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Blinken

Blinken va in Cina a cercare la pace?

Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, andrà in Cina per una missione riappacificatrice: la competizione economica tra le due superpotenze non deve degenerare in una guerra. Ma le tensioni sono forti

Secondo una rivelazione di Bloomberg che ha trovato riscontro in fonti del governo Usa, il Segretario di Stato Antony Blinken sarebbe sul punto di partire per la Cina per una missione riappacificatrice tra due potenze che si guardano in cagnesco e che ogni giorno rischiano la guerra nelle acque roventi del Pacifico.

La notizia non confermata della visita di Blinken

La notizia della pianificata visita di Blinken in Cina è stata prima anticipata da Bloomberg e poi confermata dalla Cnn attraverso tre fonti interne all’Amministrazione Biden.

Non esiste però ancora una data programmata, e le fonti di Bloomberg confermano che la tempistica è, al momento, “fluida”. A precisa domanda, il portavoce aggiunto del Dipartimento di Stato Vedant Patel ha dichiarato che “non abbiamo viaggi del Segretario da annunciare” e che la visita di Blinken si terrà “quando le condizioni lo permetteranno”.

In Cina frattanto il portavoce del Ministero degli Esteri Wang Wenbin ha dichiarato ai reporter presenti alla consueta conferenza stampa che non ha informazioni da offrire circa l’annunciato passaggio di Blinken.

Ricucitura dei rapporti?

Come osserva Bloomberg, la futura missione di Blinken rientra negli sforzi compiuti dall’amministrazione Biden per “ripristinare la normalità in una relazione che continua ad essere piagata da incidenti militari, misure economiche punitive e accuse da entrambe le parti che l’altro sta minando la stabilità globale”.

Il punto forse più basso è stato raggiunto a febbraio proprio quando Blinken era in procinto di partire per la Cina ma cancellò improvvisamente il viaggio a causa dell’ingresso nei cieli americani di un pallone spia cinese che fu poi abbattuto dall’aviazione Usa al largo delle coste della Carolina del Sud.

Le tensioni tra i due eserciti

Il clima è tuttora talmente teso che allo Shangri-la Dialogue dello scorso fine settimana a Singapore i due ministri della Difesa ugualmente invitati a prendere la parola non sono riusciti a concordare di tenere il consueto bilaterale ai margini della kermesse, anche se perlomeno i due si sono stretti fugacemente la mano.

I rapporti tra i due eserciti sono al minimo storico, tanto che la Cina dopo l’episodio del pallone spia ha repentinamente chiuso la linea rossa di comunicazione che doveva servire in caso di emergenza. Nel frattempo, la situazione nel Pacifico è semplicemente rovente, con continui incidenti e la questione di Taiwan a stagliarsi minacciosa sullo sfondo.

È per questo motivo che il coordinatore della Casa Bianca per l’Indo-Pacifico Kurt Campbell, parlando martedì a un evento organizzato dallo Hudson Institute e riportato da Bloomberg, ha sottolineato con preoccupazione che “il rischio di un errore di calcolo” che faccia deflagrare la guerra tra le due superpotenze è “reale e crescente”.

“Durante la guerra fredda”, ha rimarcato Campbell, “eravamo riusciti a creare dei meccanismi che avrebbero consentito una comunicazione di crisi in momenti di conflitto non voluto o di tensione (…). È giusto sottolineare che non siamo stati in grado di fare altrettanto con la Cina, la quale è riluttante ad adottare simili meccanismi”.

Prove di dialogo

È per questi numerosi e pressanti motivi che ora l’America porge un ramoscello d’ulivo con la mediazione di Blinken. Che non è l’unica recente iniziativa concepita per rammendare i rapporti tra Pechino e Washington.

C’è stato il mese scorso l’incontro tra il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan e l’incaricato agli Affari esteri del Pcc Wang Yi a Vienna per quelli che sono stati definiti colloqui “franchi e costruttivi” nel primo scambio tra alti esponenti dei due governi dopo l’episodio del pallone spia.

Ugualmente significative sono state le “produttive” discussioni intercorse questo lunedì a Pechino tra l’assistente Segretario di stato Daniel Kritenbrink, la direttrice degli Affari cinesi e di Taiwan del Consiglio di Sicurezza Nazionale Sarah Beran, l’ambasciatore americano in Cina Nicholas Burns e, per la parte cinese, il Viceministro degli Esteri Ma Zhaoxu e il direttore generale del Dipartimento per gli Affari del Nordamerica e dell’Oceania Yang Tao.

Prossimo step la telefonata Xi-Biden?

Anche se nessuno conferma, è probabile che la visita di Blinken in Cina sia imminente. Troppo numerosi e pressanti sono infatti i motivi per riallacciare quanto prima e al più alto livello i rapporti tra le due potenze.

E chissà se ma missione del Segretario di Stato sarà propedeutica a una telefonata tra Biden e Xi Jinping che quest’ultimo si è ostinatamente rifiutato di accettare nonostante i due non si parlino dal G20 di Bali dello scorso anno.

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