Negli ultimi decenni, il modello di governance della Cina ha subito trasformazioni profonde che lo distinguono nettamente dalle forme di organizzazione sociale e politica dell’Occidente. Al centro di questo cambiamento si colloca l’integrazione tra tecnologia, sorveglianza digitale e l’applicazione di principi tradizionali cinesi nella gestione dello Stato e della società.
IL CONTROLLO SOCIALE
Uno degli aspetti più evidenti di questo sistema è l’uso di tecnologie avanzate per il monitoraggio e la supervisione dei cittadini. Il riconoscimento facciale e il cosiddetto “sistema di credito sociale” sono strumenti chiave per il governo. Attraverso queste tecnologie, lo Stato cinese è in grado di tracciare in modo capillare la vita quotidiana dei cittadini, valutandoli in base al loro comportamento. Il sistema genera una sorta di classifica sociale in cui chi agisce secondo le norme viene premiato, mentre chi si comporta in maniera riprovevole subisce sanzioni. In Occidente, un sistema di questo tipo solleverebbe forti preoccupazioni in merito alla privacy, all’autonomia personale e al rischio di derive autoritarie. Tuttavia, in Cina questo meccanismo viene interpretato diversamente, come uno strumento per promuovere una società ordinata e armoniosa, ispirata a principi che risalgono a concezioni filosofiche antiche, come il Tao.
Il Tao, inteso come via divina, è un concetto cardine della tradizione cinese che si riflette nella gestione pubblica. Qui, l’obiettivo principale dello Stato non è solo garantire l’ordine e la sicurezza, ma anche favorire una vita sociale ed economica in cui i meriti individuali vengono riconosciuti e premiati. Questa filosofia si contrappone nettamente alla visione occidentale, dove lo Stato è visto più come un arbitro che deve garantire le libertà individuali, limitando il proprio intervento nella vita dei cittadini.
PUBBLICO E PRIVATO IN CINA E IN OCCIDENTE
Un altro aspetto centrale della governance cinese è l’efficienza con cui lo Stato è in grado di gestire la società attraverso un controllo capillare. La macchina statale cinese ha raggiunto un livello di organizzazione che consente di sorvegliare l’applicazione delle leggi con estrema precisione, punendo chi viola le regole e ricompensando i comportamenti virtuosi. Tuttavia, questa supervisione non è percepita come un’intrusione, ma piuttosto come un modo per prevenire disordini e anarchia, garantendo la stabilità sociale.
In Occidente, la netta distinzione tra sfera pubblica e privata è un principio fondamentale. Lo Stato è generalmente visto come un’entità che non deve interferire eccessivamente nella vita privata dei cittadini. Al contrario, nel pensiero cinese tradizionale, l’entità statale è legittimata a perseguire una finalità superiore, coinvolgendo attivamente ogni cittadino nella costruzione di una società ordinata. Solo chi si oppone al bene comune e alla cooperazione viene considerato come un problema da risolvere. In questa ottica, la distinzione tra pubblico e privato appare quasi irrilevante, poiché entrambi devono contribuire a un progetto comune.
LA NUOVA VIA DELLA SETA
Oltre a queste dinamiche interne, la Cina ha rafforzato notevolmente la sua influenza geopolitica attraverso iniziative economiche strategiche. Il campo in cui si concentrano gran parte delle energie del Paese è l’economia, sia attraverso investimenti esteri, sia con manovre politiche che puntano a consolidare la sua posizione a livello globale. Un esempio emblematico è l’iniziativa della “Nuova Via della Seta” (Belt and Road Initiative, BRI), un progetto infrastrutturale di portata globale che mira a creare nuovi collegamenti economici tra Asia, Europa e Africa, rafforzando il ruolo della Cina come fulcro del commercio internazionale.
La BRI non è solo una serie di investimenti infrastrutturali, ma rappresenta una strategia più ampia di espansione geopolitica. Attraverso la costruzione di strade, porti, ferrovie e altre infrastrutture, la Cina sta creando una rete di interdipendenze economiche con numerosi Paesi. Questo rafforza la sua capacità di influenzare le politiche estere e commerciali delle nazioni coinvolte, consolidando la sua leadership a livello mondiale.
L’INTELLIGENCE ECONOMICA
Inoltre, la politica cinese si avvale di strumenti di “intelligence economica”, ossia di una sorveglianza capillare delle dinamiche di mercato e degli investimenti internazionali. Questo tipo di intelligence non si limita al tradizionale ambito della sicurezza, ma si estende all’economia e alla diplomazia, con l’obiettivo di promuovere l’espansione cinese sui mercati globali. Gli investimenti esteri e le operazioni di spionaggio economico sono strettamente coordinati per ottenere vantaggi strategici in settori chiave, utilizzando qualsiasi opportunità offerta dai mercati globali.
Un aspetto centrale della strategia cinese è l’allineamento tra la leadership politica e quella economica. Le indicazioni provenienti dai vertici del Partito Comunista, in particolare dal presidente Xi Jinping, si traducono in piani quinquennali che delineano obiettivi specifici per il Paese. La gestione di tali piani è supervisionata da organi di intelligence e istituzioni accademiche che agiscono in sinergia con il governo. In questo modo, ogni decisione politica o economica è parte di un disegno più ampio, in cui nulla è lasciato al caso.
LA CULTURA
Infine, la Cina sta estendendo la sua influenza anche nel campo culturale. Gli accordi internazionali in materia di cultura e istruzione, le collaborazioni tra università cinesi e straniere e i programmi di scambio accademico sono strumenti fondamentali per proiettare l’immagine del Paese all’estero e per costruire relazioni di lungo termine che favoriscano i suoi interessi strategici. L’intelligence cinese, infatti, opera anche nel settore culturale, sostenendo iniziative che possano rafforzare l’immagine della Cina come potenza globale e ampliando le sue reti di influenza in tutto il mondo.
LA GOVERNANCE SECONDO LA CINA
In sintesi, il modello cinese di governance è caratterizzato da un controllo sociale capillare, da una visione olistica del rapporto tra pubblico e privato, e da una strategia di espansione economica e geopolitica che fa leva su tecnologie avanzate, investimenti internazionali e strumenti di intelligence. La Cina, attraverso questi mezzi, mira a consolidare il suo ruolo di potenza mondiale, proiettandosi come un Paese in grado di guidare il nuovo ordine globale.
La Cina, nel suo percorso di ascesa come potenza globale, non si limita alla semplice ricerca di nuovi mercati o al consolidamento di quelli esistenti. L’ambizione di Pechino è molto più ampia e articolata, mirata a una vera e propria rivoluzione nell’ordine mondiale. Questa aspirazione si concretizza in un tentativo di mettere in discussione la centralità del dollaro come valuta di riserva mondiale e, di conseguenza, il sistema finanziario internazionale che ruota attorno agli Stati Uniti e ai loro alleati, comunemente noto come il “Washington Consensus”. L’obiettivo ultimo è creare un nuovo assetto globale, in cui la Cina abbia un ruolo di primo piano, e ridefinire il panorama geopolitico del mondo moderno.
LA POLITICA ESTERA
La posizione della Cina nelle crisi regionali, come quelle recenti in Ucraina e Gaza, può essere letta in questa chiave strategica. Più che il merito delle singole questioni, ciò che risulta interessante è come Pechino stia abilmente sfruttando ogni contingenza per consolidare la propria posizione internazionale. La Cina si muove in uno scenario di “competizione intelligente”, giocando in modo strategico in un contesto di antagonismo rispetto agli Stati Uniti. Questo si riflette nelle crescenti adesioni al BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) da parte dei Paesi del “Sud Globale”, che vedono nella Cina un’opportunità per svincolarsi dall’influenza americana e trovare nuovi equilibri internazionali.
In questo contesto, il confronto tra Cina e Stati Uniti non può essere ridotto a una semplice competizione per il potere economico o militare. Gli Stati Uniti, da parte loro, tendono a svolgere un ruolo conservatore, difendendo lo status quo degli equilibri mondiali esistenti. Al contrario, la Cina si pone come una potenza revisionista, desiderosa di ridisegnare l’ordine internazionale in termini più favorevoli ai suoi interessi. Tuttavia, Pechino si presenta come un attore pacifico, adottando la figura dell’”educatore pacifico”, che cerca di promuovere una nuova forma di equilibrio globale senza ricorrere alla violenza o alla coercizione militare.
I piani quinquennali della Cina, che si estendono fino al 2049, anno in cui si celebrerà il centenario della Repubblica Popolare Cinese, testimoniano l’ambizione di Pechino di raggiungere obiettivi di lungo termine. Tra questi, uno dei più significativi è l’uguaglianza del reddito pro capite della popolazione cinese con quello dei Paesi europei. Questo obiettivo ambizioso richiederà profondi cambiamenti interni e un rafforzamento continuo della presenza cinese sul piano economico e geopolitico globale.
Un altro punto fondamentale della strategia cinese è l’utilizzo dell’intelligence economica come strumento per sostenere la propria ascesa. L’intelligence cinese non si limita a monitorare le minacce alla sicurezza nazionale, ma svolge un ruolo più ampio, mirato a consolidare la posizione della Cina come potenza mondiale. Il vero target del sistema cinese è la creazione di un equilibrio globale che permetta alla Cina di raggiungere i suoi obiettivi a tutti i costi. Questo implica anche una visione strategica che considera ogni crisi regionale o cambiamento economico come un’opportunità per rafforzare la propria influenza.
La “competizione intelligente” della Cina si fonda su un utilizzo sapiente della diplomazia economica e del soft power. Mentre gli Stati Uniti continuano a basarsi su alleanze militari consolidate, la Cina si concentra sulla costruzione di nuove relazioni economiche, offrendo opportunità commerciali a quei Paesi che desiderano emanciparsi dall’egemonia americana. Pechino, così facendo, cerca di stabilire un nuovo equilibrio globale, in cui la sua influenza sia predominante.
Tuttavia, il futuro del confronto tra Cina e Stati Uniti potrebbe non riproporre semplicemente una divisione del mondo in due blocchi contrapposti, come accaduto durante la Guerra Fredda. L’alleanza tra Cina e Russia, ad esempio, è più pragmatica che ideologica e risponde a necessità economiche e geopolitiche contingenti, senza l’ambizione di creare una coalizione duratura e coesa. In questo scenario, la Cina sembra essere più orientata a definire un nuovo ordine globale che vada oltre la logica bipolare della Guerra Fredda.
IL CONFRONTO CINA-USA, E NON SOLO
Con una popolazione di oltre un miliardo e mezzo di persone, la Cina si trova ora in una posizione di forza in grado di influenzare le dinamiche globali. Partendo da una condizione di sottosviluppo, il Paese è riuscito a risalire la scala del potere internazionale, grazie a una strategia ben calibrata che unisce crescita economica, innovazione tecnologica e relazioni internazionali. L’obiettivo finale di Pechino è quello di consolidare la propria posizione di potenza globale, utilizzando ogni mezzo a sua disposizione, comprese le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale e della tecnologia.
In conclusione, il futuro della politica globale sarà sempre più determinato dal confronto tra Stati Uniti e Cina. Tuttavia, questo confronto non sarà limitato al campo economico o militare, ma si estenderà anche al dominio della tecnologia e dell’intelligenza artificiale, settori in cui la Cina sta investendo massicciamente per assicurarsi un vantaggio competitivo. I prossimi decenni vedranno una crescente rivalità tra le due superpotenze, che potrebbe ridefinire il panorama geopolitico e tecnologico del mondo intero.