“La continua produzione di droga in Afghanistan costituisce una minaccia per la comunità internazionale nel suo complesso, e va dunque contrastata da quest’ultima tramite un rafforzamento degli sforzi e della cooperazione”. Lo ha recentemente dichiarato l’assistente del ministro per la Pubblica sicurezza cinese, Liu Yueji.
Secondo il funzionario, il contrasto all’industria della droga afgana deve passare “da una strategia antidroga globale ed equilibrata, all’espansione della cooperazione internazionale per ridurre la produzione e le forniture di droga”. Liu è intervenuto a una riunione dell’Iniziativa del Patto di Parigi (Ppi) a Pechino. Secondo il funzionario, il problema della coltivazione di oppio e della produzione di eroina in Afghanistan resta intenso e nonostante gli sforzi internazionali, il 15 per cento dell’eroina contrabbandata in Cina proviene proprio dall’Afghanistan.
La guerra in Afghanistan è stata un fallimento. Non è servita a sradicare un regime indicato come uno dei principali sostenitori del terrorismo neosalafita e non ha portato democrazia, né benessere alle popolazioni locali, che sono sempre più povere. In compenso ha generato immensi benefici ai trafficanti di droga grazie al traffico di eroina che finisce anche in Europa. Non è un caso che l’Afghanistan sia il primo coltivatore al mondo del papavero, da cui vengono prodotti l’oppio e l’eroina. Secondo il rapporto annuale dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc), nel 2017 il raccolto di oppio del paese si aggirava intorno alle 9.000 tonnellate, con un aumento dell’87% rispetto all’anno precedente. Un vero e proprio boom, che va a riempire le casse dei talebani, che controllano tutta la filiera, così come dei signori della guerra e dei governanti corrotti.
Secondo il report, l’aumento della produzione è dovuto principalmente ad un aumento dell’area coltivata a papavero da oppio, cresciuta fino a raggiungere il record di 328 mila ettari, in aumento del 63% rispetto ai 201.000 ettari del 2016. I papaveri da oppio crescono soprattutto nel sud dell’Afghanistan, nella provincia di Helmand, ma si è registrata un’espansione delle coltivazioni anche nel nord e a ovest. Una maggiore produzione, in un mercato che non conosce concorrenti, significa prezzi più bassi e maggiore purezza anche nello spaccio al dettaglio: “un’eroina di qualità più elevata e a basso costo raggiungerà i mercati di consumo in tutto il mondo portando ad un aumento del consumo e alle conseguenze dannose correlate” spiega l’Unodc.
Le potenzialità di tale mercato e di tale produzione si devono, secondo gli analisti dell’Unodc, alla crescente instabilità politica, allo spostamento del controllo dei gruppi antigovernativi nelle aree urbane a scapito di quelle rurali, alla povertà crescente, la conseguente maggiore disponibilità di manodopera a basso costo per il raccolto, una migliore organizzazione tecnologica dei coltivatori, oltre alle favorevoli condizioni meteo. Inoltre, i talebani hanno da tempo compreso come la vendita del prodotto finito, in periodi di prezzi al ribasso, sia molto più remunerativa: laboratori e raffinerie sono presenti ovunque e oggi i talebani, con le autorità corrotte, lucrano su ogni gradino della catena dell’oppio. Si registrano, invece, buone notizie, nella lotta al traffico di eroina dalle ultime analisi del 2018.
Quest’anno vi è stato un brusco calo del prezzo per la produzione di oppio, sceso ad una media di 94 dollari al chilogrammo. Tale condizione sembra aver diminuito la coltivazione di oppio in Afghanistan durante il corso di quest’anno. La produzione di oppio nel 2018 è stata di 6.400 tonnellate, rispetto alle 9.000 tonnellate del 2017. Non va dimenticato che tali sostanze comunque incrementeranno la ricchezza della criminalità e dei gruppi terroristi, attraverso la lavorazione dell’oppio in eroina e l’invasione della merce nei principali mercati di consumo tra Europa e Asia.
D’altronde, tale problematica attanaglia anche il nostro paese. In Italia si è registrato un aumento dell’uso dell’eroina e anche delle morti per overdose cresciute del 9,7 per cento nel 2018, invertendo un trend decennale che sembrava produrre effetti positivi. Eroina mescolata con altre sostanze di derivazione sintetica, come il fentanil e i suoi analoghi di struttura derivanti dall’oppio. Questi sono i dati italiani dei traffici e dei consumi di droga elaborati dalla Direzione centrale del servizio antidroga della Polizia di Stato, nella sua relazione annuale al Parlamento presentata nel luglio 2018.
Ad essere in discussione è tutto il sistema internazionale nella lotta e nel contrasto alle droghe e il ritorno dell’eroina tra i consumatori occidentali e italiani dovrebbe far riflettere sul giusto approccio transnazionale da adottare nella lotta alla criminalità internazionale legata alla vendita di sostanze psicoattive.