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Russia Taiwan

Che cosa cambierà dopo i prestiti della Russia alla Bielorussia di Lukashenko

Portata, effetti e scenari dell'incontro a Mosca tra Putin e Lukashenko, che ha ottenuto un prestito di 1.5 miliardi di dollari

A Sochi lunedì scorso è andata in scena una cerimonia regale di altri tempi: il governatore in disgrazia e (quasi) spodestato della piccola provincia di Bielorussia è andato a rendere omaggio allo Zar Putin I il Grande il quale lo ha generosamente (ma non troppo) ricevuto, come si accoglie un figliuol prodigo; gli ha concesso una onerosa cambiale ed il suo augusto – però solo temporaneo – sostegno. Pronto a riscuotere entrambi a tempo debito e senza tanti complimenti.

Ma cosa ha dovuto dare in cambio il traballante dittatore bielorusso allo Zar Vladimir Vladimirovich?

A Sochi, sul Mar Nero, Russia, Lukashenko è stato finalmente ricevuto in “udienza” da Putin; basta infatti leggere, nelle foto ufficiali che ritraggono i due presidenti, il linguaggio dei corpi per capire che si è trattata di una vera e propria udienza graziosamente concessa dallo Zar di tutte le Russie al supplicante vassallo in pericolo, ormai semplicemente proconsole del piccolo oblast di Bielorussia.

Lukashenko ha ottenuto da Putin un prestito di $1.5 miliardi che lo aiuterà a pagare gli stipendi alle sue forze di sicurezza le quali lo tengono aggrappato al potere, almeno per ora. Ed altre cose ancora: soprattutto la promessa che la Russia rispetterà tutti gli impegni verso il suo vicino in difficoltà, in particolare un supporto fattivo se le proteste interne dovessero diventare insostenibili. Promessa rinforzata da esercitazioni militari congiunte nella Bielorussia occidentale inaugurate proprio in contemporanea con l’incontro di Sochi.

Però la vera domanda è: di fronte a questo prezioso appoggio russo, che cosa il traballante Lukashenko ha dovuto dare a Putin in cambio? La stessa Bielorussia? E’ possibile che il piccolo dittatore bielorusso abbia venduto il suo Paese alla grande Madre Russia, in cambio della sua incolumità politica e sopratutto personale? E’ possibile. Ma probabilmente neanche questo riuscirà a mantenere il despota bielorusso sul suo ormai sbilenco trono di paglia.

Molti analisti, per esempio Andrei Kortunov del Consiglio Russo per gli Affari Internazionali, ritengono che per Mosca Lukashenko ormai è un’anatra zoppa, e prima o poi cadrà, come un frutto maturo.

Quello che è importante per Putin è che non sia la Bielorussia a cadere nella sfera d’influenza occidentale: l’interesse strategico prioritario di Mosca è che Minsk rimanga uno stato cuscinetto tra la Russia e la UE/NATO, todo modo nella sfera d’influenza russa. Lukashenko è sacrificabile per Putin. La Bielorussia no. Un diplomatico bizantino una volta disse: “noi non abbiamo amici, abbiamo solo interessi”. La Russia è figlia di Bisanzio.

(post tratto dal blog di Rosato)

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