La proiezione di potenza economica cinese della quale abbiamo più volte discusso richiede per concretizzarsi fra le altre cose anche il controllo dei noduli polimetallici e dell’industria dei semiconduttori oltre a quello delle terre rare.
Se per quanto riguarda l’estrazione delle terre rare la Cina ha un ruolo di leadership a livello globale, sul fronte dei noduli polimetallici ha certamente conseguito un buon posizionamento mentre sul fronte della industria dei semiconduttori dipende in modo rilevante sia dall’Europa che dalla Corea del Sud, da Taiwan e dal Giappone ed è quindi lontanissima dal potere minacciare l’egemonia tecnologica americana.
Incominciamo con il chiarire il ruolo dei noduli nel contesto della competizione globale.
Dagli studi geologici più recenti risulta che sui fondali oceanici vi siano dai 500 ai 2.000 miliardi di tonnellate di noduli polimetallici. Si tratta di rocce sferoidali di piccole dimensioni che si trovano accumulate sul fondo degli oceani ad una profondità compresa tra i 3500 e i 6500 metri e che contengono metalli fondamentali per l’industria civile e militare come il manganese, il ferro, il nichel, il cobalto, il rame, il titanio, il platino e il cromo.
Ebbene, questo significa che nei fondali oceanici esiste una fonte quasi inesauribile di metalli che andrebbe a sostituire quella presente sulla terra, ormai in via di esaurimento. Sotto questo profilo, nonostante i numerosi primati raggiunti nel contesto della innovazione tecnologica, gli Stati Uniti sono considerevolmente indietro rispetto sia alla Russia sia alla Cina.
A tale proposito, proprio alla Cina è stata concessa la sua quinta licenza per un’area di esplorazione esclusiva per noduli polimetallici nell’Oceano Pacifico occidentale da parte dell’International Seabed Authority, licenza acquisita dalla Hi-Tech Development Corporation di Pechino.
Dal punto di vista storico la Cina già aveva ottenuto l’autorizzazione a cercare noduli polimetallici nell’Oceano Pacifico orientale nel 2001, depositi di solfuri poli metallici nell’Oceano indiano sud occidentale nel 2011 e infine noduli polimetallici nell’Oceano Pacifico orientale nel 2015. Se la Cina dovesse raggiungere una sorta di monopolio delle materie prime presenti nei fondali oceanici sarebbe certamente in grado di avere il controllo sul mercato internazionale delle materie prime e quindi di conseguire una egemonia globale.
Per quanto riguarda i semiconduttori è necessario ricordare che questi materiali stanno alla base di tutta l’industria elettronica e microelettronica civile e militare.
Ora, non vi è alcun dubbio che la guerra economica in corso tra Cina e Usa stia negativamente incidendo sul mercato dei semiconduttori. Lo conferma anche Nikkei Asian Review, uno dei più accreditati periodici economici a livello mondiale, che sottolinea il fatto che il mercato dei semiconduttori in Europa è sotto pressione, come nel resto del mondo, a causa del clima politico.
A titolo di prova, dopo essere aumentato del 21,6% nel 2017, quindi del 13,7% nel 2018, il mercato dei semiconduttori potrebbe scendere del 12,1% secondo il WSTS (World Semiconductor Trade Statistics), l’istituto statistico del settore dei semiconduttori. Questi risultati sono i peggiori negli ultimi dieci anni. Proprio allo scopo di superare o, quantomeno contenere l’egemonia tecnologica americana possibile grazie alla Intel e alla Texas Instruments, la Cina sta attuando acquisizioni in Europa nel mercato dei semiconduttori.
Un esempio rappresentativo è l’ingresso della NSIG cinese che ha acquistato il 15% del capitale della Soitec francese, una delle più importanti imprese europee di semiconduttori. La società ha oltre 3.000 brevetti, aumenta costantemente il proprio budget di ricerca e sviluppo e ha siti di produzione, marketing e ricerca in Europa, negli Stati Uniti e in Asia. La società francese produce chip con una tecnologia innovativa che le ha consentito fino a questo momento di essere un concorrente di tutto rispetto degli Usa.
Ora, l’ingresso della cinese NSIG nel capitale di Soitec, potrebbe contribuire a facilitare lo spionaggio cinese anche se il furto di chip o il furto di informazioni implica un livello di conoscenza molto sofisticato.