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Che cosa sta succedendo nel centrodestra?

Visioni e divisioni nel centrodestra. La Nota di Paola Sacchi

Gli effetti della prolungata assenza del fondatore e federatore del centrodestra, Silvio Berlusconi, che oggi però ritorna dopo un lungo silenzio con una intervista a Il Giornale (“L’Italia riparte con il governo di unità che io ho promosso. Ora abbassare le tasse”) si fanno notare negli equilibri della coalizione, alle prese con il rebus candidati per le amministrative. E questo senza nulla togliere al ruolo dei protagonisti in campo, di una Lega sempre più protagonista sui temi del cosiddetto “centro”, inteso in modo pragmatico, dalla ripresa economica alla riforma della giustizia, anche con la raccolta di firme insieme ai Radicali per i referendum.

Ma, intanto, ieri seconda fumata nera, ancora alla ricerca di candidati per le elezioni amministrative. “Martedì si chiude”, assicura la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. “Siamo in dirittura d’arrivo”, taglia corto il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani. Matteo Salvini, il leader della Lega, il principale partito, preferisce non dichiarare al termine del vertice. Era presente anche il governatore ligure Giovanni Toti fresco della creazione con il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro del movimento “Coraggio Italia”, il cui nucleo fondante è una dozzina di parlamentari usciti da Forza Italia.

Insomma, di carne al fuoco delle divisioni, a cominciare dalla contesa di sottofondo per la leadership tra Meloni e Salvini, ce ne era fin troppa per poter decidere almeno sul candidato per Roma. Meloni avrebbe insistito su Enrico Michetti, scelta che però non incontrerebbe l’entusiasmo di Lega e Forza Italia perché non sarebbe molto conosciuto. E a un certo punto nella discussione sembra che ci sia stato anche un botta e risposta, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Adnkronos, tra il ministro leghista Giancarlo Giorgetti e Tajani.

Il coordinatore azzurro, che avrebbe rimesso sul tavolo il nome di Maurizio Gasparri (nel caso il candidato sia politico e non civico) secondo l’agenzia avrebbe rivendicato con il numero due leghista il fatto che Forza Italia quando era a due cifre e la Lega al 4 per cento “aveva atteggiamento di maggiore rispetto con gli alleati” . Salvini sarebbe intervenuto per mediare. Ma i rosari portati dal leader della Lega da Fatima, dopo il suo viaggio in Portogallo, molto graditi dagli esponenti della coalizione, almeno finora non hanno sortito l’effetto sperato sulla decisione per i candidati, sui quali l’unica cosa decisa sembra che siano civici.

È una situazione di stallo un po’ paradossale rispetto al fatto che il centrodestra, secondo i sondaggi, stacca nettamente il centrosinistra e i Cinque Stelle di vari punti. E le difficoltà del Pd, di tutta la ex maggioranza giallo-rossa sono sotto gli occhi di tutti. Una situazione di sfilacciamento, dove l’ex premier Giuseppe Conte non è stato ancora investito del ruolo di nuovo capo dei 5s, alla quale però sul primo grande appuntamento politico del prossimo autunno, le elezioni delle grandi città, il centrodestra almeno finora non riesce ancora a trovare la quadra per rispondere in modo compatto.

E questo mentre si sono rincorsi sui principali giornali del centrodestra retroscena, indiscrezioni su eventuali federazioni tra Lega e Forza Italia volte, secondo queste ricostruzioni, a arginare la sfida espansiva per la leadership di Meloni, il partito rimasto all’opposizione, “costruttiva” tiene a precisare sempre Meloni, del governo di emergenza nazionale di Mario Draghi.

Ma il centrodestra appare come in crisi di crescita, senza quel collante da sempre rappresentato da Berlusconi. Forza Italia è lontana dal numero di consensi di una volta, ma quelli del Cav, seppur passati a una cifra, appaiono sempre più come voti che non si contano, ma si pesano.

Era il giorno di oggi di un anno fa quando il centrodestra unito riscese in piazza per la prima volta, dopo il primo drammatico lockdown per il Covid, proprio a Roma con un chilometrico striscione, in omaggio alla Festa della Repubblica, srotolato per Via del Corso. “Conte, dimettiti” era lo slogan più gettonato.

Ora il premier è Draghi che ha posto rapidamente fine a quell’era e ai suoi esponenti simbolo, accusati dal centrodestra e da Italia Viva di Matteo Renzi di errori e ritardi, riavviando il Paese verso la normalità. Un risultato ottenuto proprio da quella che allora era opposizione e che ora vede invece la Lega e Forza Italia come azionisti decisivi di questo esecutivo, azionisti che hanno fatto sentire il loro peso per le riaperture e il graduale ritorno alla normalità. Come oggi rivendica il Cav nella sua intervista.

Rischia di risultare incomprensibile, al di là delle differenti collocazioni di oggi rispetto al governo, per gli elettori non trovare la quadra di fronte alla prima grande competizione elettorale, con la ex maggioranza giallo-rossa, che il centrodestra ha davanti a sé. Sfida esterna ma oggettivamente anche interna perché sarà la prima volta del “derby” con la misurazione sul campo e non nei sondaggi tra Lega e FdI.

Legittime gare interne, fisiologiche in tutte le coalizioni, che però finora hanno preso il sopravvento sotto i riflettori rispetto alla visione che il centrodestra intende avere per il futuro delle grandi città, a cominciare dalla disastrata situazione della Capitale. Dove capita di incominciare a sentire qualche elettore di centrodestra dire: “Se non trovano il candidato, votiamo Carlo Calenda, non è più del Pd… “.

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