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Ecco come è morto il califfo Abu Bakr al-Baghadi

L'articolo di Marco Orioles

RASSEGNA TWITTER

l reporter di Newsweek è uno dei primi nella notte italiana a dare la notizia di una operazione delle forze speciali

https://twitter.com/jimlaporta/status/1188286551517736960?s=21

Più tardi, lo stesso reporter può annunciare la morte del califfo in un raid condotto da un commando della mitica Delta Force

https://twitter.com/jimlaporta/status/1188317324815818753?s=21

Successivamente, un corrispondente della NBC mostra una foto delle conseguenze del raid sul compound del califfo

In attesa della conferma ufficiale che arriverà solo con l’annunciata dichiarazione di Donald Trump, circolano ulteriori e inquietanti dettagli – anche qui a farlo è Laporta di Newsweek – su quanto accaduto nel villaggio siriano, a partire dalle cinture esplosive usate dal bersaglio e dalle sue due mogli

https://twitter.com/jimlaporta/status/1188323636312203269?s=21

Circola anche la notizia che l’operazione è frutto della collaborazione di un bel po’ di paesi

La conferma ufficiale rimbalza in tempo reale nei grandi e piccoli organi di informazione di tutto il mondo e nei loro account Twitter

Una chicca finale per concludere la nostra breve rassegna: in Cina si preoccupano di rilanciare i dubbi del ministero della difesa di Mosca

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Di seguito l’articolo aggiornato alle ore 12 

Oltre a contenere la più che probabile conferma di una notizia che circola incontrollata da stanotte sui media di tutto il mondo, il tweet insolitamente telegrafico – “È appena successo qualcosa di grosso!” –  partito circa cinque ore fa dal profilo di Donald Trump potrebbe veramente entrare nella storia.

https://twitter.com/realDonaldTrump/status/1188264965930700801?s=20

 

Perché la notizia della morte del califfo Abu Bakr al-Baghadi per mano delle forze speciali Usa ottenga il crisma dell’ufficialità, e la solennità dell’annuncio urbi et orbi, bisognerà attendere che l’orologio a Washington batta le 9 del mattino, quando – come ha anticipato in tarda notte il portavoce della Casa Bianca Hogan Gidley – The Donald scandirà in diretta televisiva un “major statement”.

Quando in Italia saranno le tre del pomeriggio, anche noi sapremo dunque se è vero quel che un anonimo funzionario del governo Usa ha dichiarato a Reuters, ossia che il n. 1 dell’Isis, l’imprendibile califfo Ibrahim aka Abu Bakr al-Baghdadi, “è stato preso di mira durante un raid avvenuto nella notte”.

Quello su cui lo sconosciuto membro dell’amministrazione Trump non si è potuto sbottonare, ossia se la primula rossa del jihad sia effettivamente rimasta uccisa, viene dato per certo invece dal comandante – anche lui senza nome – di uno dei gruppi armati che opera nella provincia di Idlib, nella Siria occidentale, che a Reuters ha spiegato come Bagdhadi sia rimasto ucciso in un raid avvenuto dopo la mezzanotte nel villaggio siriano di Brisha, al confine con la Turchia.

Un’operazione che, secondo lo sconosciuto comandante, avrebbe visto entrare in azione elicotteri e aerei militari e sarebbe culminato in uno scontro a fuoco tra le forze speciali americane e le persone scovate nel rifugio dell’uomo più ricercato del mondo.

In Siria, Reuters ha potuto raccogliere anche la conferma di due elementi della sicurezza irachena e di due funzionari iraniani. “Le nostre fonti dentro la Siria”, ha dichiarato all’agenzia britannica uno dei due ufficiali di Baghdad, “hanno confermato al team dell’intelligence irachena incaricato di cercare al-Baghdadi che questi è stato ucciso (nella provincia di) Idlib insieme alla sua guardia del corpo dopo che il suo nascondiglio era stato scoperto mentre (il califfo) cercava di fuggire verso il confine turco con la sua famiglia”.

Bocche ancora cucite, invece, tra i ranghi del governo e delle forze armate Usa, che hanno evidentemente ricevuto la direttiva di lasciare che sia il commander in chief a rivelare al mondo la lieta novella – e ad intestarsene il merito.

Gli indomiti reporter di Nesweek, tuttavia, sono riusciti a strappare ad un ufficiale dell’esercito a stelle e strisce al corrente dei fatti, in cambio dell’anonimato, la conferma che l’ex capo del Califfato è passato a miglior vita in un’operazione condotta dalle forze speciali Usa imbeccate da informazioni fresche di intelligence.

Com’è ovvio, nel web circolano incontrollati dettagli su quanto accaduto stanotte nella Siria nordoccidentale, ivi compresa la notizia secondo cui al-Baghdadi indossava, al momento del raid, una cintura esplosiva che avrebbe fatto detonare trascinando con sé all’altro mondo due delle sue mogli.

Il nostro consiglio, tuttavia, è di attendere che la polvere sparsa da questa notizia bomba si depositi e sia passata al vaglio degli annunci ufficiali che riveleranno fatti, protagonisti e circostanze.

Orologi sincronizzati con Washington, dunque, dove alle nove esatte del mattino il presidente degli Stati Uniti dirà a noi e al resto del mondo se il responsabile degli eccidi di questi ultimi cinque anni è stato effettivamente tolto dalla circolazione, da chi e come.

Una cosa è certa: che quell’uomo di spettacolo atterrato tre anni e mezzo or sono alla Casa Bianca con la promessa di distruggere l’Isis in questo momento non sta nella pelle e già gode all’idea di pronunciare le parole che più di altre preludono, oltre che ad uno scroscio di applausi, ad una trionfante rielezione: mission accomplished.

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