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Chi protesta per il caso Del Turco

Caso Ottaviano Del Turco, scende in campo Stefania Craxi, figlia dello statista socialista Bettino e senatrice di Forza ltalia   Caso Ottaviano Del Turco, scende in campo Stefania Craxi, figlia dello statista socialista Bettino e senatrice di Forza ltalia, ex sottosegretario agli Esteri del governo Berlusconi. La Craxi si appella con una lettera aperta alla…

 

Caso Ottaviano Del Turco, scende in campo Stefania Craxi, figlia dello statista socialista Bettino e senatrice di Forza ltalia, ex sottosegretario agli Esteri del governo Berlusconi. La Craxi si appella con una lettera aperta alla Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, perché la Seconda Carica dello Stato adotti provvedimenti per impedire “quella che sarebbe una barbarie non degna di un grande Paese…”. Una vicenda “per la quale non posso tacere e far passare il tutto in cavalleria”. Per ragioni innanzitutto “di diritto, di umanità” per la Craxi non si può “ignorarla magari per evitare le urla strepitanti di qualche componente parlamentare” e certa “demagogia sulla pelle degli altri”.

Il riferimento è alla recente decisione dell’Ufficio di Presidenza di Palazzo Madama, presa in base ad una delibera del 2015 del presidente Pietro Grasso sui condannati in via definitiva, che ha tolto il vitalizio a Ottaviano Del Turco, ormai malatissimo, affetto da tre patologie l’una più grave dell’altra. Stefania Craxi annuncia anche che, innanzitutto “per la sua personale storia”, prima ancora che politica, “per le ragioni” che muovono il suo impegno pubblico e parlamentare ricorrerà anche alla Commissione Diritti Umani.

A sollevare il caso Del Turco è stato per primo sui giornali Piero Sansonetti, direttore de Il Riformista che ha attaccato duramente il provvedimento contro colui che fu non solo il presidente dell’Abruzzo, ma un grande protagonista delle battaglie sindacali e politiche, contribuendo “allo sviluppo sociale, economico” che fece dell’Italia la quarta potenza mondiale.

Il socialista Del Turco, condannato in un processo, che, secondo il suo avvocato Giandomenico Caiazza dovrà essere rivisto con una buona lente di ingrandimento, per un reato, “figlio dei tempi grillini”, ha scritto Sansonetti, è stato anche il segretario generale aggiunto della Cgil di Luciano Lama.

Ottaviano, anche esponente del Psi di Craxi, quel Psi, deflagrato sotto i colpi di mani pulite, di cui fu l’ultimo segretario, approvò, in linea con il suo leader politico, il Decreto di S. Valentino che, per unanime riconoscimento di tutti i grandi centri economici italiani e internazionali, salvò l’Italia dall’inflazione galoppante che la divorava. Ma non lo fece per obbedire a ordini di partito, autonomo intellettualmente come è sempre stato.

Del Turco consumò una dolorosa seppur momentanea rottura con Lama, comunista migliorista che, secondo alcuni nel sindacato ancora oggi, ebbe comunque più di un dubbio sulla posizione duramente ostile presa dal Pci di Enrico Berlinguer. Quel Pci che poi subì una sonora sconfitta al referendum. Storie lontane e anche forse purtroppo un po’ sconosciute in un pezzo d’Italia politica che si innamorò delle manette quasi a prescindere, salvo lamentarsi poi dell’oggi e forse pensare che viviamo come in una sorta di anno 0 dove il fatto di diventare prima la quinta e poi la quarta potenza mondiale (governo Craxi) sia stata una specie di manna piovuta dal cielo.

Ma torniamo alla bella lettera, dai toni molto rispettosi nei confronti della Seconda Carica del Senato e dell’istituzione di cui la stessa senatrice Craxi fa parte. Toni rispettosi ma anche fermi sui principi, come avrebbe detto suo padre, ex premier ed ex leader del Psi. Eccola, la riportiamo integralmente.

“Gentile Presidente,
quale membro di questa Camera, mi permetto di scriverle per porre alla sua attenzione la necessità e l’urgenza di avviare iniziative e adottare provvedimenti sul caso di Ottaviano Del Turco, senatore nella XIII e XIV legislatura repubblicana, al quale, come di certo ben saprà, l’Ufficio di Presidenza ha revocato nei giorni scorsi il vitalizio.

Non entro del merito della natura iniqua dei provvedimenti giudiziari che hanno condotto ad una simile scelta né tantomeno sulla deriva moralista e giustizialista che si è abbattuta, in sprezzo al diritto e alla ragione, su certa legislazione, sulle cui norme ci sarebbe molto da riflettere e da discutere anche e soprattutto in sede parlamentare.

Mi preme, piuttosto, evidenziare come le nostre Istituzioni democratiche debbano rappresentare un baluardo di civiltà, non controvertendo, come Lei più di ogni altro ben sa, a quei principi basilari di umanità sanciti tanto dalla nostra Costituzione che dalle Convenzioni internazionali. Una condanna, di qualsivoglia natura, non può infatti portare all’annullamento dei diritti inalienabili della persona e deve pertanto preservare sempre e comunque il diritto alla salute dell’individuo”. Prosegue la senatrice Craxi : “La decisione dell’Ufficio di Presidenza, pur nell’applicazione legittimità delle norme in materia, sembra con tutta evidenza comminare al Senatore Ottaviano Del Turco, considerate le sue problematiche condizioni di salute, una sorta di “pena” inumana e degradante, che mina la sua esistenza e la sua dignità, fattori che, come recita la stessa Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, costituiscono il fondamento stesso della libertà e della giustizia”.

Per la Craxi, “è pertanto una scelta che mette a repentaglio l’integrità fisica di una persona in particolare condizione di vulnerabilità il cui stato minaccia la sua vita, poiché Del Turco, 76 anni compiuti lo scorso 7 novembre, consuma la sua esistenza lottando con i postumi di una patologia oncologica e con l’avanzare inesorabile di due malattie come il Parkinson e Alzheimer.
Troverei barbaro e indegno di un Paese come l’Italia, un tempo culla della civiltà giuridica e del diritto e oggi patria del rovescio, ignorare una siffatta situazione, al di là del curriculum sindacale e politico di una personalità che ha reso i suoi servigi alla collettività con ruoli e funzioni primarie, magari solo per evitare le urla strepitanti di qualche componente parlamentare, intenta a giocare sulla pelle altrui battaglie politiche demagogiche e di retroguardia”.

Conclusione  ” Per la mia storia personale ancor prima che politica, per le ragioni che muovono il mio impegno pubblico e parlamentare, non intendo tacere e far passare il tutto in cavalleria. Infatti, nel limite delle mie possibilità e competenze, è mio fermo convincimento porre anche in sede di Commissione Diritti umani la questione. È questa, cara Presidente, una battaglia di dignità che, tutti insieme, abbiamo l’onere di combattere per ridare un senso all’Istituzione parlamentare, da troppo tempo offesa e vilipesa da retoriche e da scelte che non l’avvicinano ai cittadini e al Paese ma di certo l’allontanano da quell’umanità e senso di ragionevolezza che è alla base del principio democratico. Sicura del suo interessamento e certa della sua sensibilità di donna ancor prima che di esponente delle Istituzioni, la ringrazio per l’attenzione”.

Firmato Stefania Craxi.

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