L’attacco a sorpresa di Hamas contro Israele, iniziato il 7 ottobre ed ancora in corso, fa pensare ad un enorme fallimento dell’intelligence, dato che l’Israel Defence Force (IDF) è apparso cieco di fronte all’infiltrazione di combattenti di Hamas attraverso il confine meridionale e al lancio di migliaia di razzi.
Secondo la stragrande maggioranza degli esperti e degli analisti si è trattato di un fallimento dell’intelligence, l’11 settembre di Israele.
L’assalto di Hamas per via aerea, terrestre e marittima ha sollevato molteplici interrogativi sul perché le Agenzie di intelligence (apparentemente) non lo hanno previsto e nemmeno visto.
Israele ha elevatissime capacità di raccolta e analisi dei dati di intelligence, ed è in grado di avere un quadro in tempo reale di ciò che accade a Gaza, se le Agenzie israeliane sapevano che un attacco era imminente, perché non lo hanno condiviso con Washington, che (apparentemente) non stava seguendo la situazione?
Per quanti conoscono i servizi segreti israeliani, considerati tra i più efficienti e tecnologicamente avanzati al mondo, con capacità di HUMINT, SIGINT e di intercettazioni cibernetiche impareggiabili che coprono la Cisgiordania e Gaza, risulta quasi inconcepibile che siano stati sorpresi da un piano di attacco che ha richiesto mesi di preparazione ed il coinvolgimento di centinaia di miliziani di Hamas.
Stupisce che i servizi segreti israeliani non abbiano individuato e scoperto i preparativi di una incursione che si è concretizzata in una vera e propria invasione del territorio israeliano da parte di Hamas.
Non è nemmeno chiaro perché le Agenzie di intelligence statunitensi non abbiano visto arrivare l’attacco, probabilmente perché concentrate a monitorare il conflitto in Ucraina. Così come non sembra credibile che nessun segnale di allarme sia arrivato dagli Stati arabi amici come Egitto, Giordania, Qatar e Arabia Saudita.
Nel corso degli anni non si è mai visto un attacco terroristico del genere, con il confine di uno Stato violato da diversi drappelli di terroristi armati che entrano nelle case, selvaggiamente massacrano, violentano e rapiscono centinaia di civili, tra cui moltissimi bambini.
Il sistema di controllo degli accessi di Israele è così capillare da poter individuare ogni singola persona che da Gaza si avvicina al confine, viene sempre intercettata, riconosciuta ed eventualmente neutralizzata molto prima che possa fare qualcosa. Quello in atto è un evento senza precedenti, una operazione terroristica sostenuta da State actors, i cui contorni ed attribuzione si riveleranno più chiaramente con il tempo, e che non si può sintetizzare in un fallimento dell’intelligence, ma che al momento fanno ricadere molte responsabilità sulla politica e sulla Difesa israeliane, sulla disattenzione dell’Occidente alla minaccia terroristica e sulla condiscendenza con quegli Stati che supportano e finanziano il terrorismo.
Perché proprio ora un attacco per provocare una nuova guerra?
L’assalto ha avuto luogo in una giornata festiva in Israele ed il giorno dopo il 50° anniversario della guerra arabo-israeliana dello Yom Kippur o del Ramadan del 1973, quando Israele fu colto alla sprovvista da un’offensiva militare coordinata da Egitto e Siria, non da militanti terroristi come nell’attacco del 7 ottobre scorso.
La tempistica dell’attacco di Hamas è sicuramente connessa a diversi fattori ed obiettivi tattici e strategici, in primis ai segnali di un accordo di normalizzazione e sviluppo delle relazioni tra Arabia Saudita e Israele.
Sia Hamas che Hezbollah hanno subito rivendicato l’attacco e dichiarato che questo rappresenta un avvertimento per qualsiasi Paese musulmano che cerchi di raggiungere la pace con Israele.
Il portavoce di Hamas, Ibrahim Hamad, ha dichiarato alla televisione Al Jazeera che l’attacco a Israele è “assolutamente un messaggio” ai Paesi musulmani che cercano una normalizzazione con Israele. Li ha esortati ad assolvere sé stessi da questa “grande vergogna”.
Hanno sicuramente influito il 50° anniversario della guerra arabo-israeliana del 1973; le divisioni politiche e le grandi manifestazioni in Israele che hanno indebolito il Governo del premier Netanyahu, soprattutto in termini di sicurezza; la “disattenzione” dell’Occidente impegnato nel contrastare la guerra di aggressione russa in Ucraina ed il conseguente contesto geopolitico; l’approssimarsi delle elezioni presidenziali USA, che hanno già provocato la caduta dello speaker della Camera a maggioranza repubblicana al Congresso, facendo saltare (temporaneamente) l’approvazione di un ulteriore sostegno economico e militare necessario per aiutare l’Ucraina a difendersi dall’aggressione russa, ed impedendo al parlamento Usa di poter legiferare fino all’elezione di un nuovo Speaker.
Ma il fattore più influente nella progettazione ed esecuzione dell’attacco sferrato da Hamas il 7 ottobre contro Israele si chiama Iran, da sempre impegnato nel sostenere ed armare la causa palestinese per raggiungere la liberazione del territorio occupato. Il coinvolgimento dell’Iran nella “lotta per la liberazione della Palestina” è stato subito rivendicato dal Generale Yahya Rahim Safavi, consigliere per gli Affari militari della Guida Suprema dell’Iran Ali Khamenei. Safavi ha sottolineato che l’Iran continuerà a sostenere i combattenti palestinesi nella loro lotta per la liberazione della Palestina e di Gerusalemme.
Cos’è Hamas?
Il gruppo islamista palestinese Hamas ha lanciato il suo più grande attacco a Israele con un’offensiva a sorpresa. Ma cos’è esattamente Hamas e quali sono gli obiettivi di questo gruppo fondamentalista?
Hamas è un gruppo militante islamico palestinese con un’ala politica e una armata. Non riconosce lo Stato di Israele e, secondo le sue stesse dichiarazioni, vuole distruggere il Paese. La Germania, l’Unione Europea, gli Stati Uniti e alcuni Stati arabi classificano Hamas come organizzazione terroristica.
Hamas è stata fondata alla fine degli anni ’80 in opposizione all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) dell’ex presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Yasser Arafat.
Il leader di Hamas è Ismail Haniyeh, ed ha stabilito la sua sede in Qatar.
Hamas è stata designata come organizzazione terroristica da Canada, Unione Europea, Israele, Giappone, Australia, Regno Unito e Stati Uniti. La Nuova Zelanda e il Paraguay hanno classificato come organizzazione terroristica solo la sua ala militare (?). Non è considerata un’organizzazione terroristica da Brasile, Cina, Egitto, Iran, Norvegia, Qatar, Russia, Siria e Turchia. Nel dicembre 2018, una risoluzione per condannare Hamas come organizzazione terroristica non è passata all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il cui ruolo nelle attuali crisi è praticamente marginale, se non addirittura controproducente.
Hamas è composta da varie fazioni militari, tra cui le Brigate Qassam, che negli ultimi anni hanno compiuto numerosi attacchi e attentati suicidi contro Israele. L’organizzazione comprende anche un partito politico e organizzazioni umanitarie.
La Seconda Intifada
Israele e l’OLP hanno avviato il processo di pace di Oslo nel 1993, quando ciascuna parte ha riconosciuto l’altra. Hamas, tuttavia, non ha riconosciuto questo storico accordo e continua a compiere attacchi terroristici in territorio israeliano.
Durante la Seconda Intifada (2000-2005), i gruppi militanti palestinesi – tra cui Hamas, la Jihad islamica e le Brigate Al-Aqsa del Movimento Fatah – hanno compiuto numerosi attacchi terroristici contro i civili israeliani.
L’esercito israeliano si è insediato nelle città palestinesi che sono sotto l’autogoverno palestinese secondo gli accordi di Oslo, tra cui Ramallah. Secondo i dati delle Nazioni Unite, tra settembre 2000 e luglio 2007 sono stati uccisi negli scontri 4.228 palestinesi, 1.024 israeliani e 63 cittadini stranieri.
2007: Hamas prende il potere a Gaza
Hamas è risultato vincitore delle elezioni parlamentari palestinesi del 2006. Nel 2007, Hamas ha preso il controllo di Gaza dopo pesanti scontri con il movimento Fatah, un partito nazionalista e socialdemocratico che fa parte dell’OLP. Da allora a causa delle insanabili divergenze politiche in Palestina: Hamas controlla la Striscia di Gaza, mentre l’Autorità Palestinese, dominata dal partito Fatah, governa i territori parzialmente autonomi della Cisgiordania.
Israele ha quindi dichiarato Gaza “territorio ostile” e ha inasprito l’ampia e continua chiusura, attuata in parte dall’Egitto, che condivide il confine sud-occidentale. Israele e, in misura minore, l’Egitto controllano l’accesso terrestre, marittimo e aereo all’enclave palestinese.
La Striscia di Gaza è una delle aree più densamente popolate del mondo. Gran parte della popolazione vive in condizioni di estrema povertà e fa affidamento sugli aiuti umanitari. Hamas ha continuato ad attaccare Israele con migliaia di razzi lanciati da Gaza, dichiarando che si tratta di “autodifesa”.
Fino a ieri vi erano stati quattro conflitti armati con l’esercito israeliano: dal 2008 al 2009, e nel 2012, 2014 e 2021.
2008: Prima guerra di Gaza
La politica di blocco di Israele, che si è scontrata con i ripetuti lanci di razzi da parte dei gruppi militanti palestinesi sui civili israeliani e sulle località vicine alla Striscia di Gaza, ha portato a tensioni che hanno dato il via alla prima guerra di Gaza il 27 dicembre 2008. L’offensiva militare israeliana “Operazione Piombo Fuso” si è conclusa il 18 gennaio 2009.
Il 14 novembre 2012 è scoppiata un’altra guerra tra Hamas a Gaza e Israele, questa volta durata otto giorni.
Appena un anno e mezzo dopo, l’8 luglio 2014 è iniziata la terza guerra di Gaza, dopo il continuo lancio di razzi da Gaza verso Israele. Si è conclusa con un cessate il fuoco temporaneo il 26 agosto.
Poi, il 10 maggio 2021, la guerra è scoppiata di nuovo tra Israele e Gaza dopo che Hamas ha lanciato razzi contro Gerusalemme. Il conflitto è scoppiato dopo settimane di disordini, soprattutto a Gerusalemme Est, per lo sgombero forzato delle case palestinesi nel quartiere di Sheikh Jarrah e per le violenze al Monte del Tempio e alla Moschea di Al Aqsa.
La guerra si è conclusa il 21 maggio 2021 con un cessate il fuoco, dopo che più di 260 persone sono state uccise nella Striscia di Gaza e almeno 10 in Israele, secondo i dati delle Nazioni Unite.
Lo stato di guerra
Con l’attacco su larga scala e senza precedenti di Hamas contro Israele il 7 ottobre 2023, che ha visto trucidare e prendere in ostaggio centinaia di civili (tra i quali moltissimi con doppia cittadinanza americana e forse di altre nazionalità), la violenza è esplosa di nuovo. In diversi Paesi del Medio Oriente migliaia di persone sono scese in strada per manifestare in favore di Hamas. Apertamente o indirettamente, diversi governi hanno sostenuto e incoraggiato le azioni del movimento islamista, ritenendo Israele responsabile dell’escalation. Sabato sera a Istanbul si è svolta una manifestazione di sostegno ad Hamas. I funzionari turchi hanno espresso neutralità formale, esprimendo “profonda preoccupazione per la violenza”, ma astenendosi dal condannare l’attacco.
In Libano le manifestazioni di Hezbollah hanno raccolto migliaia di partecipanti in tutto il paese. La vicina Siria ha apertamente elogiato Hamas.
Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, sostenuto dagli Stati Uniti e dal leader dell’opposizione Yair Lapid, che si è detto disposto a creare un governo di unità nazionale per affrontare l’emergenza, ha dichiarato che Israele è “in guerra” e ha giurato di usare “tutta la potenza” dell’IDF per distruggere le capacità di Hamas e liberare gli ostaggi, intimando ai civili palestinesi di “andarsene subito” facendo intendere che Israele si sta preparando a invadere la Striscia di Gaza via terra.