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America Latina

Non solo Huawei e Zte, tutti gli strattoni in America Latina fra Cina e Usa

Perché la Cina è una minaccia per gli Usa in America Latina. L'analisi di Giuseppe Gagliano

 

Se si prova ad osservare la politica di proiezione di potenza cinese in America latina con gli occhi degli Stati Uniti che hanno fatto dell’America latina il cortile dello zio Sam, il bilancio per gli Stati Uniti è tutt’altro che lusinghiero.

Si vedrà se l’attuale amministrazione americana sarà in grado di far fronte alla minaccia rappresentata dalla Cina in America latina.

Negli ultimi due decenni, il commercio della Cina con la regione è aumentato di 18 volte fino a 314 miliardi di dollari, mentre le sue società sono diventate importanti partner e fornitori per le aziende che vi operano, per i proprietari e gli operatori chiave dei giacimenti petroliferi, delle miniere, dei porti, delle telecomunicazioni e reti elettriche.

Nella sfera della sicurezza, l’Esercito popolare di liberazione è diventato sempre più attivo nella regione, inviando per otto anni la polizia militare nelle missione di pace delle Nazioni Unite ad Haiti, dispiegando la sua nave ospedale in tre diverse occasioni, partecipando a programmi di addestramento d’élite come la scuola di guerra nella giungla brasiliana e il corso Lanceros in Colombia, ospitando gli ufficiali militari e di polizia della regione in Cina e facendo innumerevoli visite istituzionali.

Le società di difesa con sede in Cina, come il gruppo Norinco, hanno venduto o fornito una vasta gamma di attrezzature alle forze di sicurezza della regione, inclusi non solo a quelle anti americane ma anche a quelle che hanno relazioni bilaterali con gli Stati Uniti come Colombia e Perù.

Per gli Usa, a livello globale, la politica estera cinese promuove un ordine mondiale in cui i diritti umani e le libertà, il diritto internazionale, la democrazia e la libertà di espressione sono subordinati agli interessi di Pechino.

Mai prima d’ora nella storia umana moderna uno stato così potente, ha così fondamentalmente messo a rischio l’ordine istituzionale globale, la sicurezza, le libertà degli Usa e dei suoi alleati.

In America Latina, come altrove, la RPC ha utilizzato le proprie società dotandole di risorse e supporto per ottenere tecnologie chiave e posizioni di mercato. Ebbene cosa ha ottenuto la Cina con i suoi 137 miliardi di dollari di prestiti e con 122 miliardi di dollari di investimenti nella regione negli ultimi due decenni?

In primo luogo, le acquisizioni della Cina includono l’acquisizione dei minerali strategici, tra cui il niobio in Brasile e significative quote di proprietà nelle miniere di litio in ciascuno dei quattro paesi dell’emisfero che ne sono dotati: Cile, Argentina, Bolivia e Messico.

In secondo luogo, le aziende controllate dalla RPC utilizzano il loro accesso a risorse finanziarie significative per effettuare acquisizioni strategiche che le aiutino ad avanzare più efficacemente nei settori chiave. Gli esempi includono l’acquisizione da parte di China Communications Construction Company di una partecipazione del 30% nella società portoghese Mota-Engil, con una presenza significativa nel settore delle costruzioni nella regione, aiutando potenzialmente le società come CCCC e come China Harbour a competere in modo più efficace in progetti infrastrutturali di partenariato pubblico-privato.

In terzo luogo, la Cina ha posto in essere accordi con il Costa Rica nel 2007, con Panama, Repubblica Dominicana ed El Salvador, accordi questi non trasparenti che facilitano la penetrazione in quei paesi da parte di società di costruzioni cinesi e altri beni e servizi.

In quarto luogo, l’approccio della Cina è fondamentalmente basato sui prestiti finanziari, sul controllo sulle fonti di approvvigionamento — in particolare le materie prime — e sulla costruzione di infrastrutture che agevolano l’import – export cinese. Società con sede nella RPC come State Grid, SPIC e China Three Gorges hanno investito decine di miliardi di dollari per costruire posizioni nella produzione e fornitura di elettricità in Brasile e, più recentemente, in Perù con l’acquisizione di Luz del Sur e in Cile, con l’acquisizione di Naturgy.

In quinto luogo nel settore delle telecomunicazioni, le aziende cinesi Huawei e Zte sono dominanti nell’infrastruttura di telecomunicazioni. La minaccia per gli Usa non riguarda solo il 5G, ma le posizioni della Cina come fornitori di telefoni e altre apparecchiature, supportando fornitori governativi e commerciali come Telefonica, Claro e Movistar nella costruzione e gestione di reti, connessioni in fibra ottica transpacifiche e transatlantiche e altre nuove tecnologie, tra cui vere e proprie architetture di “città intelligenti” che collegano le tecnologie di sorveglianza ai dati finanziari degli utenti e ad altre informazioni sensibili. Le posizioni in espansione della RPC nelle telecomunicazioni e nelle architetture finanziarie si rafforzano a vicenda, con l’avanzata delle piattaforme di e-commerce cinesi nella regione nel quadro della “via della seta digitale” cinese, attraverso aziende come Alibaba e Tencent.

Poiché le società con sede nella RPC controllano sempre più queste infrastrutture finanziarie e altre infrastrutture digitali, non solo la legge cinese sulla sicurezza nazionale del 2017 obbliga le società della nazione a consegnare i dati di interesse allo stato cinese, ma le sue aziende, lavorando in tandem con apparati governativi come il Ministero della Sicurezza dello Stato hanno di fatto la possibilità di derubare i suoi partner di tecnologie e altre informazioni che facilitano l’avanzata commerciale, politica e militare della Cina.

In sesto luogo, dalla riduzione cinese delle importazioni di soia dall’Argentina nel 2010 alla sospensione nel 2020 degli acquisti di carne suina australiana, la RPC ha ripetutamente dimostrato la sua disponibilità a usare la guerra economica per mettere a tacere persone, imprese e governi che potrebbero opporsi o criticarla.

Spesso, tuttavia, la soppressione cinese del dissenso è più sottile, poiché determina l’autocensura volontaria delle aziende che sperano di fare affari nella RPC o con le sue società.

Ebbene, il Covid-19 renderà più agevole la penetrazione cinese perché fornirà opportunità alle società con sede in Cina di acquistare le attività latinoamericane di società occidentali in difficoltà finanziarie.

I governi latinoamericani colpiti da crisi fiscali, economiche e sociali saranno tentati di accettare salvataggi e progetti basati su prestiti a vantaggio di società cinesi in modo sproporzionato che non avrebbero considerato in precedenza. La rinascita della sinistra politica latinoamericana, già vista in Argentina e Bolivia, e il radicamento del regime di Maduro in Venezuela, forse rafforzato dalle vittorie di sinistra alle elezioni in Ecuador a febbraio e in Perù nell’aprile 2021, amplieranno ulteriormente le opportunità della Cina.

Infine, sul fronte militare, l’assenza di basi militari cinesi e accordi di alleanza nella regione non dovrebbe essere troppo rassicurante per gli Usa quando con facilità, in tempo di guerra, i regimi dipendenti dalla RPC possono essere spinti a “rimanere neutrali”, a negare l’accesso agli Stati Uniti, o peggio, consentire l’uso da parte del PLA dei propri porti e di altre strutture. In tali circostanze il PLA potrebbe stabilire rapidamente una presenza efficace, facendo leva sulla conoscenza di anni di logistica commerciale e visite militari pacifiche, combinate con le partnership delle istituzioni che ha visitato e gli ufficiali che ha ospitato in Cina.

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