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Putin Germania

Chi accusa i filo-Putin in Germania

Bomba sul web: Politico accusa i filo-Putin in Germania: con Merkel e Schroeder, il filosofo di sinistra Jurgen Habermas. L'articolo di Tino Oldani per ItaliaOggi

Politico, giornale online di proprietà del gruppo Axel Springer, che ha sede a Berlino, ha fatto ciò che nessun altro media ha osato da quando la Russia di Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina: ha compilato la lista dei principali filo-Putin tedeschi (politici, imprenditori e intellettuali), e l’ha pubblicata sulla home page, con un titolo a dir poco sprezzante: «La sporca dozzina». Al primo posto, come era da aspettarsi, c’è Angela Merkel, seguita dal presidente federale Frank-Walter Steinmeier e dall’ex cancelliere Gerhard Schroeder. Tra i dodici filo-Putin, a sorpresa, viene indicato anche il filosofo Jurgen Habermas, 92, da sempre pacifista, considerato il consigliere più influente del partito socialdemocratico, da decenni punto di riferimento obbligato per il mondo culturale tedesco ed europeo con simpatie a sinistra.

A tutti i personaggi della lista, Politico, che non nasconde le simpatie per Kiev, dedica una scheda in cui riassume il loro filo-putinismo con toni di una durezza senza precedenti. Ecco l’incipit della scheda su Merkel: «Nessun tedesco è più responsabile di lei della crisi in Ucraina». Stesso stile e stesso tono di condanna anche per Habermas, che il 29 aprile, sulla Suddeutsche Zeitung, ha elogiato la prudenza del cancelliere Olaf Scholz, Spd, restio per settimane a inviare armi in Ucraina.

Scrive Politico: «Per lo pseudo-intellettuale bobo tedesco (bobo sta per radical-chic, ndr), nessuna figura è più influente di Habermas, un uomo che molti considerano il filosofo non ufficiale dello Stato tedesco. Pragmatico e un tempo aderente alla Scuola di Francoforte, è stato un oracolo per la sinistra mainstream tedesca per decenni. La sua ultima perla di saggezza: la Germania ha fatto bene a non inviare armi in Ucraina. In un editoriale sul quotidiano preferito dall’élite cosmopolita tedesca, Habermas ha elogiato il governo federale, sostenendo che l’approccio prudente della Germania all’Ucraina nel momento del bisogno non è il problema, bensì la risposta giusta. Per questo ha esortato i lettori a non prestare attenzione alle stridule accuse morali dei moderati e a non farsi influenzare dal vento del cambiamento (Zeitenwende), che sta provocando un cambio storico della mentalità tedesca: la fine del dialogo per la pace, che è durato per l’intero dopoguerra».

Nel suo editoriale, in buona sostanza, Habermas ha sostenuto che sì, aiutare l’Ucraina è un dovere, ma voler battere Putin è un azzardo. Un azzardo da evitare se si vuole evitare l’escalation della guerra. Ma a questo suggerimento, nota Politico, alla fine anche il prudente Scholz si è sottratto, «annunciando una svolta di 180 gradi, con l’annuncio del piano di riarmo a breve termine di 100 miliardi di euro», più l’invio di armi pesanti a Kiev.

Quanto agli altri personaggi inclusi nella «sporca dozzina», ecco alcuni flash. Su Merkel: «Come cancelliera dal 2005 al 2021, è stata la forza trainante del rifiuto di concedere l’adesione dell’Ucraina alla Nato. Nonostante l’invasione russa della Georgia, il brutale bombardamento della Siria, l’annessione della Crimea, la guerra nel Donbass, l’abbattimento del volo MH-17, l’omicidio di un ribelle ceceno nel centro di Berlino e l’avvelenamento di Alexei Navalny, ha continuato a difendere Putin». Su Steinmeier: «Sostenitore fin dall’inizio dell’alleanza energetica della Germania con la Russia attraverso i gasdotti Nord Stream, convinto che avrebbe garantito la pace. Inoltre, è l’autore della Formula Steinmaier in Ucraina, soluzione diplomatica che avrebbe cementato l’influenza della Russia in quel paese». Su Schroeder: «L’unica cosa positiva che si potrebbe dire di lui è che è eternamente leale. Sfortunatamente, l’oggetto della sua lealtà è Putin».

Giudizi in stile carta vetrata anche per i manager di alcuni grandi gruppi industriali, che hanno mantenuto per anni rapporti amichevoli con Putin. Nella lista c’è Joe Kaeser, amministratore delegato della Siemens dal 2013 al 2021: «Dopo l’annessione della Crimea nel 2014, fu criticato per una visita a Putin nella sua residenza privata. Per tutta risposta, ammonì i critici che non avrebbe permesso che ‘turbolenze temporanee avessero troppa influenza sui nostri piani a lungo termine’». Solo dopo l’invasione in Ucraina ha cambiato parere, dicendo che credeva nel principio Wandel durch Handel (cambiamento attraverso il commercio), slogan con cui Merkel ha sempre difeso i gasdotti Nord Stream.

Pollice verso anche per Wolfgang Reitze, ceo di Linde, gigante del gas industriale: «Pochi dirigenti tedeschi, anzi nessuno, sono stati così vicini a Putin come Reitze. L’anno scorso era a un passo da quello che sembrava il colpo più grande del suo gruppo: un accordo da 6 miliardi di dollari con Gazprom per costruire un enorme hub del gas. Finora l’azienda tedesca si è attenuta al progetto. Il gruppo Linde si è detto preoccupato per la situazione umanitaria in Ucraina. Ma non abbastanza preoccupato per smettere di fare affari con Putin».

Tra i cattivi Politico include anche i capi della lobby Ost-Ausschss, che hanno favorito per decenni i rapporti dei grandi gruppi con la Russia (in testa Bmw, Wv e Basf), e gli organizzatori della Conferenza di Monaco sulla sicurezza, accusati di avere dato troppo credito a ministri di Putin come Sergej Lavrov. Infine, bocciato anche Friedrich Merz, nuovo leader Cdu, che a differenza di Steinmeier è stato ricevuto da Zelensky. Le colpe? Anche lui ha difeso il Nord Stream 2 e sostenuto che escludere la Russia da Swift sarebbe stato come «innescare una bomba atomica». Salvo ricredersi prima di andare a Kiev.

 

Articolo pubblicato su italiaoggi.it

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