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Londra

Che cosa prevede la nuova Carta Atlantica firmata da Uk e Usa

Nella nuova Charter forte è l’impronta ideologica liberal-democratica anglo-americana, così come si vede che il destinatario di questa rinnovata alleanza è Pechino. L'articolo di Daniele Meloni

Boris Johnson ha atteso questo momento da quando è diventato premier. Tante sono le aspettative per il primo G7 in presenza tra i leader dell’Occidente in Cornovaglia: la lotta alla pandemia, i nuovi problemi legati alla sicurezza mondiale, una Russia e una Cina sempre più assertive, la nuova rivoluzione industriale green: il Primo Ministro britannico ha aperto le danze dell’incontro tra i grandi ieri e, come di consueto quando ci sono fatti che lo riguardano, non è stata una giornata banale.

L’incontro più atteso era quello tra BoJo e il nuovo Presidente americano Biden. Sin dalla scorsa estate il leader Tory ha fatto dei passi decisivi per andare incontro a Biden e togliersi di dosso quella patina – seppure molto apparente – di “trumpismo” che ha contrassegnato la sua ascesa al vertice del partito e del paese. Ieri c’è stato il primo faccia a faccia tra i due, che ha ribadito – se mai ce ne fosse stato bisogno – la solidità dell’alleanza UK-Usa nel presente e anche nel futuro. Certo, Biden ha espresso preoccupazione per la situazione in Ulster e le diatribe tra Londra e Bruxelles, ma alla fine, mentre Johnson ha definito alla Bbc l’alleanza “indistruttibile”, Londra e Washington hanno firmato una nuova, ambiziosa, Carta Atlantica, che ricorda, anche nella definizione, quella firmata 80 anni fa dai predecessori di Johnson e Biden, ossia Churchill e Roosevelt.

Quattro i punti focali dell’impegno angloamericano: la fine della pandemia, la nuova Rivoluzione Verde, la ripresa economica e l’aumento dei posti di lavoro. Che sia un anticipo dell’accordo di libero scambio in gestazione tra i due paesi? Chissà. Per il momento Biden ottiene la conferma sulle intenzioni dell’alleato più stretto, mentre Johnson ottiene il riconoscimento pubblico del Presidente americano come leader affidabile. Un qualcosa che ogni Premier britannico ha sempre cercato da Attlee in poi.

Nella nuova Charter forte è l’impronta ideologica liberal-democratica anglo-americana, così come, leggendo tra le righe, si vede che il destinatario di questa rinnovata alleanza è Pechino. Londra e Washington ribadiscono il loro legame in un momento in cui l’assertività del Dragone – e la sua contrapposizione con l’Occidente – è al massimo livello. Biden segue il solco tracciato da Trump nel contrapporsi alla Cina e nel portare avanti politiche commerciali protezioniste all’interno degli Usa (Buy American), ma devia dalla linea del 45esimo Presidente per quanto riguarda i mezzi della contrapposizione. Se Trump aveva incendiato le cancellerie occidentali con la sua retorica unilateralista, Biden ha fatto appello alla cooperazione tra le democrazie e agli strumenti del multilateralismo per frenare l’ascesa di Pechino.

Sicuramente, il mondo è molto cambiato rispetto a 80 anni fa. La guerra attuale si chiama Covid, e, per quanto la Brexit e Trump abbiano marcato un importante punto di svolta nei rapporti tra l’Europa e il mondo anglosassone e angloamericano, l’Occidente non è più diviso tra regimi fascisti e liberaldemocrazie. Resta da vedere se le nuove misure di contenimento di Pechino — cybersecurity, dispiegamento dei mezzi militari nell’indo-pacifico, guerra commerciale — avranno l’effetto di ricondurre la Cina a un rapporto meno competitivo con Washington e i suoi alleati.

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