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Embargo Armi Iran

Chi finanzia la guerra di Hamas contro Israele

Le mire di Hamas, i calcoli dell'Iran e le conseguenze per l'Occidente. L'analisi di Francesco D'Arrigo e Charlye Ghezzi

Il 7 ottobre, Hamas ha lanciato un attacco terrestre e aereo incredibilmente audace contro Israele, denominato “Diluvio di al-Aqsa”, ovvero “Diluvio di Gerusalemme”, in riferimento al terzo luogo Santo per l’Islam dopo Mecca e Medina, facendo precipitare la regione in una delle escalation più significative degli ultimi decenni tra questi due nemici.

Centinaia di combattenti di Hamas sono passati dalla Striscia di Gaza al territorio israeliano, prendendo di mira posti di frontiera, installazioni militari e persino aree residenziali. Allo stesso tempo, Hamas ha avviato una serie di attacchi missilistici su larga scala dalla Striscia di Gaza verso Israele, causando centinaia di vittime tra i civili israeliani.

Questo attacco ha spinto Israele a dichiarare “lo stato di guerra”.

Espansione del conflitto: l’asse della resistenza

Una delle strategie di Hamas, prevede che il conflitto avviato, oltre ad essere il più atroce possibile, deve avere anche lo scopo di terrorizzare le opinioni pubbliche occidentali attraverso la trasmissione di video sui social media, ed utilizzando l’immenso network Jihadista, attirare milizie palestinesi di altre organizzazioni alleate e soprattutto l’“Asse della Resistenza” iraniano. Questa coalizione comprende Hezbollah in Libano, il regime siriano di Bashar al-Assad, il movimento Houthi dello Yemen e varie milizie in Bahrein, Iraq, Palestina e Siria, tutte sostenute dall’Iran.

Sebbene al momento non vi siano prove concrete della partecipazione di membri non palestinesi dell’Asse della Resistenza nel conflitto attuale, la loro presenza in Libano, Siria e Cisgiordania fa propendere per un loro potenziale intervento futuro. L’accerchiamento di Israele è in linea con l’obiettivo di lunga data dell’Iran, motivando il suo investimento in milizie per procura e partnership con organizzazioni che condividono i medesimi obiettivi. La scelta di Hamas di celebrare l’anniversario della guerra del Ramadan (Yom Kippur) del 1973, guerra storica che comportò l’attacco a sorpresa dell’Egitto, dando inizio a un conflitto su più fronti, fa presumere la presenza e la ricerca di sostegno esterno.

Imparare dall’Iran: un’offensiva di terra

Hamas emula la strategia dell’Iran per indebolire Israele. Nell’agosto 2022, il Generale Hossein Salami, comandante del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche iraniane (IRGC), ha delineato una strategia per la distruzione di Israele. Questo piano enfatizza le operazioni di terra e i combattimenti urbani da parte degli Hezbollah libanesi e delle milizie palestinesi all’interno di Israele. Salami ritiene che tali azioni porterebbero allo sfollamento dei civili, seminerebbero il caos e, in ultima analisi, destabilizzerebbero Israele. La scelta di Hamas di lanciare un attacco di terra contro Israele, accompagnato da violenza indiscriminata e visualizzazione di atrocità online, è in linea con questa strategia, che mira a instillare terrore e incertezza tra gli israeliani.

In una lunghissima video intervista Conversation with the Commander-in-Chief of the Islamic Revolutionary Guard Corps, dal titolo “The West Bank is arming itself against the Zionists” – Il Generale Hossein Salami ha detto:

I palestinesi hanno raggiunto un livello tale di evoluzione nella loro lotta da poter prendere di mira qualsiasi parte delle terre occupate dai sionisti. Cioè, non ci sarà mai un margine di sicurezza affinché il regime sionista possa affermare che esiste un’area in cui i sionisti possono rifugiarsi ed essere al sicuro dal fuoco palestinese. Se a questa equazione aggiungiamo gli Hezbollah libanesi, ci rendiamo conto che, ad esempio, davanti al regime sionista vengono schierati centinaia di migliaia di razzi, che possono essere lanciati da Nord e da Ovest verso la Striscia di Gaza e da Nord da parte di Hezbollah, ma non in misura limitata, per mettere nel mirino tutti i punti del regime sionista.

Oggi, la forza di resistenza in Libano e Palestina è basata solo su guerra e potenza missilistica, o ha altre caratteristiche? La resistenza palestinese e gli Hezbollah libanesi hanno acquisito una notevole capacità bellica, facendo affidamento sull’esperienza, sulle conoscenze, sulle abilità, sulle attrezzature e sulle tecniche acquisite nella battaglia in Siria contro i Takfiri, possono condurre una guerra di terra urbana su vasta scala. I Takfiri hanno combattuto davvero senza paura della morte con determinazione jihadista.

Anche i palestinesi di Hamas si sono preparati per la battaglia terrestre, principale forma critica di combattimento di Israele in aree urbane densamente popolate. La battaglia missilistica per Hamas non è il focus principale della battaglia (anche perché il sistema antimissili “Iron Dome” che protegge i cieli di Israele è veramente efficace, ndr). Sanno che è il territorio che deve essere liberato dagli israeliani. I missili sono ottimi per la deterrenza, per mettere sotto pressione le città e gli abitanti e per condurre una guerra statica. Ma il razzo non è il liberatore della terra, la fanteria deve scendere a terra e liberare il territorio passo dopo passo, casa per casa. Come quello che è successo durante la Sacra Difesa. Quando la battaglia finirà e i coraggiosi ed esperti palestinesi e Hezbollah si muoveranno in formazione militare sul terreno, allora l’esito della battaglia sarà determinato.

In un contesto in cui la geografia della popolazione, la geografia della politica e la geografia del militarismo si sovrappongono completamente, non appena avrà inizio un’operazione di terra, le massicce ondate migratorie di civili ed i movimenti di personale militare creeranno caos e l’equilibrio del comando e del sistema di gestione della guerra sionista verrà disintegrato. Non considerate il fatto che, poiché le condizioni non sono di guerra, gli aerei di questo regime continuano a volano regolarmente, i trasporti non vengono fermati, le centrali elettriche e le raffinerie funzionano, l’ordine amministrativo prevale e il regime può gestire l’ambiente con calma e bassa tensione durante tutto il periodo. Quando si verificheranno condizioni di guerra, tutte queste infrastrutture collasseranno.”

Uno scenario simile a quello che abbiamo visto il 7 ottobre.

L’invasione silenziosa di Hezbollah: stabilire una prima linea dietro le linee israeliane

Dalla fine del conflitto del 2006 tra Israele e Hezbollah, la Linea Blu è rimasta relativamente calma, mascherando i preparativi ossessivi di entrambe le parti per un futuro conflitto che considerano inevitabile. Mentre Hezbollah ha apertamente stabilito linee del fronte nel sud del Libano, nella Striscia di Gaza e in Siria per combattere Israele direttamente e attraverso gli alleati, sembra che stia silenziosamente costruendo un altro fronte dietro le linee israeliane, sia all’interno dei confini ufficiali del paese che in Cisgiordania.

Le recenti provocazioni di Hezbollah

Le recenti azioni di Hezbollah hanno sollevato preoccupazioni all’interno dell’establishment della sicurezza israeliano. A marzo, Hezbollah ha schierato personale apparentemente disarmato, compresi palestinesi affiliati ad Hamas, lungo il confine israelo-libanese. Successivamente si sono verificati due attacchi contro Israele, orchestrati da Hezbollah ma eseguiti a distanza per evitare immediate rappresaglie israeliane. Questi incidenti sono stati seguiti da una raffica di razzi lanciati da Hamas dal Libano verso Israele. Hezbollah ha anche organizzato un enorme simulatore di guerra, un teatro militare progettato per fare notizia e rafforzare la fiducia dei suoi sostenitori nella sua capacità di scoraggiare e sconfiggere Israele. Tuttavia, dietro queste azioni visibili si nasconde un’iniziativa più insidiosa di Hezbollah volta a stabilire una base d’appoggio dietro le linee israeliane.

L’ambizione di lunga data di Hezbollah

Hezbollah da decenni nutre l’ambizione di stabilire basi d’appoggio dietro le linee israeliane, fin dall’espulsione di Israele e dalla successiva riammissione dei combattenti di Hamas e della Jihad islamica palestinese nel sud del Libano nel 1992. Questi combattenti sono diventati un nucleo di Hezbollah e dell’Iran per combattere Israele dall’interno, aiutando gruppi palestinesi durante la Seconda Intifada e oltre.

Infiltrazione e reclutamento di Hezbollah

Nel corso degli anni, Hezbollah, con il sostegno del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana (IRGC), ha lavorato instancabilmente per arruolare arabi israeliani, cittadini libanesi, cittadini arabi con passaporti stranieri e palestinesi per raccogliere informazioni, reclutare risorse o creare cellule dormienti all’interno di Israele. collegamenti tra le reti criminali libanesi e quelle arabo-israeliane si sono rivelati preziosi in questi sforzi.

Un triplice obiettivo

Le attività di Hezbollah fanno parte della strategia regionale dell’Iran volta a sviluppare capacità di produzione interna di armi per i suoi delegati. Hezbollah, con l’assistenza iraniana, ha già raggiunto questo obiettivo nel sud del Libano, nello Yemen con gli Houthi e nella Striscia di Gaza. Mirano a replicare questo risultato in Cisgiordania. I recenti tentativi di lancio di razzi da Jenin e la scoperta di piattaforme di lancio e laboratori di armi in Cisgiordania indicano sostanziali progressi in questo senso. Il secondo obiettivo è trasformare la Cisgiordania in un “inferno e inferno insopportabile per Israele, come articolato dal comandante in capo dell’IRGC Hossein Salami.

Sfruttare le tensioni

Hezbollah e l’Iran hanno anche cercato di sfruttare le tensioni tra arabi ed ebrei israeliani per stabilire “l’unificazione dei fronti”. Questa strategia mira a unire i palestinesi in Cisgiordania, Gaza, Gerusalemme e gli arabi israeliani in risposta a qualsiasi attacco o invasione israeliana. Hezbollah prevede di utilizzare questa unità per colpire Israele dall’interno, causando caos e instabilità, terzo obiettivo della strategia.

L’utilità futura di Hezbollah

La creazione di un fronte all’interno di Israele e della Cisgiordania consente a Hezbollah di dissanguare Israele per procura, pur mantenendo una plausibile negabilità. Mantiene le Forze di Difesa Israeliane (IDF) impegnate nella lotta alla violenza di basso livello e aumenta il rischio di errori di calcolo o di reazioni eccessive, innescando potenzialmente una nuova intifada. La generazione più giovane di palestinesi, disillusa dalla propria leadership e dai negoziati, è sempre più propensa allo scontro armato. L’utilità futura di Hezbollah risiede nella sua capacità di attivare cellule in Cisgiordania durante un conflitto, sfruttando i sentimenti religiosi o nazionalistici di entrambe le parti per avviare un ciclo di azioni e reazioni. Creando disordini su entrambi i lati della Linea Verde, Hezbollah può costringere le forze di sicurezza israeliane a distogliere l’attenzione da altri fronti attivi, ponendo così una minaccia significativa alla sicurezza di Israele.

I calcoli strategici dell’Iran

È evidente che Hamas mira a far interrompere i negoziati guidati dagli Stati Uniti per normalizzare le relazioni tra Israele e Arabia Saudita. L’attacco ha portato ancora una volta le dinamiche israelo-palestinesi sotto i riflettori internazionali, provocando manifestazioni di solidarietà con Hamas in tutto il mondo musulmano e profonda indignazione in Occidente. La strage di civili e la guerra ad Hamas dichiarata da Israele potrebbero potenzialmente complicare o addirittura far deragliare i colloqui sulla normalizzazione dei rapporti tra Israele e Arabia Saudita. Anche se non è chiaro se l’Iran abbia orchestrato direttamente o sia coinvolto nell’attacco di Hamas, potrebbe sfruttare la concentrazione di tutte le forze di Israele su Gaza per dislocare sistemi militari avanzati in Libano e Siria o per accelerare il suo programma nucleare. Al momento questo scenario sembra meno probabile ma merita attenzione, poiché potrebbe preparare il terreno per ulteriori escalation e stravolgimenti geopolitici.

Le conseguenze per l’Occidente

L’attacco a sorpresa di Hamas contro Israele solleva numerosi interrogativi sulle sue profonde motivazioni, sul sostegno ricevuto da altri State-actors e soprattutto sulla sua visione della vittoria. Che Hamas miri ad espandere il conflitto, a emulare la strategia dell’Iran è una certezza, come è certo che le conseguenze di questa escalation si estendono ben oltre l’area mediorientale in cui si è verificata. Con l’Iran, i suoi partner e la Russia che sfrutteranno la crisi, gli Stati Uniti e i suoi alleati devono rimanere vigili ed evitare una focalizzazione ristretta su Gaza, perché è evidente che questa ennesima guerra in Terra Santa sottolinea il contesto più ampio della strategia offensiva dell’Iran in Medio Oriente, aggiungendosi alle complessità di una regione già instabile, alla guerra in Ucraina ed alle crescenti tensioni con la Cina.

(1.continua)

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