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Israele

Ecco come Israele si difende all’Aja

Il 12 gennaio si è svolta la seconda giornata di udienze sull'accusa di genocidio avanzata dal Sudafrica contro Israele. Ecco la difesa del governo israeliano

Nei recenti sviluppi del processo presso la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) a L’Aia, il 12 gennaio si è svolta la seconda giornata di udienze riguardante l’accusa di genocidio avanzata dal Sudafrica contro Israele per i fatti accaduti nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023.

Dopo aver ascoltato le argomentazioni sudafricane il giorno precedente, è stata la volta della difesa israeliana. Ecco una sintesi arricchita dei punti salienti della difesa israeliana: con fermezza, Israele ha negato le accuse di genocidio, argomentando che le sue operazioni a Gaza non rientrano nella definizione di tale crimine.

I rappresentanti legali di Israele hanno descritto le accuse del Sudafrica come prive di fondamento, ridicole e calunniose, sottolineando che l’obiettivo di Israele non è la distruzione del popolo palestinese, bensì la protezione dei propri cittadini.

LE ACCUSE DEL SUDAFRICA

Al contrario, il primo giorno, i legali di Pretoria avevano sostenuto che le azioni israeliane a Gaza, che hanno portato alla morte di circa 23.500 palestinesi, fossero configurabili come genocidio.

LE POSIZIONI DEI LEGALI ISRAELIANI

Gli avvocati israeliani hanno concentrato la loro difesa sul diritto alla legittima difesa e sulla mancanza di prove concrete dell’intento genocida. Christopher Staker e Malcolm Shaw, difensori di Israele, hanno affermato che le perdite inevitabili e le sofferenze umane in qualsiasi conflitto non sono di per sé indicative di un intento genocida. Shaw ha evidenziato la gravità delle accuse di genocidio e la mancanza di prove sostanziali nelle affermazioni del Sudafrica. In precedenza, il legale sudafricano Tembeka Ngcukaitobi aveva affermato che le prove dell’intento genocida erano non solo inquietanti, ma anche schiaccianti e inconfutabili.

DIRITTO ALLA LEGITTIMA DIFESA

I legali israeliani hanno insistito sul fatto che le operazioni militari israeliane a Gaza sono state condotte in conformità con il diritto internazionale, mirando a ridurre al minimo i danni ai civili e fornendo avvisi preventivi. Omri Sender, un altro membro del team legale israeliano, ha evidenziato gli sforzi di Israele per facilitare l’assistenza umanitaria alla popolazione di Gaza, in contrasto con i rapporti delle agenzie umanitarie delle Nazioni Unite che parlano di oltre 500.000 palestinesi in condizioni di fame nell’enclave assediata, e di aiuti umanitari inadeguati.

La Corte sta valutando 9 misure provvisorie, tra cui la sospensione delle operazioni militari a Gaza. Tuttavia, non è stata definita una tempistica per tale decisione. Israele ha argomentato che tali misure non dovrebbero impedire a uno stato di esercitare un legittimo diritto alla difesa.

LE QUESTIONI DI GIURISDIZIONE SOLLEVATE DA ISRAELE

Infine, Israele ha sollevato dubbi sulla giurisdizione della Corte, sottolineando che una condizione preliminare per l’intervento dell’ICJ è che lo stato accusatore cerchi soluzioni al di fuori del contesto giudiziario prima di rivolgersi alla Corte. Secondo Israele, non ci sono stati contatti preliminari con il Sudafrica prima dell’apertura del caso.

D’altra parte, Pretoria ha sostenuto di aver tentato più volte un dialogo con Israele attraverso canali diplomatici, senza successo.

ATTESA LA DECISIONE DELLA CORTE DELL’AIA

Dopo le argomentazioni di Israele, la presidente dell’ICJ, Joan Donoghue, ha dichiarato concluse le udienze, annunciando che la decisione della Corte verrà comunicata nei prossimi giorni.

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