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Arin al-Aswad

Chi c’è dietro il gruppo Arin al-Aswad anti Israele che vuole incendiare il mondo

Si ritiene che sia nato in Cisgiordania nel 2021 ma è si è fatto conoscere solo negli ultimi mesi. Gode di una notevole popolarità nei territori occupati ma anche al di fuori dei confini. È il gruppo Arin al-Aswad, che ha invitato i suoi sostenitori a scendere domani nelle piazze di tutto il mondo con molotov e pietre “in nome dell’orgogliosa Gaza”. Tutti i dettagli

 

Una vera e propria chiamata alle armi “in nome dell’orgogliosa Gaza” è stata lanciata dal gruppo Arin al-Aswad, letteralmente la ‘Tana dei Leoni’, che ha invitato i suoi sostenitori a scendere il 13 ottobre nelle piazze di tutto il mondo con molotov e pietre.

L’invito sarebbe rivolto principalmente a chi si trova in Cisgiordania e nei territori occupati ma, secondo fonti qualificate, “non è possibile escludere” che l’appello possa essere raccolto dai simpatizzanti del gruppo nel resto del mondo.

Ma chi sono e come si sono formati?

ORIGINE E CREDO DI ARIN AL-ASWAD

Di questo gruppo non si parla molto ma uno dei primi a farlo è stato il sito pakistano d’informazione SachKhabrain, che nel settembre 2022 scrive un articolo dal titolo “Arin al-Aswad, un nuovo gruppo di resistenza che terrorizza Tel Aviv”, a seguito di scontri in varie città della Cisgiordania, tra cui Nablus.

Le origini del gruppo, tuttavia, sembrerebbero risalire a circa un anno prima e secondo l’Economist, che ne scrive nel marzo di quest’anno, “a differenza di altre milizie, il gruppo non rivendica alcun legame con alcun partito palestinese”. Per Mazen Dunbuq, ex leader della brigata dei Martiri di al-Aqsa, il gruppo si oppone alle elaborate agende di Hamas e Fatah: “Il loro unico obiettivo è resistere all’occupazione”.

GLI SCONTRI IN CISGIORDANIA

Intanto, un mese dopo l’Iran Press – denunciando i soldati israeliani di aver assediato Nablus per 14 giorni consecutivi, in alcuni casi, sparando e attaccando la popolazione palestinese – afferma che le forze militari e di sicurezza israeliane stavano “valutando la possibilità di condurre un’operazione militare su larga scala a Nablus per smantellare il gruppo di resistenza Arin al-Aswad”.

LA POPOLARITÀ NEI TERRITORI OCCUPATI

Ma nel dicembre 2022, un’altra agenzia di stampa iraniana afferma, invece, che il gruppo “si è trasformato in un terribile incubo per i sionisti” e gode anche di una straordinaria popolarità nei territori occupati tanto che “secondo un sondaggio condotto dal Centro di ricerca politica palestinese in Cisgiordania, il 72% dei palestinesi approva il gruppo Arin al-Aswad”.

Anche l’Economist scrive che “il sostegno a questa organizzazione sta crescendo” e “il gruppo rappresenta un nuovo tipo di militanza palestinese” perché, secondo Tahani Mustafa, analista in Cisgiordania del think-tank International Crisis Group, “si nutre del vuoto di leadership dell’Autorità nazionale palestinese”. “Fatah è diventato così inclusivo da rappresentare tutto e niente – dice l’esperto -. I gruppi consolidati con scarso sostegno locale hanno perso il controllo. Ma quando Arin al-Aswad invita all’azione, la gente risponde”.

A sconfortare Israele, secondo l’agenzia di Teheran, sarebbero state le “operazioni con metodi innovativi e impressionanti” da parte del gruppo, contro cui sarebbe stato schierato all’epoca metà dell’esercito per fargli fronte in Cisgiordania.

LA DIFESA DELLA MOSCHEA AL-AQSA CHE RITORNA

Già alla fine del 2022 Arin al-Aswad “aveva chiesto a tutto il popolo palestinese di rendere i prossimi giorni un inferno per i sionisti”. La richiesta era stata annunciata in risposta alle rivendicazioni di Itamar Ben Gvir, membro di estrema destra del gabinetto di Netanyahu e oggi ministro della Sicurezza nazionale, per l’attacco degli israeliani alla Moschea di al-Aqsa durante l’Eid di Anwar (Hanukkah) ebraico dal 18 al 25 dicembre.

Anche Hamas aveva invitato “i cittadini palestinesi che vivono a Gerusalemme, in Cisgiordania e nei territori occupati nel 1948 a espandere la loro presenza in questo luogo santo islamico per difenderlo”.

I MONITI DI UN ATTACCO IMMINENTE E INASPETTATO

Ma quello di ieri non è il primo annuncio che il gruppo ha lanciato quest’anno. A febbraio, infatti, SachKhabrain riferiva che secondo il Palestinian Information Center, Arin al-Aswad aveva dichiarato che “il treno della resistenza ha iniziato le operazioni in Cisgiordania” e “chi pensa che Arin al-Aswad sia finito e scomparso, si sbaglia proprio”.

“Nessuno potrà fermare la resistenza a Nablus, Jenin, in Cisgiordania o nella Striscia di Gaza”, affermavano aggiungendo che ora il gruppo aveva raggiunto “il potere di deterrenza”.

Il comunicato si concludeva così: “Diciamo al nemico occupante di aspettare perché lo colpiremo da un punto che non sospetterà mai e giorni e notti difficili attendono le forze di occupazione. Vedremo chi assedierà l’altro!”.

L’annuncio arrivava dopo che, scrive l’Economist, centinaia di coloni israeliani si erano “scatenati a Hawara, una cittadina palestinese di 7.000 abitanti a sud di Nablus, in Cisgiordania”, dando per ore fuoco a case e automobili, mentre “la maggior parte dell’esercito israeliano è rimasto a guardare”. La miccia sarebbe esplosa per l’uccisione di due coloni da parte di un membro di Arin al-Aswad.

Inoltre, lo scorso giugno, SachKhabrain riportava un’altra dichiarazione del gruppo, in cui avvertiva gli abitanti di Nablus, della Cisgiordania e dei vari campi che Israele si stava preparando “a iniziare una battaglia contro di loro nel prossimo futuro” e chiedeva ai giovani palestinesi di tenersi pronti alla guerra nel nord della Cisgiordania.

PERCHÉ È DIFFICILE CONTROLLARLI

Secondo il quotidiano britannico è difficile gestire il gruppo sia per gli israeliani che per i palestinesi a causa della sua natura eterogenea e dinamica: “Non c’è una leadership con cui negoziare; gli accordi conclusi con alcuni membri potrebbero non funzionare per altri”, si legge.

Inoltre, sotto la pressione di Israele e dell’America, l’Autorità nazionale palestinese ha provato a domarlo offrendogli stipendi in cambio della consegna delle armi. Ai membri ricercati da Israele è stata proposta la custodia protettiva nelle carceri palestinesi: alcuni hanno accettato, ma altri hanno continuato a combattere.

LA CHIAMATA ALLE ARMI E L’ALLERTA DELLE INTELLIGENCE

Intanto, su diverse chat arabofone, Arin al-Aswad ha diffuso il suo messaggio a unirsi ovunque domani dopo la preghiera islamica per protestare contro Israele. Ad affermarlo e a temere anche per l’Europa sono fonti di intelligence occidentali, che non escludono la partecipazione di simpatizzanti del gruppo pure al di fuori della Cisgiordania.

Le fonti sostengono, infatti, che negli ultimi mesi il gruppo avrebbe avuto una certa attrazione anche in altri paesi del mondo, Italia compresa, dove – secondo Agenpress – “vi sarebbero una serie di soggetti tenuti sotto monitoraggio dalle forze di polizia e dall’intelligence”.

Anche l’ex capo di Hamas, Khaled Meshaal, che attualmente dirige in Qatar l’ufficio della diaspora del gruppo terroristico, ha esortato tutto il mondo musulmano a raggiungere l’appuntamento di domani, ricordando che soprattutto “i governi e i popoli di Giordania, Siria, Libano ed Egitto hanno un dovere maggiore di sostenere i palestinesi”.

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