La Cina sta vivendo una doppia crisi, sia demografica che economica.
Nel 2022 infatti, per la prima volta da oltre sessant’anni, la popolazione della Cina è diminuita: a fronte di 9,5 milioni di nati, sono morte 10,4 milioni di persone. Come scrive il New York Times, si tratta della prima volta che nel paese i decessi superano le nascite in Cina dai tempi del Grande balzo in avanti (1958-1961), il piano economico-sociale lanciato da Mao Zedong per industrializzare rapidamente la nazione: fu un disastro, nonché causa di una grave carestia che provocò la morte di milioni di persone.
Le autorità cinesi hanno cercato per anni di impedire il calo demografico, o quantomeno di rallentarlo: hanno introdotto degli incentivi economici alla natalità (trasferimenti di denaro a coppie o famiglie ristrette, sgravi fiscali, concessioni immobiliari) e allentato la cosiddetta “politica del figlio unico”, applicata dal 1979 per regolare il forte aumento della popolazione ai tempi.
DOPPIA SFIDA PER LA CINA: DECLINO DEMOGRAFICO E INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE
Nessuna di queste misure di stimolo ha però funzionato. Anzi, il declino è giunto prima del previsto (il 2025). E la Cina – la seconda economia più grande al mondo, nonché paese più popoloso del pianeta con 1,4 miliardi di abitanti – dovrà adesso trovare il modo di gestire il calo demografico e il contemporaneo aumento dell’aspettativa di vita.
Più anziani ma meno giovani significherà per la Cina, se questo trend dovesse, come sembra, proseguire, ritrovarsi un giorno senza abbastanza persone in età da lavoro che alimentino la sua potenza manifatturiera e tecnologica. Oggi il paese, assieme al Giappone e alla Corea del sud, ha uno dei tassi di fertilità più bassi al mondo, al di sotto del cosiddetto “tasso di fertilità sostitutiva” (due figli per ogni coppia), quello minimo necessario per la crescita demografica.
I DATI DEL 2022 A CONFRONTO CON GLI ANNI PRECEDENTI
Stando ai dati ufficiali, nel 2022 in Cina ci sono stati 9,5 milioni di nascite, contro i 10,6 milioni del 2021, un numero che diminuisce da sei anni consecutivi. Quello delle morti, 10,4 milioni, è leggermente più alto rispetto ai circa 10 milioni degli ultimi anni, e potrebbe essere stato influenzato dai numerosi contagi di COVID-19.
GARANTIRE L’ASSISTENZA AGLI ANZIANI E IL PATTO SOCIALE
Si stima che entro il 2035 quasi un terzo della popolazione cinese, ovvero 400 milioni di persone, avrà più di sessant’anni. La traiettoria della Cina non è diversa, a livello generale, da quella di altri paesi fattisi più ricchi e urbani: l’aumento dei redditi personali e il maggiore accesso all’istruzione provocano di solito un calo del tasso di fertilità; di contro, crescono gli anziani perché il miglioramento della qualità della vita fa aumentare l’aspettativa.
Ma la riduzione di forza lavoro che si accompagnerà all’invecchiamento demografico avrà l’effetto di ridurre gli introiti fiscali e i contributi a un sistema pensionistico già sotto pressione.
Il Partito comunista dovrà dunque trovare il modo di garantire agli anziani un ampio accesso ai servizi medici e di assistenza, oltre che un flusso di reddito stabile per molto tempo. In caso contrario, i cinesi inizieranno a convincersi che il governo non è più in grado di rispettare il patto sociale: vale a dire, semplificando, prosperità e sviluppo in cambio di un regime a partito unico che limita le libertà personali e collettive.
NON SOLO LA POPOLAZIONE: ANCHE L’ECONOMIA RALLENTA
Le autorità cinesi hanno anche diffuso i dati sull’andamento dell’economia. Nel 2022 il prodotto interno lordo è cresciuto di appena il 3 per cento: si tratta del tasso più basso in quasi quarant’anni, probabilmente influenzato dalla rigida politica zero-COVID, abbandonata solo di recente, e poi dal forte aumento dei contagi da coronavirus.
Nel quarto trimestre del 2022, in particolare, l’andamento del PIL è stato piatto rispetto al precedente, segnando tuttavia un +2,9 per cento su base annua: gli analisti si aspettavano un più modesto +1,6 per cento.
Gli economisti – scrive il Financial Times – prevedono che nel 2023 l’economia si riprenderà dalla cattiva performance dell’anno scorso, benché la Cina abbia diversi problemi da gestire: il COVID-19 e il declino demografico, innanzitutto, ma anche la crisi immobiliare che ha fatto scendere i prezzi delle case, la diminuzione delle esportazioni e il rallentamento dell’economia globale.
I DATI DI DICEMBRE 2022
A dicembre le vendite al dettaglio in Cina sono diminuite dell’1,8 per cento su base annua, ma rispetto al -5,9 per cento di novembre c’è stato un miglioramento. La produzione industriale ha guadagnato l’1,3 per cento, e il tasso di disoccupazione si è abbassato: dal 5,7 per cento di novembre al 5,5 per cento.
Molti indicatori sono dunque andati meglio del previsto, ma è lo stesso l’Istituto nazionale di statistica, per bocca del suo capo Kang Yi, a precisare che “le fondamenta della ripresa economica non sono solide” a causa del “complicato” contesto interno e internazionale.