Dopo il Giuramento al Quirinale, con la squadra di governo, è arrivato il coro di congratulazioni e auguri a livello internazionale, dagli Usa alla Ue, messaggi da e all’Ucraina di Zelensky. Si scioglie di colpo quel cupo alone di allarme e presunta inaffidabilità internazionale che la sinistra e le altre opposizioni avevano cercato di cucire addosso al governo di centrodestra a guida di Giorgia Meloni. È attesa a breve anche la visita e l’incontro con il presidente francese Emmanuel Macron, che sarà a Roma per visite al Vaticano e al Quirinale.

Lontane appaiono certe gaffe francesi e Ue che sembravano voler mettere l’Italia sotto sorveglianza. Ci sono anche i messaggi dell’unģherese Viktor Orban e di Marine Le Pen, che si congratula pure con il neo-vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, congratulazioni che potrebbero tornare ad essere utilizzati come pretesto per nuove critiche. Ma sembrano un’arma un po’ spuntata.

A tenere banco sono i messaggi di auguri e di collaborazione del presidente Usa Joe Biden, del sottosegretario di Stato Anthony Blinken, della presidente Ue Ursula von der Leyen, della presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, che si congratulano e parlano di proficuo lavoro in comune, dall’Olanda, Canada, Grecia.

Meloni risponde soddisfatta: “Ringrazio il presidente degli Stati Uniti Joe Biden per le sue congratulazioni. Stati Uniti e Italia sono uniti da una profonda amicizia e dalla partnership transatlantica, fondata su valori comuni. Non vedo l’ora di rafforzarli ulteriormente, battendoci insieme per la libertà e la sicurezza internazionale”.

E al sottosegretario di Stato: “Molte grazie, Antony Blinken. Sai che gli Stati Uniti e tutti i nostri partner della Nato possono contare su di noi per sostenere al meglio il coraggioso popolo ucraino e rafforzare la nostra partnership strategica”.

Il neo-ministro degli Esteri Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia e anche del Ppe, telefona al ministro degli Esteri ucraino, Kuleba, ribadendo il massimo sostegno all’Ucraina, la linea europea e atlantica: “Sempre dalla vostra parte”. E anche il segretario della Nato Stoltenberg saluta il nuovo esecutivo. Meloni: “La Nato è più che un’alleanza militare”.

Il Pd, che con Enrico Letta aveva comunque rimarcato la novità storica di una donna per la prima volta presidente del Consiglio, replica duro: “È il governo più a destra della storia”. Quindi, come ha twittato Letta: “Opposizione, opposizione, opposizione”. Toni più sfumati dal “terzo polo” di Carlo Calenda e Matteo Renzi che comunque voteranno no alla fiducia.

Per Meloni oggi ci sarà lo scambio della campanella con Mario Draghi e il primo consiglio dei ministri. Al primo punto l’emergenza energia con il caro bollette. Ora la “quadra” andrà sempre più perfezionata negli equilibri di governo e nella precisa definizione delle competenze.

La premier, decisa e risoluta, che ha tradito una lieve emozione ieri solo durante il Giuramento, è andata avanti nelle ultime ore di trattativa esercitando tutta la sua determinazione. Anzi, avrebbe fatto venir meno nelle ultime ore ogni trattativa per rispettare quell’impegno di andare rapidamente al governo necessario a dare immediate risposte alle urgenze del Paese. Necessità sottolineata dal presidente Sergio Mattarella.

Ma adesso si riaprirà inevitabilmente una trattativa per viceministri e sottosegretari. Silvio Berlusconi, di cui è previsto l’intervento al Senato – a dispetto delle cronache che lo hanno dipinto come ormai sconfitto dopo le sue frasi “decontestualizzate e strumentalizzate” su Putin, come anche ieri ha ribadito il capogruppo alla Camera, Alessandro Cattaneo – non ha mollato fino alla fine sulla Giustizia. E ora, nonostante la presenza in quel dicastero del garantista Carlo Nordio che ieri ha subito parlato della necessità di ridurre i tempi dei processi, il Cav punta ad avere un azzurro in Via Arenula, dopo aver perso il braccio di ferro sulla sua candidata Elisabetta Alberti Casellati.

Forza Italia, che comunque ha ottenuto lo stesso numero di ministeri della Lega, ha perso anche la battaglia per l’ex Mise, ora chiamato Imprese e Made in Italy, dove è andato Adolfo Urso, esponente di spicco di FdI. Di questo dicastero fanno parte anche le telecomunicazioni. Ed è verosimile aspettarsi richieste anche li per viceministri.

C’è poi in ballo il Sottosegretario dell’Editoria. Ma anche per la Lega, il cui leader Salvini ne esce più soddisfatto e subito ieri si è fatto fotografare alla scrivania delle Infrastrutture e ha postato, come il Cav, una foto con Meloni, ci sono cose da perfezionare.

Il Pnrr è andato a Raffaele Fitto (copresidente in Europa dei Conservatori con Meloni), ministro degli Affari Europei, ma le infrastrutture sono buona parte del Pnrr. Dal partito di Via Bellerio, inoltre, si è fatto trapelare la conferma che i porti, decisivi nella battaglia contro l’immigrazione clandestina, appartengono alle Infrastrutture.

Un modo per non creare fraintendimenti con le competenze da definire per il nuovo ministero del Mare, accorpato con quello del Sud, andato a Nello Musumeci (FdI). Salvini, che insieme con Tajani è anche vicepremier, va avanti spedito: “Sbloccare le opere, Ponte sullo Stretto”.

C’è infine il problema di un governo che appare identitario di impronta conservatrice con in ombra però il tratto liberale. E qui si pone anche il problema di come verrà affrontata la battaglia contro la pressione fiscale, con la legge di Bilancio che è imminente. Ma anche di come verrà coniugato il tema delle libertà individuali sul fronte delle questioni etiche con nomine di chiaro stampo conservatore.

Salvini in un’intervista a Rtl è stato chiaro: la 194 non si tocca, “semmai va rafforzata, applicando tutta”. E cioè, aiutando anche sul piano economico chi non intende abortire. Ma l’ultima parola spetta sempre alla donna.

Fabio Rampelli, cofondatore di FdI, vicepresidente della Camera, sottolinea che “la famiglia è il primo ammortizzatore sociale di uno Stato maturo”. E rispetto ad alcune polemiche da sinistra sul ministero dell’Agricoltura e alla “sovranità alimentare”, afferma che “esiste pure in Francia e termini come sovranità sono usati anche a sinistra, senza essere bannati  come deriva autarchica”.