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Cina

Perché i rapporti tra Cina e Israele preoccupano gli Usa

Gli Stati Uniti temono che la Cina possa guadagnare terreno nei porti e nelle reti 5G di Israele. L'analisi di Giuseppe Gagliano

 

È difficile negare il fatto che gli Stati Uniti guardino con estrema preoccupazione ai legami sempre più stretti stretti sotto il profilo economico e militare tra Israele e la Cina.

Secondo la Banca Mondiale, nel 2018 il commercio tra Cina e Israele è stato di circa 15 miliardi di dollari e le esportazioni dalla Cina verso Israele sono state valutate leggermente più alte delle esportazioni israeliane dall’America. Gli investimenti cinesi in Israele avevano già sollevato preoccupazione da parte dei funzionari americani durante l’amministrazione di Trump. Ieri come oggi – durante l’amministrazione Biden – la preoccupazione da parte americana che la Cina possa essere interessata ad acquistare infrastrutture portuali israeliane e a costruire infrastrutture 5G rimane presente.

Per quanto riguarda le infrastrutture portuali, il timore Usa è legato al fatto che se la Cina riuscisse a gestire il porto di Haifa sarebbe in grado di controllare le rotte marittime nel Mediterraneo e nel Mar Rosso. Non è un caso infatti che nel 2005 – a seguito di una potente azione lobbistica da parte gli Stati Uniti – Israele abbia rinunciato ad acquistare dalla Cina droni d’assalto. Nello stesso periodo, la Commissione di revisione dell’economia e della sicurezza USA-Cina ha dichiarato nel suo rapporto annuale che Israele si è classificato “secondo solo alla Russia come fornitore di sistemi d’arma alla Cina e come canale per sofisticate tecnologie militari”.

Allo stesso modo, Israele si era ritirato da un accordo sulle armi con la Cina nel 2000 dopo che Washington si era opposta alla proposta di vendita del sistema radar avanzato Phalcon. Nello specifico, quindi, ciò che turba Washington è che la tecnologia israeliana esportata in Cina possa migliorare le capacità offensive dell’illecito popolare cinese.

Un’altra preoccupazione espressa dall’amministrazione americana e relativa allo spionaggio economico cinese divenuto ormai molto sofisticato. Non va dimenticato infatti che il furto di proprietà intellettuale cinese costa gli Stati Uniti qualcosa come 600 miliardi di dollari all’anno.

La Cina potrebbe dunque essere interessata a sottrarre segreti relativi all’harvard americano avanzato del caccia F-35. Insomma, Israele potrebbe diventare un cavallo di Troia che consentirebbe alla Cina di impossessarsi dei segreti tecnologici più sofisticati.

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