skip to Main Content

Cina Ucraina

Cina, dal 2014 catturati quasi 10.000 “fuggitivi” dall’estero

Per il gruppo per i diritti umani Safeguard Defenders la campagna di rimpatrio della Cina è un "regime globale di terrore politico"

 

Il Partito Comunista della Cina (PCC) ha catturato quasi 10.000 “fuggitivi” dall’estero dal 2014, in una campagna che impiega metodi che vanno dal rapimento all’intimidazione delle famiglie, secondo un nuovo rapporto.

Con il pretesto di una campagna anticorruzione, il regime cinese ha lanciato l’Operazione Fox Hunt nel 2014, seguita da una più ampia Operazione Sky Net nel 2015, che mirava a rimpatriare funzionari che si comportano male e altri criminali economici.

Il gruppo per i diritti umani Safeguard Defenders, in un rapporto del 18 gennaio, ha descritto la campagna di rimpatrio di Pechino come la creazione di un “regime globale di terrore politico”.

Il rapporto ha rilevato i continui sforzi del PCC di dare la caccia agli obiettivi all’estero durante la pandemia, nonostante il lockdown e le restrizioni di viaggio in tutto il mondo. Il regime cinese ha riportato 1.421 individui nel 2020 e 1.114 nei primi 11 mesi del 2021, afferma il rapporto.

Mentre ufficialmente le operazioni Fox Hunt e Sky Net si rivolgono a coloro che presumibilmente hanno commesso crimini economici o crimini relativi ai loro doveri ufficiali, Safeguard Defenders ha rilevato molti casi che sono andati oltre questo ambito. Dissidenti, uiguri, hongkonghesi e praticanti del Falun Gong sono tra gli obiettivi all’estero perseguiti dal PCC, ha affermato il report . Gui Minhai, un libraio svedese di origine cinese, è scomparso dalla sua casa vacanza in Thailandia nel 2015. Gui in seguito riapparve incriminato in Cina. Nel 2020, un tribunale della città di Ningbo ha dichiarato in una dichiarazione che Gui è stato condannato a 10 anni di carcere per “aver fornito informazioni” agli stranieri. Gui era uno degli azionisti di una libreria con sede a Hong Kong specializzata nella vendita di libri critici per il PCC.

Il rapporto di 62 pagine ha esplorato i tre metodi, oltre ai processi formali di estradizione, schierati dal PCC per costringere i loro obiettivi a tornare: minacciare le loro famiglie in Cina, inviare agenti all’estero per intimidirli direttamente e persino rapirli.

Con queste operazioni, il messaggio del PCC è charo: “nessun posto è sicuro”.

Back To Top