Caro direttore,
ho molto apprezzato il pezzo puntuale che avete dedicato al caos radar negli aeroporti del Nord Italia ma per quanto completo l’ho trovato, per così dire, un po’ poco “commentoso”.
Per carità, tutto giusto, trovo che i fatti siano stati messi in fila correttamente, tuttavia è mancata da parte vostra la fantasia necessaria a leggere tra le righe.
Ti leggo per esempio come l’hanno messa (dopo di voi, tra l’altro) sul Giornale: “Sullo sfondo resta lo scontro tra Enav, l’ente nazionale degli assistenti di volo, e la Tim, accusata dalla prima di un'”avaria alla connettività che consente l’afflusso dei dati radar alla sala operativa e che è garantita da un fornitore esterno di telecomunicazioni, ovvero Tim”. Un problema che ha messo fuorigioco il radar, costringendo l’ente ad attivare un sistema di emergenza satellitare “fondamentale per garantire la gestione sicura dei voli già presenti nello spazio aereo italiano al momento dell’evento”.
Ecco, a mio avviso la chiave sta tutta qui. Prima si attribuisce in toto la colpa a Tim, poi si dice ‘meno male che avevamo il sistema satellitare’. E tu sai a chi si pensa ultimamente quando si fa riferimento all’Internet satellitare…
Dove voglio arrivare?
Al fatto che è un po’ strano, ne converrai, che Pasqualino Monti che deve la sua nomina al governo Meloni – all’inizio forse era più in quota Lega che Fratelli d’Italia – e che vede nel proprio azionariato la quota principale (53,3) reclamata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, si lasci andare con leggerezza a uno scazzo tanto irrituale nei riguardi dell’operatore italiano Tim senza prima avvisare il ministro (leghista) Giancarlo Giorgetti. Anche perché saremo pure in una situazione di libero mercato, ma Tim resta “il” fornitore italiano, in cui ha sempre più il socio Poste (controllato dal ministero dell’Economia.
Ecco, in quest’ultimo periodo s’è parlato parecchio di tutto ciò con riferimento all’Internet satellitare di Elon Musk. Nonostante il ministro delle Infrastrutture, che è anche il segretario federale della Lega, correrebbe ad abbonarsi fin da ora (“Starlink? Farei il contratto domani mattina senza nessun dubbio”) in FdI sono più guardinghi, tanto che la situazione, dopo una improvvisa accelerazione, s’è impantanata. E fino a poche ore fa appariva senza sbocchi.
Sarà un caso, direttore, ma nelle stesse ore del fattaccio aeroportuale, rilanciando un pezzo dell’Ansa sul caos dei voli, colui che da voi giornalisti viene definito “l’uomo di Musk in Italia”, ovvero Andrea Stroppa, su X se la ghignava bellamente: “Brava Enav a risolvere utilizzando un sistema di connettività satellitare. Ci sono adulti nella stanza! Ricordo quando c’era il G7 in Italia e TIM ha voluto fare la copertura da sola senza volere Starlink. Risultato: ci sono stati problemi di connettività durante il G7”.
Non so come siano andate le cose, ma è innegabile e curioso l’assist dirompente e destabilizzante (per gli equilibri finora tutti italiani) che l’Enav, che ha come socio di maggioranza il Mef (gestito da un esponente leghista) ha servito attaccando a testa bassa l’operatore un tempo monopolista nazionale a chi da mesi ci suona il campanello offrendoci alternative satellitari made in Usa. Quel che è certo è che tra i due litiganti, dello strappo tra Enav e Tim Stroppa gode.
E non mi sorprenderebbe se nella discussione su Starlink chi preme per la firma con il gestore statunitense portasse a esempio proprio l’incidente di fine giugno, che secondo l’Ente Nazionale per l’Assistenza al Volo sarebbe tutta colpa di Tim.
Mentre gli aerei non riuscivano a muoversi, sono forse decollate le quotazioni dell’impresa di Musk?
Chi vivrà, vedrà.
Cordiali saluti,
Francis Walsingham