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Come il centrodestra si ricompatta su Roma e Torino

Il punto della situazione sul centrodestra alle prese con le candidature nelle principali città che andranno al voto. La nota di Paola Sacchi

 

Al netto del dibattito sull’ipotesi di federazione, alla fine il centrodestra trova la quadra sulle candidature a sindaco di Roma e Torino, finora.

Si potrebbero già definire queste prove tecniche, sul campo e non nei dibattiti mediatici, di “federazione”, nel senso concreto di rafforzamento dell’unità sulle scelte.

E’ un primo importante segnale che ricompatta rapidamente la coalizione attorno aI cruciali appuntamenti d’autunno, quando andranno al voto le più grandi città, a cominciare dalla capitale.

Passa per Roma la scelta di Giorgia Meloni, la prima a proporre il nome dell’avvocato amministrativista Enrico Michetti.

E a Torino il centrodestra sceglie l’altro candidato civico, l’imprenditore Paolo Damilano.

Ma viene scelto per la capitale, in quelle che Matteo Salvini tiene a definire “candidature di squadra”, anche il nome del magistrato Simonetta Matone, in un ticket come prosindaco, nome sul quale si era espresso in particolare il gradimento della Lega (Salvini l’ha sentita più volte) e di Forza Italia che con Antonio Tajani osserva: “Questo ticket è la soluzione per vincere”. Per “vincere al primo turno”, butta la palla avanti Salvini.

La prima a uscire dal vertice è stata Meloni che ha subito sottolineato l’unità ritrovata: “Il centrodestra è compatto, piena sintonia, si parte”.

E questo nel pomeriggio di una giornata, che aveva visto strascichi di scintille sulla questione Copasir, alla cui presidenza è stato eletto il senatore di FDI Adolfo Urso, tra Lega e il partito di Meloni che ha vinto la sua battaglia.

Resta però ancora in alto mare per il centrodestra il nodo della candidatura di Milano. Ed è evidente che il tema della fisiologica competizione interna per la leadership della coalizione resta tutto sullo sfondo ed è visto alla base del dibattito che anima il tema della federazione del centrodestra di governo, ieri però messo in secondo piano.

Chiaro che le amministrative d’autunno saranno il primo appuntamento in cui Salvini e Meloni si misureranno sul campo, non più in modo virtuale con i sondaggi.

Ma ad esercitare oggettivamente un peso anche nel “derby” interno tra centrodestra di governo e centrodestra d’opposizione saranno gli stessi risultati raggiunti da qui all’autunno dal governo Draghi.

Cosi ragiona un leghista di lungo corso come il deputato Luca Paolini: “La Lega entrando al governo si è presa una forte responsabilità, ma alla fine di fronte ai risultati che stanno già arrivando e ancor più arriveranno io credo che gli elettori daranno atto a noi di aver fatto, a Meloni, invece, di aver detto”.

Ma intanto sul primo grande appuntamento elettorale il centrodestra ieri si è ricompattato.

Mentre inevitabilmente, come per un vecchio automatismo, è stato il centrosinistra a ricominciare a discutere e dividersi su federazioni o meno, cose sulle quali gli va del resto riconosciuto il copyright.

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