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Politica

Che cosa succederà a Davos?

Dal 21 al 24 gennaio il summit mondiale tra i leader a Davos. Il Punto di Nunzio Ingiusto

Greta contro Donald. Ancora? Forse sì perché la ragazza svedese ha annunciato che parteciperà alla cinquantesima edizione del World Economic Forum a Davos. Trump è tra i protagonisti più attesi. Dal 21 al 24 gennaio nella città Svizzera si ritroveranno come ogni anno i leader mondiali per dibattere sui grandi temi del pianeta.

L’emergenza climatica, i rimedi e le politiche da mettere in campo potrebbero opporre ancora una volta il Presidente Usa e la leader del movimento Fridays for future. Non del tutto inconsapevolmente una settimana prima dall’appuntamento, sono uscite le anticipazioni del Global Risks Report del World Economic Forum.

I potenti sono avvisati: per la prima volta in cima ai rischi globali c’è il clima. “I principali rischi di lungo termine sono interamente ricondotti a gravi minacce alla nostra situazione climatica” – dice il il Report – “anche se nel breve termine sono riconosciuti come rischi significativi gli scontri a carattere economico e la polarizzazione politica interna”.

La sfida energetica che in Europa sta muovendo i primi passi sulla carta con la montagna di soldi necessaria avrà largo spazio nelle sedute del summit. Rischi fino ad oggi percepiti come più incombenti di quelli legati all’economia globale e al sistema finanziario, riferisce l’Ansa. È evidente che la partita si gioca su più tavoli e le speranze che i leader mondiali trovino una sintesi che accontenti tutti sono assai deboli.

Va da se, però, che le strategie economiche e di bilancio dei singoli Stati non possono ignorare ancora per molto tempo la necessità di rivedere modi di produrre e consumare. Se la Germania, prima economia d’Europa, ha fissato al 2038 (con tutte le cautele del caso) l’uscita dal carbone vuol dire che il cammino è appena agli inizi. Trump per la sua parte, in piena campagna elettorale, non farà marcia indietro dalle posizioni “antiambientaliste”. La sua economia va bene e gli impatti climatici non sono nella sua agenda politica.

L’allarme lanciato dal Global Risks Report deve essere preso sul serio, quanto meno perché è frutto delle analisi di 750 esperti ed autorità globali. I rischi climatici e ambientali occupano le prime cinque posizioni di una virtuale agenda mondiale che tuttavia non trascura le turbolenze geopolitiche. Fenomeni che “ci stanno proiettando verso un mondo unilaterale destabilizzato dalle rivalità delle grandi potenze”. Una escalation in direzione opposta alla necessità per imprese e leader di governo di focalizzarsi nella collaborazione per affrontare rischi condivisi.

Lo scenario politico mondiale è ricco di spunti energetici, dal Mediterraneo agli oceani, alla costruzione di nuovi grandi gasdotti, alle trivellazioni in acque contese. Gli effetti sul clima e sulle economie continentali sono molto più percettibili di quanto non si colga nelle pur legittime manifestazioni per salvare il pianeta. Gli allarmi hanno molti padri. A Davos bisognerà scoprire i figli.

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