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Libertà

Come l’emergenza sanitaria è diventata un veicolo di consenso

La lettera dell'avvocato Antonio De Grazia

Gentile direttore,

nel secondo dopoguerra l’impressionante crescita dell’Italia non poneva in discussione il consenso dei partiti politici tradizionali. Addirittura, nel 1959, la Lira venne premiata dal Financial Times con l’Oscar della moneta.

Dopo, con l’avvento del Centro-Sinistra, crebbe l’aumento della spesa pubblica, che aveva certo nobili origini sociali, ma nel contempo era un formidabile carburante per il consenso elettorale. Poi l’equazione Spesa Pubblica=Consenso Politico raggiunse vertici e stratagemmi inarrivabili, con aggravio delle casse dello Stato ed aumento spropositato del debito pubblico. I Trattati Comunitari, sia pure con mezzi di dubbia efficacia (il famoso limite del 3% sul prodotto interno lordo), hanno tentato di influire sulle differenti economie delle nazioni europee con l’austerità.

La Banca Centrale Europea, con Draghi ed il quantitative easing, ha rovesciato la teoria germanica dell’austerità come rimedio contro l’inflazione (inesistente); e infine è arrivata la pandemia.

A questo punto, i partiti politici hanno visto nell’Emergenza sanitaria un fondamentale veicolo di consenso. L’ex-premier e professore di diritto Giuseppi Conte ha inventato il Dpcm, strumento giuridico che ha stravolto le fonti del diritto e le regole costituzionali. E, con un trasformismo imbarazzante (copyright by Riccardo Ruggeri), abbinato a forme propagandistiche inusitate, ha introdotto un vero e proprio regime di terrorismo sanitario, con la pletora di virologi Cassandre.

Di qui il cambio di metodo: le masse non vengono più comprate con la spesa pubblica improduttiva (e il reddito di cittadinanza è l’esempio probante), ma addomesticate con il terrorismo sanitario, una forma perversa di neomarxismo etico con una punta ideologica di ecologia verde e sostenibile.

Sarà possibile tornare indietro?

Così è, se vi pare.

Un caro saluto.

Avv. Antonio de Grazia

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