Dove si colloca il Segretario Generale dell’ONU António Guterres, rispetto all’ordine internazionale basato sui principi della giustizia e del diritto?
Il silenzio dei governi occidentali sulla partecipazione del Segretario generale dell’ONU al BRICS Summit 2024, organizzato a Kazan dal presidente della Federazione Russa Vladimir Vladimirovich Putin, ricercato dall’Interpol con mandato di arresto internazionale emesso il 17 marzo 2023 dalla International Criminal Court (ICC), non significa che non abbia comportato implicazioni geopolitiche. La più evidente, ma non l’unica, è l’ulteriore delegittimazione della CPI.
La medesima Corte Penale Internazionale, il cui Procuratore Capo Karim Khan, il 20 maggio 2024 ha spiccato una richiesta di mandato di arresto contro il leader di Israele Netanyahu, equiparando i capi di Hamas Yahya SINWAR (capo del Movimento di Resistenza Islamica – “Hamas” nella Striscia di Gaza), Mohammed Diab Ibrahim AL-MASRI, (noto come DEIF, comandante in capo dell’ala militare di Hamas, nota come Brigate Al-Qassam) e Ismail HANIYEH (capo dell’Ufficio politico di Hamas), tutti eliminati nelle scorse settimane dall’IDF, ai membri del governo israeliano. Un provvedimento giuridicamente illegittimo emesso allo scopo di riconoscere politicamente Hamas e metterlo sullo stesso piano dello Stato di Israele.
La presenza di Guterres e la foto molto eloquente che lo riprende mentre stringe la mano al presidente Putin, evidenziano una partecipazione a quell’evento del Segretario Onu sbagliata, in una location sbagliata, una stretta di mano sbagliata, una postura sbagliata, un kotow che esprime sottomissione. Un’immagine che ha fatto il giro del mondo, che ha ulteriormente minato la credibilità dell’ONU ed al contempo legittimato lo status e le politiche del presidente Putin.
Oltre ad Israele, solo l’Ucraina ha alzato la voce per condannare con forza l’incontro tra il massimo rappresentante delle United Nations António Guterres e Vladimir Putin a Kazan, in Russia, nell’ambito del vertice BRICS. Non perché il Segretario Generale dell’ONU non possa incontrare un Capo di Stato membro, ma perché il presidente della Federazione Russa Putin è ricercato dalla International Criminal Court per crimini di guerra, tra cui la deportazione illegale di bambini dall’Ucraina. Un incontro che erode la già contestata autorità della CPI ma soprattutto delegittima il ruolo di guida morale che l’ONU pretende di sostenere per affermare i principi di giustizia e salvaguardia del diritto internazionale sui quali si fonda, e per il quale riceve fondi dagli Stati aderenti per circa 54 miliardi di dollari all’anno.
Nel 2013, le Nazioni Unite hanno stabilito delle specifiche linee guida per regolare le interazioni con le persone soggette a mandati di arresto della CPI. Queste linee guida stabiliscono che gli incontri con tali individui dovrebbero essere strettamente limitati e motivati, ma ad oggi il Segretario Generale non ha fornito alcuna adeguata giustificazione a tale incontro. Un ennesimo mancato rispetto delle regole stabilite, che evidenzia una sempre più pesante influenza di Cina e Russia nei confronti dei vertici ONU.
Anche in questo caso la tanto declamata diplomazia internazionale risulta assente, mentre dovrebbe esercitare il proprio ruolo. Ad esempio, l’Assemblea degli Stati Membri dello Statuto di Roma fondatori della International Criminal Court, l’Office of the Prosecutor e gli organi competenti delle Nazioni Unite dovrebbero chiedere al Segretario Generale di motivare questa apparente violazione degli standard di giustizia internazionale, come indicato nell’articolo 18 dell’Accordo sulle relazioni ONU-CPI. Dovrebbero pretendere di adottare immediate misure per prevenire simili eventi che non incentivano la pace globale, la sicurezza internazionale e la legittimità dell’ONU.
Inoltre, dal resoconto dell’incontro del Segretario Generale con il presidente Vladimir Putin, si evince che i due leader hanno discusso anche della situazione in Medio Oriente, in particolare dell’assoluta necessità di un cessate il fuoco a Gaza e in Libano, nonché della necessità di evitare un’ulteriore escalation regionale.
Altra tematica di enorme portata geopolitica sulla quale si sono confrontati, concerne lo sviluppo di un nuovo sistema finanziario internazionale. Tra i provvedimenti adottati dall’Occidente a seguito dell’invasione Russa dell’Ucraina, vi è l’esclusione della Federazione Russa dal sistema di pagamento internazionale Swift. Il progetto di un sistema alternativo ha come obiettivo principale quello di istituire sistemi di pagamento alternativi per aggirare le attuali sanzioni economiche contro Russia e Iran, e quelle eventuali contro la Cina, in caso di escalation militare nell’Indo-Pacifico e di aggressione a Taiwan.
Discutendo di tale argomento, il Segretario Guterres ha di fatto legittimato il progetto portato avanti dal presidente russo, di dimostrare che “esiste un’alternativa reale alla pressione occidentale”. Il suo alleato cinese Xi Jinping, ha espresso il proprio sostegno per i BRICS, definendo il gruppo “il pilastro per una globalizzazione equa e vantaggiosa”, e condiviso l’intenzione di rafforzare la collaborazione tra Russia e Cina “per un ordine mondiale giusto”. Argomento che ha visto raggiungere il suo apice quando il presidente Putin ha esibito una “banconota BRICS”, simbolo della possibile nuova valuta comune per Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica alla quale si sono aggiunti Egitto, Etiopia, Iran e Emirati Arabi Uniti e che vede l’interesse di altre nazioni come Bolivia e Indonesia. Un’alleanza economica che mira a rafforzarsi come alternativa al G7 e a contrapporsi all’egemonia occidentale.
Una visita in Russia per degli incontri ufficiali, su invito del presidente Putin, contro il quale l’ONU ha emesso un mandato di arresto internazionale, che il Segretario Generale Guterres ha accettato nell’attuale contesto di guerra in corso in Ucraina, ostentando quelle inclinazioni politiche che lo hanno fatto definire “persona non grata” prima da Israele, ed ora anche dall’Ucraina.
Implicazioni geopolitiche che di fatto danneggiano l’ONU e riducono la possibilità che le Nazioni Unite possano svolgere un ruolo di mediatore affidabile e neutrale nel raggiungimento di una pace giusta e sostenibile, basata sulla giustizia e sul diritto internazionale, nei conflitti in Ucraina ed in Medio Oriente.