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Giorgetti

Chi festeggia per gli sconquassi nei 5 Stelle

Che cosa succede fra Conte e Grillo nel Movimento 5 Stelle

 

Nella sua doppia e un po’ inedita veste di tennista di giorno e di avvocato di sera, e di notte, l’ex presidente del Consiglio ha annunciato, rispondendo alle scomuniche di Beppe Grillo, di avere riaperto il cassetto nel quale aveva chiuso l’originale del nuovo statuto studiato e proposto per un MoVimento 5 Stelle rifondato. Esso potrebbe pertanto diventare – dopo la bocciatura del comico genovese “padre padrone”, altro che “papà” generoso come col figlio Ciro – lo statuto di un nuovo movimento nel quale, in attesa delle elezioni, fare confluire circa la metà dei parlamentari pentastellati. Qualcuno ne ha già azzardato il nome: Insieme, possibilmente con te, cioè col cognome separato dell’ex presidente del Consiglio.

Questo tuttavia non sembra il nome preferito al maggiore sponsorizzatore dell’operazione. Che naturalmente è il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio. Il quale, pur affrettatosi ad annunciare il “nuovo partito” con tanto di titolo in prima pagina, ha raccomandato nel suo editoriale di non cominciare a sbagliare facendone, pur con uno statuto diverso, un altro partito personale o posseduto. Non dovrà essere insomma “il partito di Conte”, come quello delle 5 Stelle è rimasto “il partito di Grillo”. Cui Travaglio ha rimproverato di essere diventato comodo a questo punto solo “alla destra”, che ne avrebbe scoperto tutta l’utilità preferendolo a quello dell’ex presidente del Consiglio.

In effetti, se a furia di tirare la corda, dissentendo da tutte le decisioni che si prendono a Palazzo Chigi, come d’altronde Travaglio sinora li ha indotti contraddittoriamente a fare, dovessero uscire dal governo o dalla maggioranza, o da entrambe, renderebbero Draghi con la complicità di Grillo ancora più dipendente dalle componenti di centrodestra dello schieramento di emergenza formatosi attorno al presidente del Consiglio in carica da febbraio. E a Draghi, nonostante le speranze di Travaglio, non si vedono francamente alternative in caso di crisi, neppure in una stagione protetta dal rischio delle elezioni anticipate per l’impossibilità costituzionale del capo dello Stato di sciogliere le Camere nell’ultimo semestre del suo mandato.

La partita che si apre con la scissione dei grillini innescata, annunciata, minacciata e quant’altro dalla riapertura del cassetto di Conte – dove peraltro l’avvocato ha conservato anche un dossier stampato e prevedibilmente scabroso della corrispondenza elettronica avuta con Grillo nei quattro mesi trascorsi nel tentativo di rifondare il movimento – sarà assai difficile da gestire al Nazareno. Dove il segretario del Pd Enrico Letta aveva scommesso sul MoVimento appunto rifondato da Conte, con Grillo ancora dentro in una sostanziale diarchia, e non pensava certo di doversi o potersi trovare di fronte a due partiti, o comunque si vorranno chiamarli, destinati per forza a farsi concorrenza, anzi guerra. Ciascuno dei quali, rimanendo entrambi prevedibilmente all’inizio nella stessa maggioranza, reclamerà via via un rapporto preferenziale col Pd.

Si potrà riproporre, sia pure in altro modo, ma con gli stessi effetti destabilizzanti, il dramma della Dc – da cui d’altronde il Pd proviene con i resti del Pci – alle prese dopo il 1968 col fallimento dell’unificazione socialista e la pretesa tanto del Psi quanto del Psdi di avere un rapporto privilegiato con lo scudo crociato. Il centrosinistra finì allora per morirne, assediato anche dal terrorismo e dalla crisi economica. Ora al posto del terrorismo abbiamo la pandemia, non ancora domata. E la crisi economica potrebbe riprendere a seguirne il percorso.

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