Mentre entrano nel vivo i colloqui di coalizione tra l’Unione (Cdu/Csu) e il Partito Socialdemocratico (Spd) per la formazione del nuovo governo, il panorama politico tedesco è in fermento per l’assegnazione delle poltrone ministeriali. Se la nomina del cancelliere appare ormai una certezza, con il cristiano-democratico Friedrich Merz che corona un sogno che solo qualche anno fa sembrava irrealizzabile, il resto della squadra di governo è ancora un enigma, con equilibri da rispettare e ambizioni personali da soddisfare. I media tedeschi, un tempo piuttosto sobri nell’osservare le fasi delle trattative per il governo, hanno ormai da qualche tempo ceduto al sensazionalismo politico, alla ricerca spasmodica di indiscrezioni, lanciandosi in speculazioni (più o meno basate su fonti interne) su chi potrebbe essere in lizza per i principali dicasteri. Ecco un primo quadro che emerge all’avvio delle consultazioni ufficiali fra i due raggruppamenti (e tre partiti) coinvolti sui ministeri principali. Notizie pronte a essere smentite fra qualche settimana dai fatti.
FINANZE, UNA BATTAGLIA STRATEGICA
Il ministero delle Finanze è uno dei più ambiti, rappresentando un centro nevralgico per l’orientamento economico della Germania. L’Spd vorrebbe rivendicare la guida del dicastero con Lars Klingbeil, che oggi guida il partito nelle trattative con Merz, il quale potrebbe decidere di passare quindi dal ruolo di presidente del gruppo parlamentare a quello di ministro. si tratta di un dicastero potente ma delicato, nel quale è facile anche bruciarsi. Ma questo è un rischio che Klingbeil deve correre se vuole ambire a correre come candidato cancelliere dei socialdemocratici alle prossime elezioni. In alternativa, il ministro ad interim Jörg Kukies potrebbe mantenere l’incarico, sebbene il suo profilo da ex banchiere d’investimento non goda del pieno appoggio del partito. Era un uomo di Olaf Scholz, potrebbe seguire il suo declino politico.
Un altro nome in campo è quello di Carsten Schneider, attuale ministro di Stato alla Cancelleria (ruolo che corrisponde a un nostro sottosegretario di Stato) e commissario del governo per la Germania dell’Est. È nato e cresciuto politicamente in Turingia e porterebbe al governo una rappresentanza della Germania orientale. Tuttavia, la Cdu/Csu potrebbe non cedere facilmente il dicastero. In tal caso, Jens Spahn (Cdu), già sottosegretario alle Finanze sotto Wolfgang Schäuble, sarebbe un serio candidato, così come Alexander Dobrindt della Csu.
NELL’SPD TUTTO RUOTA ATTORNO A PISTORIUS
Nell’Spd molto ruota attorno a Boris Pistorius, uno dei politici più popolari in Germania. In teoria potrebbe andare agli Esteri, giacché secondo la tradizione al partito minore della coalizione spetta la guida della politica estera. Tuttavia la sua posizione dipenderà dalla distribuzione complessiva dei ministeri, con la possibilità sempre più concreta che rimanga alla Difesa, per la gioia di molti militari di alto grado della Bunderwehr. Con l’aumento del peso di quest’ultimo dicastero, anche visti gli stanziamenti previsti per il riarmo, e l’opportunità di assicurare una continuità di lavoro in una fase tanto delicata, la permanenza di Pistorius è dunque ipotesi che prende sempre più corpo. Un’alternativa all’Auswärtiges Amt potrebbe essere rappresentata di nuovo da Lars Klingbeil, che, qualora non ottenesse le Finanze, potrebbe puntare alla guida della diplomazia tedesca. La controindicazione è che da tempo ormai molte questioni di politica estera vengono gestite direttamente dal Cancelliere e il ruolo si è ridimensionato a quasi a quello di un diplomatico di alto rango. Qualora gli equilibri complessivi dovessero portare questo ministero nell’orbita della Cdu, due nomi potrebbero imporsi nelle trattative: Armin Laschet e Norbert Röttgen. Unico problema: i due provengono dallo stesso Land di Merz e la Cdu (come tutti i partiti9 cura molto la distribuzione geografica dei suoi posti di potere. Laschet potrebbe essere sedotto dall’ipotesi di succedere a Frank-Walter Steinmeier alla presidenza della repubblica. Come outsider regionale della Cdu si fa anche il nome di Johann Wadephul, che ha il suo collegio elettorale in Schleswig-Holstein.
DIFESA: CHI SE VA VIA PISTORIUS?
Se Boris Pistorius dovesse essere dirottato sorprendentemente agli Esteri o anche agli Interni, la casella del ministero della Difesa spetterebbe all’Unione. Florian Hahn (Csu) e di nuovo Johann Wadephul (Cdu) sarebbero in prima linea per il ruolo. Tuttavia, come detto, per la permanenza di Pistorius premono i militari e gli enormi investimenti stanziati per la politica di riarmo favoriscono una continuità di direzione.
ECONOMIA, RIORGANIZZAZIONE IN VISTA
Il dicastero dell’Economia, attualmente sotto la guida di Robert Habeck (Verdi), potrebbe subire la promessa trasformazione annunciata da Merz. L’idea è quella di creare un ministero dell’Economia “puro”, separando le competenze sul clima e l’energia. La Cdu/Csu sembra determinata ad aggiudicarselo, in linea con la loro visione liberale e pro-mercato.
Jens Spahn potrebbe essere un candidato naturale, avendo già esperienza nelle politiche economiche ed energetiche come vicepresidente del gruppo parlamentare, ma il suo rapporto con Merz è sempre stato conflittuale: entrambi appartengono all’ala conservatrice e Spahn aveva ambizioni di leadership che il ritorno di Merz ha per ora affossato. I due hanno trovato il modo di convivere, ma non è detto che basti. A suo favore gioca il fatto che per Merz sarebbe più pericoloso spedirlo alla guida del gruppo parlamentare: meglio ingabbiarlo nella disciplina di governo. L’alternativa più accreditata è quella del cristiano-sociale Alexander Dobrindt, ma si fa anche il nome di Carsten Linnemann, attuale segretario generale della Cdu, sebbene il suo interesse sembri rivolto agli Interni o al Lavoro.
CANCELLERIA, FREI L’UOMO DI MERZ
Per la guida della Cancelleria, il cuore nevralgico del potere governativo a stretto contatto con il cancelliere, l’uomo più accreditato è Thorsten Frei (Cdu), giurista e responsabile parlamentare del gruppo Cdu/Csu al Bundestag. Frei ha dimostrato in passato di saper risolvere i problemi in modo affidabile, ma nel partito si vocifera che ambisca a maggiore autonomia e preferirebbe assumere la presidenza del gruppo o la carica di ministro dell’Interno. Un ministro della Cancelleria, d’altronde, opera principalmente dietro le quinte, con il compito di mediare tra il governo federale e i Länder, nonché con le istituzioni europee. Per questo, in corsa per questa posizione strategica ci sono anche Carsten Linnemann e Hendrik Hoppenstedt.
DIGITALE, L’ETERNA SFIDA
L’Unione ha promesso la creazione di un ministero per il Digitale, affidandolo possibilmente a una figura proveniente dal settore economico. Tra i nomi in lizza, emergono quelli della manager Julia Jäckel, della consulente Karin Suder e dell’imprenditrice Verena Pausder. Se la scelta ricadesse su un politico, la Csu potrebbe puntare su Dorothee Bär, esperta del settore.
INTERNI, LA QUESTIONE IMMIGRAZIONE
Il ministero degli Interni è uno dei più delicati, specie per la competenza sulle politiche migratorie che saranno un pilastro centrale dell’azione del prossimo governo, anche per arginare la concorrenza e l’ascesa di AfD. Se l’Spd riuscisse a mantenerlo, Boris Pistorius sarebbe il candidato naturale. Ma se restasse alla Difesa o passasse agli Esteri, Nancy Faeser potrebbe essere riconfermata, anche se la sua gestione ha suscitato perplessità all’interno del partito e dell’ex opposizione cristiano-democratica. Di recente anche i media hanno presentato un bilancio deludente. L’Unione, dal canto suo, spinge per una svolta più restrittiva e potrebbe puntare su Thorsten Frei o Alexander Dobrindt. Anche Spahn è un nome che gira.
IL NODO DELL’AGRICOLTURA
Non di minore importanza è il ministero dell’Agricoltura. Fra gli imprenditori del settore praticamente nessuno rimpiangerà l’uscente Cem Özdemir, ecologista definito pigro e indolente dagli addetti ai lavori. Il mondo rurale è tradizionalmente terreno elettorale dei partiti conservatori e la casella potrebbe essere occupata da un esponente del partito bavarese. Fa polemica, per ora, la rinuncia di Günther Felßner, presidente degli agricoltori bavaresi e candidato dallo stesso Markus Söder. Felßner ha spiegato il suo ritiro dalla corsa con l’irruzione degli attivisti di Animal Rebellion nella sua azienda agricola a Lauf an der Pegnitz, durante la quale si trovavano in casa moglie e figlio. “Non sono disposto a mettere a rischio la sicurezza della mia famiglia o esporre la fattoria e gli animali a queste intrusioni”, ha spiegato Felßner, raccogliendo la preoccupata solidarietà dell’Associazione dell’industria avicola tedesca, che critica l’influenza di campagne mediatiche e proteste estremiste sulla scelta dei rappresentanti istituzionali. Così nella Csu è ripartita la ricerca del candidato giusto.
La composizione del nuovo governo tedesco si preannuncia, come sempre, un delicato gioco di equilibri tra Cdu/Csu e Spd, partiti un tempo alternativi, ma costretti negli ultimi decenni a ripetute alleanze in nome della stabilità politica perduta. Dalle grandi coalizioni degli anni zero e dieci di questo secolo si è però oggi arrivati a una piccola coalizione che possiede una risicata maggioranza di pochi seggi. Per questo le trattative, anche sui nomi, sono più delicate che in passato, per di più intricate dai pesi e contrappesi regionali. Con il cancelliere ormai dato per certo, i negoziati per conquistare i ministeri chiave si preannunciano serrati. E l’esito potrebbe sorprendere più di qualche osservatore.