Il primo ministro giapponese Yoshihide Suga ha detto oggi che non intende partecipare alle elezioni interne al Partito liberal democratico del prossimo 29 settembre. Il suo è stato un annuncio di dimissioni, perché in Giappone la figura del primo ministro coincide con quella del capo del partito al governo.
Suga era diventato primo ministro, succedendo a Shinzo Abe, a settembre del 2020, nemmeno un anno fa. Il suo tasso di popolarità era in calo da diverso tempo, complice l’andamento della pandemia (i contagi e i ricoveri sono in aumento, mentre la campagna vaccinale procede a rilento) e la diffusa opposizione alle Olimpiadi di Tokyo.
SALGONO GLI INDICI TOPIX E NIKKEI
È forse proprio l’impopolarità di Suga a spiegare i rialzi degli indici alla borsa giapponese: il TOPIX è cresciuto dell’1,6 per cento, il valore massimo da trent’anni, mentre il Nikkei (l’indice che raccoglie i titoli delle 225 maggiori società quotate a Tokyo) ha segnato un +1,8 per cento.
LE POSSIBILI SPIEGAZIONI
Il mercato sembra contare sul fatto che il Giappone, una volta che Suga si sarà formalmente dimesso, non attraverserà un nuovo periodo di instabilità – nel paese i governi tendono a succedersi con grande frequenza – perché la necessità di gestire la crisi del coronavirus non permetterà grossi stravolgimenti nella direzione politica.
Suga, inoltre, era notoriamente una figura di transizione: il suo ruolo era quello di “traghettare” il Giappone dall’era Abe verso una nuova stagione politica, spiega su Facebook Marco Zappa, ricercatore all’Università Ca’ Foscari ed esperto di Giappone.
NESSUN CAMBIAMENTO RILEVANTE?
Jim McCafferty, analista per Nomura, ha detto a Reuters che i mercati azionari non vedono in Giappone un’opposizione forte al Partito liberal democratico e pensano dunque che il nuovo governo non effettuerà modifiche alla tassazione delle imprese o a quelle altre misure che potrebbero influenzare il valore dei titoli in borsa.
Oh Siong Sim, analista della Banca di Singapore, la pensa in maniera simile: le dimissioni di Suga e la nomina di un altro primo ministro (magari più popolare di quello uscente) non sono necessariamente notizie rilevanti per il mercato, purché non si verifichi un cambio nelle politiche da parte del nuovo governo.