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Durov Telegram

Chi tifa per Durov (Telegram) alimentando la campagna #freepavel

Gli Stati Uniti, attraverso l'intelligence, gli hanno dedicato un po' troppe attenzioni. La Russia gli ha prima dato la caccia e ora lo erge a simbolo della libertà di espressione. Elon Musk, Edward Snowden, la destra americana con Kennedy jr e il fondatore di Rumble (ora in fuga) si uniscono alla coalizione #freepavel. Ecco come ognuno sta usando per i propri interessi l'arresto del fondatore di Telegram Pavel Durov

 

L’arresto di Pavel Durov, cofondatore e Ceo di Telegram, assume sempre più i contorni di un intrigo internazionale. L’imprenditore 39enne, originario di Leningrado ma cresciuto a Torino, ha sfidato la sorte pur sapendo benissimo cosa rischiava andando in Francia.

Ora per lui si mobilitano al grido di #freepavel nomi di peso: da Elon Musk a Edward Snowden ma anche Robert F. Kennedy jr e soprattutto la Russia, per cui Durov da essere un nemico potrebbe diventare un eroe nazionale.

Riappare poi una sua intervista condotta da Tucker Carlson, ex conduttore di Fox News e strenuo difensore di Donald Trump, in cui racconta le pressioni subite da FBI e intelligence americana per appropriarsi dei dati di Telegram e spiare i suoi utenti.

ELON MUSK IN PRIMA LINEA

Primo tra tutti a dimostrare sostegno a Pavel Durov è stato – ovviamente – il proprietario di X, Elon Musk. Subito dopo l’arresto, avvenuto sabato sera all’aeroporto di Le Bourget, nei pressi di Parigi, il miliardario si è scatenato sulla sua piattaforma sbeffeggiando la liberté francese e quella dell’Occidente – inteso come Stati Uniti e Unione europea -, che secondo lui ostacola il free speech, ovvero la libertà di poter esprimere pensieri e opinioni, in nome del contrasto all’odio e alla disinformazione.

Non sono infatti mancati i riferimenti ai suoi problemi con la Commissione europea. Musk concorda pienamente con chi nei commenti scrive “oggi tocca a Telegram, domani a X”. Tanto che l’ex Twitter, da tempo nel mirino dei commissari Ue Thierry Breton e Margrethe Vestager per la potenziale violazione di norme volte a limitare i contenuti illegali e la disinformazione, stando a Reuters potrebbe optare per una ‘eXit’ e dire quindi addio al Vecchio Continente.

A Durov, tuttavia, sarebbero imputati altri capi d’accusa che non riguardano la libertà di espressione bensì la mancata adozione di sistemi di sicurezza volti a impedire reati quali frode, riciclaggio di denaro, pedopornografia, narcotraffico, terrorismo e altri.

IL SOSTEGNO DI EDWARD SNOWDEN

Anche Edward Snowden, che da collaboratore dell’Agenzia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti è diventato fonte per smascherare il programma di sorveglianza di massa alimentato dalla Casa Bianca, si è schierato con Durov: “Sono sorpreso e profondamente rattristato che Macron sia sceso al livello della presa di ostaggi come mezzo per ottenere l’accesso alle comunicazioni private. Questo non abbassa solo la Francia, ma il mondo intero”.

Dal 2022 Snowden ha la cittadinanza russa, dopo aver riparato nel Paese per sottrarsi alle accuse di spionaggio da parte delle autorità statunitensi.

IL COMMENTO DI TUCKER CARLSON

“Alla fine non è stato Putin ad arrestarlo per aver permesso al pubblico di esprimersi liberamente. È stato un Paese occidentale, alleato dell’amministrazione Biden e membro entusiasta della Nato, a rinchiuderlo. Pavel Durov si trova oggi in una prigione francese, un monito vivente per tutti i proprietari di piattaforme che si rifiutano di censurare la verità per volere di governi e agenzie di intelligence. L’oscurità sta rapidamente scendendo sul mondo un tempo libero”. Questo il commento su X del giornalista conservatore Tucker Carlson.

Il riferimento a Putin è dovuto al fatto che Durov prima di fondare Telegram aveva creato il social network russo V-Kontakte, una sorta di Facebook, con cui nel 2014 aveva sfidato il regime rifiutandosi di collaborare con il governo per identificare dimostranti in piazza contro l’invasione della Crimea e di bloccare il profilo di Alexei Navalny. In seguito Durov si dimise e lasciò la Russia per avviare il suo nuovo progetto: Telegram.

L’INTERESSE DELL’INTELLIGENCE USA PER TELEGRAM

E proprio raccontando a Carlson in una rara intervista il suo vagare per il mondo alla ricerca di un posto sicuro e tranquillo dove sviluppare la sua piattaforma libera da restrizioni ai contenuti, Durov confessa di essersene andato da San Francisco perché avevano “ricevuto troppa attenzione dall’FBI e dalle agenzie di sicurezza” ovunque si trovasse negli Stati Uniti.

“Per fare un esempio, l’ultima volta che sono stato negli Stati Uniti – afferma Durov – ho portato con me un ingegnere che lavora per Telegram e c’è stato un tentativo di assumerlo segretamente alle mie spalle da responsabili o agenti della sicurezza informatica”.

A quel punto Carlson gli chiede se le autorità fossero interessate al suo ingegnere per scrivere codice per loro o per entrare in Telegram: “Erano curiosi di sapere quali librerie open source sono integrate all’app Telegram sul lato client e cercavano di convincerlo a usare certi strumenti open source che poi avrebbe integrato nel codice di Telegram. Questo, secondo me, fungerebbe da backdoor”. Una backdoor è un metodo, spesso segreto, che fornisce l’accesso a un sistema che aggira i normali meccanismi di autenticazione di un’organizzazione.

In parole povere, Durov spiega che questo metodo permetterebbe al governo Usa o a qualsiasi altro governo di spiare le persone che usano Telegram.

PRESSIONI USA SU DUROV?

Il giornalista chiede poi a Durov se è sicuro di quanto dichiarato e l’intervistato risponde con convinzione di sì sia perché ritiene che non ci sia motivo che il suo ingegnere inventi una storia simile sia perché anche lui sostiene di aver “sperimentato personalmente pressioni simili negli Stati Uniti”.

“Ogni volta che ci andavo avevo due agenti dell’FBI che mi accoglievano all’aeroporto e mi facevano domande. Una volta – racconta Durov – stavo facendo colazione alle 9 del mattino e l’FBI si è presentato nella casa che avevo affittato. E questo è stato abbastanza sorprendente. E ho pensato: ‘Stiamo ricevendo troppa attenzione qui. Probabilmente non è l’ambiente migliore in cui gestire …”.

Durov spiega che “erano interessati a saperne di più su Telegram. Sapevano che avevo lasciato la Russia. Sapevano cosa stavamo facendo, ma volevano i dettagli. E la mia interpretazione è che volessero in un certo senso stabilire una relazione per controllare meglio Telegram. Capisco che stessero facendo il loro lavoro. È solo che per noi che gestiamo una piattaforma di social media incentrata sulla privacy, probabilmente non era l’ambiente migliore in cui trovarsi. Vogliamo concentrarci su ciò che facciamo, non su relazioni governative di quel tipo”.

Ecco che quindi per operare liberamente la scelta di Durov ricade sugli Emirati Arabi Uniti.

KENNEDY JR E IL SOSTEGNO A TRUMP

Un altro che negli Stati Uniti si è schierato con Durov è Robert F. Kennedy jr, il quale si è recentemente ritirato da candidato indipendente alle presidenziali di novembre per correre nello schieramento di Trump: “La necessità di proteggere la libertà di espressione non è mai stata così urgente”, ha scritto su X.

La sua opinione, scrive Wired, potrebbe essere un modo per “dare un gancio all’isolazionismo di Trump verso l’Europa”.

IL FONDATORE DI RUMBLE IN FUGA

Si scusa per il ritardo nel raggiungere il gruppo del #freepavel anche Chris Pavlovski, fondatore di Rumble, piattaforma di condivisione video, che di recente si è unito a Musk nella battaglia contro gli inserzionisti che disertano X.

“Sono un po’ in ritardo, ma per una buona ragione: ho appena lasciato l’Europa in tutta sicurezza”, ha scritto sul suo profilo. “La Francia ha minacciato Rumble e ora ha oltrepassato la linea rossa arrestando l’amministratore delegato di Telegram, Pavel Durov, a quanto pare per non aver censurato le conversazioni”.

“Rumble – prosegue – non sopporterà questo comportamento e utilizzerà tutti i mezzi legali disponibili per combattere per la libertà di espressione, un diritto umano universale. Attualmente stiamo combattendo nei tribunali francesi e speriamo nel rilascio immediato di Pavel Durov”.

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