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Landini

Quale sarà il ruolo di Berlusconi per il governo Meloni

Berlusconi sarà l'uomo dell'armonia per la maggioranza di centrodestra? Il commento di Giuliano Cazzola

 

Nei commenti sulle elezioni del 25 settembre viene trascurato, a mio parere, un aspetto che potrebbe rivelarsi importante: il risultato di Forza Italia, nell’ambito della coalizione di centrodestra.

Forza Italia ha eletto 44 deputati e 18 senatori. Basta fare due conti per capire che FI ha i numeri per condizionare la coalizione che ha conquistato 235 seggi alla Camera (maggioranza 201) e 112 seggi a Palazzo Madama. Ovviamente la medesima considerazione vale anche per la Lega di Matteo Salvini che può fare affidamento pure su un numero maggiore di seggi (64 alla Camera e 29 al Senato).

Questi dati attendono una conferma dopo le messe a punto già compiute e quelle che eventualmente potranno emergere da ulteriori conteggi. Ma qualche piccola revisione non potrà cambiare la sostanza delle cose: FdI ha ottenuto praticamente un numero di voti pari al triplo di ciascuno dei principali alleati (e si è presa in carico anche i centristi della coalizione) ma ha bisogno dei voti tanto della Lega quanto di FI. Prima degli scrutini si era persino ipotizzata una maggioranza formata solo dalla Fiamma e dal Carroccio, ma non è andata così. Il Cav è vivo e lotta insieme agli altri. Il governo si può fare solo se ci sono i voti di FI.

Per ora, immaginare scenari diversi e conflittuali, sarebbe soltanto un’ipotesi di scuola, perché gli alleati potranno alzare la voce in qualche trattativa (riservata) sulla spartizione degli incarichi di governo, ma non arriveranno mai a mettere in discussione un’alleanza reduce da una vittoria tanto netta. Poi Berlusconi e Salvini, a fianco di Giorgia Meloni, reciteranno la parte del ladrone buono e di quello cattivo, nel senso che dal primo verranno buoni consigli che Meloni farebbe bene a seguire, dal secondo solo cattivi esempi da cui rifuggire. Come ha scritto Claudio Cerasa ‘’il partito del Cav. potrà fare quello che in passato ha tentato sempre di fare: smussare gli angoli degli estremismi e provare a spingere gli alleati lontano dal populismo’’, a cui durante la campagna elettorale ha rivolto critiche molto severe. Peraltro, con un bel po’ di faccia tosta (perché anche lui ha preso parte alla congiura delle ‘’idi di luglio’’), Silvio Berlusconi si è guardato bene dal rivolgere critiche al governo Draghi e alla sua agenda, mentre altri ne prendevano le distanze. E fin da subito ha riconosciuto quel ‘’primato’’ di Giorgia Meloni che Salvini ha messo in discussione fino ad un minuto prima dell’apertura dei seggi.

Tutto ciò premesso occorre dare a Cesare quel che è di Cesare. Berlusconi ha sette vite come i gatti; è dato da tempo per spacciato in politica e dedito solo alle sue ‘’dipendenze’’ personali, ma al momento buono risorge come l’Araba Fenice, tra lo stupore di tutti, perché con l’età sono aumentate le affermazioni discutibili (ricordiamo l’ultima sulle ‘’brave persone’’ di Putin che ha sollevato un coro di critiche e prese di distanza) che richiedono immediate e confuse smentite.

Ma in questa campagna elettorale il leader di Forza Italia ha individuato il giusto posizionamento politico: quello di chi garantisce, con la sua presenza, la continuità della collocazione tradizionale dell’Italia sugli scenari internazionale ed europeo. E ha potuto farlo perché FI è il solo partito della nuova maggioranza che ha rapporti con una delle ‘’grandi famiglie’’ del poter europeo. L’affidavit di Manfred Weber, il leader del PPE, ha riconosciuto al Cav. un lignaggio e una parentela che gli altri partiti del centrodestra non hanno ‘’colà dove si puote ciò che si vuole’’. E, proprio a ridosso dell’incontro con Weber, il leader di Forza Italia ha rilasciato una dichiarazioni molto impegnativa: ‘’L’Italia è un Paese fondatore dell’Unione europea. L’Europa è la nostra patria comune, qui sono nati i nostri princìpi cristiani e liberali. Noi non possiamo che essere europeisti, senza esitazione e fino in fondo”. Aggiungendo che Fi non avrebbe mai fatto parte di un governo che non rispettasse questi impegni.

Con questo ruolo Berlusconi rientra in quell’Aula che lo cacciò violando l’infame legge Severino. E – beffa del destino – rientra come custode di una linea che i suoi avversari storici non sono più in grado di garantire a nessuno.

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