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Centrodestra

Perché Renzi e Calenda non hanno fatto centro

Il centro vagheggiato da Renzi e Calenda, in verità, non esiste. Ecco perché. La nota di Paola Sacchi

 

Tutto sta forse su che cosa si intende per centro nella politica italiana. Se si intende il sogno del ritorno alla Dc, quello è finito con “Mani pulite” che lasciò in piedi solo il Pci-Pds poi Ds e la sinistra Dc, ovvero il futuro Pd, distrusse il Psi di Bettino Craxi, l’unica sinistra moderna, anticomunista, le forze del “pentapartito” e la destra Dc, quella anticomunista, più autentica nel suo ruolo storico a difesa della Libertà nella guerra fredda, come giustamente non manca mai di ricordare Gianfranco Rotondi.

In tempi trentennali ormai di bipolarismo, fondato da Silvio Berlusconi, il centro più che nel fiorire di sigle sta nei contenuti di cosiddetta moderazione, o forse sarebbe meglio dire di buon senso e pragmatismo. Contenuti di anti-giustizialismo, europeismo ma in raccordo con l’interesse nazionale, difesa della libertà imprenditoriale e economica, atlantismo. E tante altre cose dei valori fondanti di Forza Italia, partito con il Cav campione del “centro”, “l’unico vero centro, perno della coalizione”, sempre rimarca.

Ma, viste le cose da questa angolazione dell’Italia trent’anni dopo, centro nei contenuti può essere anche la Lega, partito-movimento post-ideologico da sempre a difesa della crescita e dello sviluppo, nonostante certa narrazione che la vorrebbe appaiata al “populismo” grillino, ma che non a caso con Matteo Salvini proprio a favore della Tav staccò la spina al governo Conte/1, di cui era l’altro socio di maggioranza. E “centro” si sta facendo il pragmatico premier, Giorgia Meloni, presidente di FdI, il partito della destra, che sta perseguendo una politica di buon senso con la Ue sul controllo dell’incontrollato fenomeno dell’immigrazione, a difesa dei confini italiani e europei, con accordi per il sostegno dei Paesi del Mediterraneo, sull’inizio di una politica di riduzione delle tasse e di aiuto alle imprese, ma al tempo stesso di sostegno ai ceti più disagiati.

Restare in una narrazione di bipolarismo tra due estreme corrisponde a una visione vecchia, tradizionale, anche di comodo. Alla ricerca del fantasma di un fascismo che non c’è più da 80 anni. Purtroppo però senza aver mai fatto una seria analisi sul comunismo e il cosiddetto catto-comunismo.

Di estremo sembra essere rimasta solo certa sinistra. Pur non essendoci mai stato in Italia il comunismo come regime, qui c’era il partito comunista più forte dell’Occidente che inevitabilmente ha lasciato forti residui in certa mentalità di una sinistra sempre più ora radicalizzatasi. Per contrapporsi al centrodestra di cui non si vedono alternative di governo. Il centro, per questa anomalia tutta italiana, è già nel centrodestra da quasi trent’anni.

Quella tra Matteo Renzi e Carlo Calenda è alla sintesi una guerra sul fatto che il terzo polo, come tante altre sigle terziste sorte in questi anni, non ha fatto mai centro.

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