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Chi e come contrasta l’ipotesi Draghi al Quirinale

Ecco novità e bizzarrie sulla corsa al Quirinale. I Graffi di Damato

 

Capisco, per carità, pur non condividendole, le ragioni politiche di quanti si oppongono non alla candidatura, che l’interessato non ha posto, ma alla “disponibilità” manifestata da Mario Draghi ad una sua elezione al Quirinale come “nonno al servizio delle istituzioni”. E considero prevalente, tra queste ragioni, la paura che si ha – ad un certo livello politico, appunto – di avere per sette anni al Quirinale un uomo del prestigio personale come il presidente del Consiglio in carica, rispettoso dei partiti, di cui ha parlato meglio di quanto non meritassero nella conferenza stampa di fine anno, ma non per questo rassegnato a farsene condizionare più del dovuto o del necessario. E tanto meno a prestarsi a fare da sponda, come hanno fatto spesso molti dei suo predecessori nella guida del governo, a qualche partito in modo speciale, o persino a qualche sua corrente. Sette anni di una personalità del genere alla Presidenza della Repubblica possono ben essere immaginati come una specie di ossessione per chi è abituato a tutt’altra musica, o spartito.

Tanta comprensione però non arriva ad averne anche per un’intervista appena rilasciata contro l’ipotesi di Draghi al Quirinale dalla presidente del gruppo 5 Stelle al Senato, ancora fresca di elezione, Maria Domenica Castellone, Mariolina per gli amici. La quale ha detto al Corriere della Sera: “Io non amo il totonomi. Sono una scienziata e anche in questo mi piacciono le analisi basate sui dati. E’ innegabile che l’Italia ora abbia bisogno di stabilità e di credibilità a livello internazionale, Questo governo è nato per completare la campagna vaccinale e attuare il piano nazionale di ripresa. Entrambi i percorsi sono ancora incompiuti. Anzi uno, il piano della ripresa, è appena partito. E per questo ritengo opportuno che il presidente Draghi prosegua il lavoro intrapreso”.

Così anche la capogruppo grillina del Senato ha cercato di conficcare il suo chiodo nelle mani e nei piedi del presidente del Consiglio per crocifiggerlo a Palazzo Chigi, considerando evidentemente nessun altro in condizione di sostituirlo e sostituendosi a lui nel ruolo eventuale di capo dello Stato. Al quale spetta la nomina del capo del governo. Lo abbiamo visto bene proprio in occasione dell’arrivo di Draghi a Palazzo Chigi, disposto da Sergio Mattarella in modo del tutto autonomo dai partiti consultati per la soluzione dell’ultima crisi, anche se Matteo Renzi cercò subito di mettere il cappello sulla scelta attribuendosene il merito.

Non vorrei mancare di rispetto per la giovane dottoressa in medicina, specializzata nella cura dei tumori, ricercatrice con tanto di curriculum. La quale può ben inorgoglirsi in un movimento in cui il più alto incarico istituzionale a sua disposizione – quello di presidente della Camera – è coperto da Roberto Fico, laureatosi a Trieste in scienze della comunicazione con una tesi sull’identità sociale e linguistica della musica neomelodica napoletana, e il secondo incarico – quello di vice presidente del Senato – a Paola Taverna. Che prima di essere eletta senatrice era stata per 13 anni impiegata in un poliambulatorio di analisi cliniche. Ma, pur con tanti palmi sopra i compagni di partito, temo che Mariolina Castellone abbia un po’ esagerato a scomodare la scienza per motivare la valutazione tutta politica di una questione -quella quirinalizia- che sta in fondo dominando nel dibattito pubblico più ancora delle misure adottate e da adottare nella lotta alla pandemia in versione Omicron.

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