infrastrutture idriche — come le dighe — sono non solo indispensabili per la economia cinese ma servono anche a ridisegnare le dinamiche di potere.

Non è un caso che la Cina abbia rivolto la sua attenzione all’altopiano tibetano fonte ricchissima di acqua dolce. Infatti il Tibet funge da fonte per 10 importanti sistemi fluviali asiatici che scorrono in 10 paesi, tra cui molte delle nazioni più densamente popolate del mondo: Cina, India, Vietnam, Cambogia, Laos, Tailandia, Birmania, Bangladesh, Nepal, Bhutan e Pakistan.

Ebbene le imprese cinesi stanno attuando pressioni politiche sempre più significative per costruire dighe che soddisfino il proprio fabbisogno energetico come si evince chiaramente dal 13° piano quinquennale. Infatti non solo l’energia idroelettrica viene promossa come il fulcro del piano cinese di espansione del settore delle energie rinnovabili ma proprio per questo entro il 2020, la Cina intende triplicare la sua capacità idroelettrica. Ritornando al Tibet l’interesse della Cina è rivolto al fiume Brahmaputra, condiviso tra Tibet, India e Bangladesh fiume che si estende per una lunghezza totale 2.900 km.

Nel gennaio 2013, la Cina ha approvato tre progetti di dighe sul fiume Brahmaputra che ha suscitato preoccupazioni nei media indiani in merito al possibile impatto sui flussi a valle sia nel 2018 che nel 2019.

Una questione analoga si è posta anche con il fiume Mekong. Lungo 4.350 km, è non solo il dodicesimo fiume del mondo ma è considerato la più grande riserva di pesca nell’entroterra del mondo secondo solo all’Amazzonia. Il Mekong costituisce una fonte di sostentamento per circa 60 milioni di persone che vivono lungo il suo corso, e cioè gli altipiani tibetani, il Laos, la Thailandia, la Birmania, la Cambogia e il Vietnam, prima di confluire nel Mar Cinese meridionale.

Ebbene, lo scopo della Cina è di costruire la Sambor Hydropower Dam, diga progettata dalla China Southern Power Grid Company, impresa cinese che aveva già costruito la Lower Sesan Hydropower Dam in Cambogia con un investimento di 816 milioni di dollari e con una capacità produttiva di 400 megawatt. D’altronde già nel 2014 Pechino aveva portato a compimento la costruzione dell’infrastruttura idrica di Nuozhadu, in grado di produrre 5.800 megwatt di energia.

Ritornando alla diga tibetana, nel tentativo di minimizzare la preoccupazione dell’India su queste questioni, il governo cinese ha rapidamente assicurato l’India che il progetto sarebbe stato pianificato e motivato scientificamente.

Sotto il profilo squisitamente geopolitico la Cina raggiungerà un duplice obiettivo: consolidare la politica espansionistica cinese in Tibet e quella di proiezione di potenza in India.

Al di là delle motivazioni addotte dalla Cina e di quelle specifiche indicate poc’anzi quali sono le ragioni che stanno spingendo la Cina a costruire infrastrutture idriche sempre più numerose?

Innanzitutto, il bisogno di acqua determinato dell’enorme crescita economica e demografica sia cinese che asiatica nel suo complesso; in secondo luogo la scarsità dell’acqua dolce determinata dai mutamenti rapidi del clima. In terzo luogo, la costruzione di infrastrutture idriche così imponenti permetterà alla Cina sia di incrementare il suo commercio fluviale sia di soddisfare la sua sete energetica conditio sine qua non per porre in essere la sua proiezione di potenza.

Back To Top