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Inserzionisti X Musk

Gli inserzionisti di X bullizzano davvero Elon Musk?

Oltre a essere stato circuito dai co-fondatori di OpenAI, Musk ritiene che sia in corso una cospirazione contro X da parte degli inserzionisti, tra cui Unilever, Mars e Cvs Health. E, dunque, ha intentato una nuova causa. Tutti i dettagli

 

Non bastavano i tweet incendiari sulle violenze nel Regno Unito o perseguire con gli attacchi a OpenAI. Non contento, Elon Musk ha intentato una nuova causa contro gli inserzionisti di X, i quali – a detta del milionario – avrebbero boicottato la piattaforma social.

I NOMI NEL MIRINO DI MUSK

Oltre a essere stato raggirato dai co-fondatori di OpenAI, Sam Altman e Greg Brockman, Musk afferma che è in corso una cospirazione contro X da parte di un’alleanza pubblicitaria globale e diverse grandi aziende: “Abbiamo cercato di essere gentili per 2 anni e non abbiamo ottenuto altro che parole vuote. Ora è guerra”, ha scritto sul suo profilo.

In particolare, X ha citato in giudizio la World Federation of Advertisers, Unilever, la società danese di energia rinnovabile Orsted, Mars e Cvs Health. Tutte e quattro le aziende, scrive Quartz, “hanno interrotto o ridotto notevolmente la loro pubblicità alla fine del 2022, poco dopo il completamento dell’acquisto di Twitter da parte di Musk per 44 miliardi di dollari”.

Il caso è stato depositato nel distretto settentrionale del Texas e assegnato al giudice Reed O’Connor. La scelta del luogo non è un caso dato che – ricorda Reuters – è diventato una meta privilegiata per i conservatori che fanno causa per bloccare le politiche dell’amministrazione Biden.

L’ACCUSA

L’accusa è di aver boicottato la piattaforma e di averle fatto perdere entrate. L’azione legale afferma che gli inserzionisti, agendo attraverso un’iniziativa della World Federation of Advertisers chiamata Global Alliance for Responsible Media, hanno collettivamente trattenuto “miliardi di dollari di entrate pubblicitarie” da X.

Secondo Musk, hanno agito contro i propri interessi economici in una cospirazione contro la piattaforma che ha violato la legge antitrust degli Stati Uniti.

In difesa del procedimento si è pronunciata anche l’amministratore delegato di X, Linda Yaccarino, la quale ha affermato che “le persone vengono danneggiate quando il mercato delle idee viene ristretto” e che “nessun piccolo gruppo di persone dovrebbe monopolizzare ciò che viene monetizzato”.

UNA BATTAGLIA NON SEMPLICE

Tuttavia, secondo Christine Bartholomew, esperta di antitrust e docente presso la facoltà di legge dell’Università di Buffalo, la strada di Musk è tutta in salita perché le azioni legali che denunciano boicottaggi devono dimostrare l’esistenza di un effettivo accordo da parte di ciascun inserzionista.

E “dimostrare questo requisito non è un ostacolo da poco” nei casi in cui l’intesa potrebbe essere implicita, ha spiegato a Reuters. “Anche se la causa dovesse avere successo, X non può costringere le aziende a spendere le entrate pubblicitarie sulla piattaforma”.

Nel documento X afferma di essere diventata un “concorrente meno efficace” nella vendita di pubblicità digitale e chiede un risarcimento danni non specificato e un’ordinanza del tribunale contro qualsiasi tentativo di cospirazione per trattenere gli introiti pubblicitari.

AGLI INSERZIONISTI MUSK NON È MAI PIACIUTO

Tuttavia, il crollo delle entrate pubblicitarie di X non è una novità. Sono andate giù per mesi dopo che Musk ha acquistato la società nel 2022 poiché alcuni inserzionisti hanno iniziato a temere per la loro reputazione e sono diventati diffidenti per paura che i loro marchi apparissero accanto a contenuti discutibili che, sotto i precedenti proprietari, avrebbero potuto essere rimossi.

La World Federation of Advertisers, ora accusata da Musk, ha lanciato la Global Alliance for Responsible Media nel 2019 proprio per “aiutare il settore ad affrontare la sfida dei contenuti illegali o dannosi sulle piattaforme dei media digitali e la loro monetizzazione attraverso la pubblicità”. A tal proposito X ha dichiarato di aver applicato standard di sicurezza del marchio paragonabili a quelli dei suoi concorrenti e che “soddisfano o superano” le misure specificate dall’iniziativa.

Stando però alla piattaforma social, oltre alle 4 società citate in giudizio, altri 14 o più membri dell’alleanza hanno interrotto l’acquisto di pubblicità tra novembre e dicembre 2022 e anche aziende che non facevano parte dell’iniziativa hanno sospeso la loro pubblicità, tra cui United Airlines e Volkswagen.

IL NEMICO DEL MIO NEMICO È MIO AMICO

Ma cospirazioni, vittimismo e manie di persecuzione di Musk ricordano tanto un altro personaggio americano sotto i riflettori e infatti, sulle orme di X, anche la piattaforma per condividere video Rumble, fondata da Chris Pavlovski nel 2013, ha presentato una causa contro la World Federation of Advertisers. Caso vuole che Rumble sia molto apprezzata da Donald Trump, il cui social Truth si è unito alla sua piattaforma pubblicitaria nell’agosto 2022 come primo editore.

Rumble ha definito la World Federation of Advertisers e la Global Alliance for Responsible Media un “cartello pubblicitario” e dichiarato che “presto una cabala di inserzionisti e agenzie scoprirà che non può organizzare arbitrariamente un boicottaggio di Rumble & X”.

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