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Berlino

Perché le elezioni a Berlino sono importanti per la Germania

Berlino torna al voto il 12 febbraio per ripetere l voto del 2021, annullato per irregolarità dovute a disfunzioni organizzative. L'articolo di Pierluigi Mennitti.

La ripetizione del voto per il governo della città di Berlino rischia di assumere riflessi nazionali, qualora le urne confermassero i sondaggi dell’ultima settimana. Per la prima volta dopo più di vent’anni la Cdu potrebbe ritrovarsi primo partito e, nonostante la difficoltà di stringere alleanze per il governo, potrebbe mettere in seria crisi la maggioranza uscente di sinistra, formata da socialdemocratici, verdi e sinistra radicale.

LE ELEZIONI A BERLINO

Domenica 12 febbraio si torna al voto nella capitale, per sanare i gravi errori organizzativi che hanno inficiato le elezioni del settembre 2021 e per i quali le autorità di controllo hanno imposto la ripetizione. L’attuale governo e il sindaco in carica (Franziska Giffey, Spd) devono dunque essere riconfermati dalle urne se vogliono proseguire il lavoro iniziato poco più di un anno fa.

Berlino, oltre ad essere la capitale della Germania, gode assieme ad altre due città (Amburgo e Brema) dello status di città Stato e ha dunque il rango di Land. Tecnicamente è dunque un’elezione regionale e questo ne aumenta di per sé la valenza politica. È il primo voto di un’annata piuttosto impegnativa, che vedrà a maggio urne aperte a Brema e a ottobre in due Land fondamentali come Assia e Baviera. Cade nel mezzo della guerra in Ucraina e della crisi energetica, e sebbene in una città grande come Berlino i temi locali abbiano una certa importanza, il voto viene anche visto come un parziale indicatore dello stato di salute del governo federale.

COSA DICONO I SONDAGGI

E i sondaggi sfornati dagli istituti demoscopici lasciano spazio a una sorpresa. Per la prima volta dopo più di un ventennio, un candidato della Cdu potrebbe avere il naso davanti e forse scombinare le carte sul tavolo della coalizione uscente, che già lavorava al proseguimento dell’alleanza con il solo dubbio (non di poca rilevanza comunque) dell’esponente che l’avrebbe guidata, socialdemocratico o verde.

Il problema è che il distacco dei cristiano-democratici rispetto alle altre forze politiche appare consistente e negli ultimi giorni in aumento. La previsione fornita dall’istituto Infratest/dimap per il canale televisivo pubblico regionale RBB, indica la Cdu al 25%, seguita dall’Spd che avrebbe così superato sul filo di lana i Verdi che invece erano stati in testa per larga parte della campagna elettorale: 19% all’Spd del sindaco uscente Giffey, 18% ai Grünen, guidati da Bettina Jarasch, attuale ministro (a Berlino si chiamano senatori, il governo è definito il Senato) per Ambiente, Mobilità e Tutela del clima e dei consumatori. Ancora più indietro gli altri partiti: al 12% la sinistra radicale della Linke, al 10% la destra nazionalista di Alternative für Deutschland, al 6% i liberali dell’Fdp. Tutti questi partiti entreranno comunque nel parlamento berlinese, con qualche leggera suspense ancora per i liberali, di un punto al di sopra della soglia di sbarramento del 5%.

Un secondo sondaggio realizzato dalla ZDF, mostra uguale tendenza, ma con distacchi più contenuti: Cdu al 24%, Spd al 21, Verdi al 18.

LE CONSEGUENZE

Per Franziska Giffey, dal dicembre 2021 alla guida della capitale, un tale risultato sarebbe una beffa. Il sindaco in carica sconta soprattutto la cattiva prestazione del suo partito, perché se si votasse direttamente il primo cittadino, i berlinesi preferirebbero ancora lei. Ma come sempre, in Germania si vota il partito e i candidati hanno effetto trainante o frenante, ma non risultano quasi mai decisivi.

L’Spd è al governo della città da quasi 35 anni, 25 dei quali in quanto primo partito ha espresso il sindaco. “Berlin bleibt Rot”, Berlino resta rossa, il vecchio motto degli ultimi anni della Repubblica di Weimar, sembrava essersi cristallizzato nella vita cittadina a cavallo del nuovo secolo. Quando i Genosse rimisero piede al Senato dopo sette anni di assenza, era il marzo 1989 e la sede del Rathaus era ancora nel vecchio edificio di Schöneberg, a Berlino Ovest, quello da dove John Fitzgerald Kennedy pronunciò nel 1963 il famoso discorso “Ich bin ein Berliner”. Insomma, un certo logoramento da potere nell’Spd berlinese è evidente e dal governo nazionale, al momento, non arriva vento favorevole.

Al contrario la Cdu pare rinata, anche se il suo candidato Kai Wegner è poco noto (un terzo degli elettori dichiara di non sapere chi sia). Il partito però ha costruito la ripresa puntando su temi locali, sfruttando il disagio per gli esperimenti sulla mobilità cittadina giudicati troppo ideologici, incalzando l’amministrazione sui problemi quotidiani nei quartieri e, soprattutto, sollevando il tema della sicurezza e dell’ordine pubblico dopo le aggressioni nella notte di Capodanno alle forze dell’ordine e ai vigili del fuoco, avvenute in alcune zone ad alta densità di immigrati. Questo tema in particolare è balzato al centro del confronto: il modello di integrazione berlinese è finito sotto accusa e la Cdu spinge ora l’orizzonte delle critiche più in là, mettendo in discussione l’intero progetto di sviluppo della capitale della giunta di sinistra, a suo dire modesto rispetto alle ambizioni di una città globale. Il tempo della Berlino povera ma bella è finito, la città dovrebbe diventare maggiorenne, ma questa coalizione non sa che vestito metterle: questo in sintesi il messaggio di Wegner.

Giffey si gioca tutto nell’ultima settimana. Non è una missione impossibile: l’esponente socialdemocratica, che si è fatta la gavetta facendo politica nel problematico quartiere di Neukölln e che ha maturato esperienze ministeriali a livello federale, è una donna combattiva e tenace, che in questo primo anno di sindacatura ha lanciato progetti e smosso interessi. Dopo aver superato la concorrente verde nelle preferenze, proverà il colpo di reni per acciuffare anche il candidato cristiano-democratico. O almeno di arrivargli il più possibile alle costole. Sempre ammesso che i sondaggi ci abbiano visto giusto, la partita per la nuova maggioranza dipenderà anche dalla distanza tra la Cdu e gli altri partiti.

Se saranno i 6 punti oggi pronosticati, per i partiti dell’attuale coalizione non sarà tanto facile far finta di niente. Ma la formazione di un nuovo governo potrebbe diventare complicata. I Verdi berlinesi hanno una tradizione molto di sinistra, ben lontana dalla posizione pragmatica che il partito ha inaugurato a livello nazionale e il candidato della Cdu ha escluso future alleanze. Naturalmente neppure la Linke immagina rapporti di governo con i cristiano-democratici, ma rischia essa stessa di restare fuori dai giochi. L’Spd si mantiene più prudente, la stessa Giffey gioca la carta di un coinvolgimento dei liberali sul modello della coalizione nazionale. Siamo comunque alle schermaglie propagandistiche degli ultimi giorni di campagna elettorale. Tutto resta in bilico in attesa di leggere i numeri reali e da lì muovere le prime mosse.

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