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Che cosa farà la commissione d’inchiesta sull’assedio a Capitol Hill?

La commissione dovrà anche esaminare la sorprendente inadeguatezza della sicurezza il 6 gennaio: perché non furono previste le manifestazioni violente al Campidoglio? L'analisi di Giuseppe Gagliano

 

Il ricorso alla Commissione per indagare sulle cause legate ai drammatici avvenimenti del 6 gennaio è una procedura usuale. Basti pensare alla Commissione Warren che ha indagato sull’assassinio di Kennedy o alla Commissione Kerner che ha esaminato le cause delle rivolte urbane negli anni ’60. Quindi non deve destare nessuna sorpresa il fatto che sia stato presentato alla Camera un progetto di legge per istituire una commissione nazionale per indagare sul 6 gennaio.

Le ragioni? Sono credo fin troppo evidenti. Un singolo tiratore determinato avrebbe potuto trasformare l’attacco al Campidoglio in un massacro. Avrebbero potuto essere presi degli ostaggi. Potevano essere usate delle bombe. Insomma il pericolo è stato elevatissimo e reale: gli ispettori generali di quattro agenzie federali hanno avviato indagini di sicurezza e intelligence. Infatti la sicurezza è fallita in modo spettacolare. È questo, al momento almeno, è forse l’unico punto su cui Democratici e Repubblicani sono d’accordo.

Ma ci sono altre ragioni relative alla necessità di creare una commissione: per esempio analizzare se si sia trattato di una rivolta isolata o il presagio di altre a venire. E di conseguenza i risultati di questa commissione potrebbero essere utili per formulare raccomandazioni future per prevenire attacchi analoghi.

Nello specifico una Commissione 1/6 potrebbe fornire una cronologia dettagliata che esamina l’impostazione politica prima delle elezioni presidenziali di novembre e l’atmosfera controversa che l’ha seguita fino al 6 gennaio. Potrebbe tentare un resoconto minuto per minuto di ciò che è accaduto dal momento in cui un la folla si è riunita alla Casa Bianca fino al momento in cui il Campidoglio è stato ripulito ore dopo. Ma soprattutto sarebbe un ottimo deterrente per delegittimare qualsiasi teoria del complotto.

Ritornando alla natura della insurrezione dovrà essere stabilito se si è trattato di un’orda disorganizzata o se almeno una parte della folla stesse seguendo un piano preconcetto. Ma soprattutto: lo scopo era quello di porre in essere una vera e propria sovversione, una dimostrazione di disprezzo o un avvertimento?

Una commissione potrebbe aiutare a svelare anche questo. Alcuni hanno sostenuto che l’invasione soddisfa la definizione ufficiale di terrorismo: usare la violenza per intimidire o costringere un governo a raggiungere obiettivi sociali o politici. Alcuni hanno usato la parola “insurrezionalisti” alcuni di coloro che li guidavano sono stati accusati di essere cospiratori. Altri ancora descrivono quanto accaduto il 6 gennaio come un “tentativo di colpo di stato”.

Ma la commissione dovrà anche esaminare la sorprendente inadeguatezza della sicurezza il 6 gennaio: perché non furono previste le manifestazioni violente al Campidoglio? Vi erano infatti elementi molto chiari: vi sono state per un anno numerose proteste a Washington organizzate prevalentemente da gruppi estremistici ampiamente noti alla intelligence. Quindi come è possibile che nessuno avesse pensato che il Campidoglio poteva essere un bersaglio? Certo non possiamo sottovalutare il conflitto di competenze tra il il Dipartimento per la sicurezza interna e la polizia del Campidoglio che opera sotto l’autorità del Congresso. Potrebbero essere infatti entrati in gioco pregiudizi o pressioni politiche.

A proposito della polizia del Campidoglio se è vero che alcuni si sono comportati coraggiosamente in circostanze terribili, nonostante fossero nettamente in inferiorità numerica è altrettanto vero che numerosi rapporti dimostrano che alcuni ufficiali avevano attivamente collaborato con gli invasori.

Ciò solleva ulteriori domande sulla leadership, il reclutamento e l’addestramento della Polizia del Campidoglio e sull’adeguatezza della supervisione. I membri del Congresso presumevano semplicemente che sarebbero stati adeguatamente protetti?

In conclusione anche se non si può certo aspettare che una commissione possa sanare le profonde divisioni nella società e nella politica americana tuttavia potrebbe rispondere a una domanda fondamentale: come saranno in grado gli americani di salvaguardare l’esistenza di un governo aperto che garantisca l’accesso pubblico ai propri funzionari e nelle stesso tempo proteggerli fisicamente e psicologicamente, dall’intimidazione e dal terrore?

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