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Salvini

Centrodestra alla ricerca della quadra per il governo

Piazza della Cgil e vertice di Arcore: che cosa succede in vista della formazione del governo di centrodestra. La nota di Paola Sacchi

 

Da un lato, la piazza della Cgil, che con la presenza anche del leader pentastellato Giuseppe Conte, alfiere di una prossima manifestazione “per la pace”, di esponenti della sinistra radicale che votarono contro il sostegno all’Ucraina e l’allargamento della Nato, alla manifestazione accanto a esponenti del Pd (Enrico Letta va alla sede Cgil per l’anniversario della devastazione), rimette sotto i riflettori le contraddizioni di una sinistra a metà del guado tra radicalismo e riformismo.

Dall’altro lato, nella stessa giornata di ieri, il vertice del centrodestra a Arcore, tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, il primo dopo la vittoria del 25 settembre alle Politiche, che stringe i bulloni verso la squadra di governo. Anche se sarà necessario un nuovo vertice prima dell’insediamento delle Camere il 13 ottobre. Meloni in mattinata aveva criticato il fatto che seppur non sia stato formato ancora già “si scende in piazza contro il governo Meloni”, ma precisa subito che non si riferiva alla manifestazione della Cgil, bensì a altre manifestazioni della sinistra dei giorni scorsi.

Lo stesso Maurizio Landini precisa che non c’è nesso tra la manifestazione e il nascituro governo. Ma la piazza dà oggettivamente l’immagine di un primo test del clima che l’esecutivo dovrà affrontare a cominciare dalle richieste sui salari decurtati dalla crisi. In ogni caso, la giornata di ieri ci dà due immagini molto lontane del bipolarismo italiano, seppur lo stesso Fabio Rampelli vicepresidente della Camera e cofondatore di FdI, su delega del partito, vada in Corso d’Italia a manifestare “solidarietà per il vile assalto di un anno fa da parte di Forza Nuova”.

Al termine dell’incontro di Arcore, con un Berlusconi nella veste del padre nobile fondatore del centrodestra, che il 13 ottobre tornerà in Senato dopo la sua estromissione, fonti di centrodestra affermano: “I leader si sono confrontati sulle prossime scadenze istituzionali e sulla necessità di avere un governo forte e capace di rispondere alle urgenze del Paese, a partire dall’emergenza dovuta ai costi dell’energia”. Non ci sono, come era scontato, nomi delle caselle ministeriali, ma si annuncia che “sono stai fatti importanti passi avanti ed è volontà comune del centrodestra procedere più speditamente possibile lungo la strada per la formazione dell’esecutivo”.

Secondo i rumors presi a circolare subito dopo, la ormai di fatto premier in pectore Meloni avrebbe chiesto agli alleati di far presto per potersi trovare pronti all’altezza delle gravi sfide italiane e internazionali. Una novità nel toto-nomi, che affida 4 ministeri a Lega, 4 a FI e 4 ai tecnici, è la proposta attribuita dalle indiscrezioni a Berlusconi della attuale presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, al ministero della Giustizia. Casellati ha alle spalle un prestigioso curriculum da avvocato ed è stata nel Csm, di cui in alternativa al dicastero potrebbe diventare vicepresidente. Ma il risiko ministeriale non può prescindere dalla nomina dei presidenti dei due rami del parlamento che saranno entrambi di centrodestra. I rumors continuano a indicare Giancarlo Giorgetti (Lega) alla Camera e Ignazio La Russa (FdI) al Senato.

Però non è scontato che vada così perché sembra stiano risalendo le azioni per Roberto Calderoli, leghista storico, al Senato e in quel caso Giorgetti non andrebbe più alla guida della Camera, ma un esponente di FI. Antonio Tajani viene dato sempre in pole per gli Esteri. Quanto alla Lega, fonti di Via Bellerio sottolineano, dopo il vertice di Arcore: “La Lega ha chiara la propria squadra di governo ed è pronta, ai massimi livelli”. Le priorità del partito di Matteo Salvini – viene chiarito – sono “la difesa degli stipendi, delle pensioni e del lavoro degli italiani, partendo da un decreto ferma-bollette che, visti i ritardi europei, non può più essere rinviato”.

Suona come la conferma delle conclusioni dei due consigli federali dei giorni scorsi che hanno chiesto per Salvini “un ministero di peso” e poi, con il capogruppo a Montecitorio Riccardo Molinari e il ministro, vicesegretario Giorgetti, hanno ribadito che “Salvini è il candidato più idoneo, il candidato naturale per il Viminale”.

Comunque finirà, evidente che se a FI verrà assegnato un ministero chiave come quello degli Esteri, la Lega, particolarmente allergica ai tecnici, che ha più parlamentari, risultando secondo azionista del governo, non potrà non chiedere a sua volta un altro ministero “di peso” per il suo leader. Viminale o non Viminale. Nel toto-nomi per Salvini si fanno le ipotesi di tanti ministeri centrali, dall’Agricoltura alle Infrastrutture e anche il Lavoro. Sarà compito del prossimo vertice stringere ancora di più i bulloni per trovare la “quadra”.

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