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Berlusconi

Assistenti civici o delatori incattiviti?

Fatti e sensazioni sulla fase 2 a partire dalla balzana idea dei 60mila assistenti civici...

L’altro giorno, in una coda molto civile e ordinata, di fronte a un grande supermercato, un dipendente di questo, con chi gli faceva gentilmente notare che un po’ di vita è tornata a Roma, è sbottato così: “Troppa gente ancora in giro”. L’unico davvero a fare uscite del genere tra colleghi invece gentilissimi e professionalissimi, pur essendo in prima linea e messi a dura prova. Ma le eccezioni, si sa, ci sono sempre. In questo caso, purtroppo, in negativo.

Non eravamo da Tiffany, Fifth Avenue, eravamo in una zona di ceto medio, di professionisti, ma ci sarebbe stato da rispondergli come fece Condoleezza Rice con una commessa che, non riconoscendola, probabilmente perché condizionata dal colore della sua pelle, le fece notare sgarbatamente che quegli orecchini costavano molto. Rice non fece una piega e tranchant rispose: “Vede, lei non starebbe qui a vendermeli se potesse permetterseli”. Ecco, con tutte le ovvie differenze del caso, quel dipendente, che naturalmente invece la spesa se la può permettere, non starebbe però lì, regolarmente stipendiato, se quella per lui “ancora troppa gente”, civilmente autodistanziatasi, senza che nessuno l’avesse richiamata a farlo, non andasse più a fare la spesa, dando appunto così lavoro anche a lui.

Sarà stata stanchezza, sarà stato nervosismo, ma anche uscite così, anche un episodio così marginale e, ripeto, isolatissimo, da non generalizzare e men che meno criminalizzare, sono spia di
un clima da irrazionale invidia sociale instauratosi ormai da tempo in questo disgraziato Paese. Un clima che purtroppo trova casse di risonanza in componenti pentastellate del cosiddetto governo giallo-rosso.

Mi chiedo cosa accadrebbe se fossero sguinzagliate a controllare distanze, e di fatto abitudini personali, tra le persone 60.000 cosiddetti “assistenti civici”. L’ennesima trovata, che appare come una farsa da Ddr, film “Le vite degli altri”, di un governo che sembra ignorare che in tutte le Democrazie Occidentali, anche in tempi di Covid, il compito di vigilare e controllare appartiene alle forze dell’ordine, in tutte le loro articolazioni. Ecco, forse in alcuni casi non ci sarebbe la stessa reazione civile avuta di fronte a quel supermercato, di fronte a un’uscita fuori posto. Si rischia, come hanno fatto notare civilmente molti sui social, una sorta di ribellione, di “guerriglia sociale” , degli uni contro gli altri, alle prese magari con il vicino che con pettorina blu ti viene a sindacare e senza alcuna vera autorità costituzionale per poterlo fare. Si rischia, certamente senza volerlo, di gettare altra benzina sul fuoco della crisi economica che già impazza.

Tutta questa “troppa gente” in realtà io non la ho vista sabato scorso facendo un giro per il centro di una Roma un po’ spettrale, dove purtroppo ho notato negozi chiusi, a due passi dai Palazzi della politica, con un cartello dove era scritto: “Senza aiuti del governo non riapriremo più, manderemo a casa tantissimi dipendenti”. Certamente bisogna usare massima attenzione, ma la cautela doverosa è fatta di senso di responsabilità che nessun “cazziatone” arrogante può inculcare, così come non può e non deve farlo un esercito di 60.000 che rischia di diventare di delatori incattiviti, per mere ragioni di frustrazione personale. Nonostante la presentazione un po’ “paternalistica”, come la ha giudicata Carlo Calenda, del loro compito fatta dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia.

Penso allo stile del giovane sindaco di Perugia, avvocato Andrea Romizi (Fi, eletto al secondo mandato con il 60% grazie alla sua lista civica e con traino decisivo della Lega di Matteo Salvini), che dopo la rissa (cose purtroppo non nuove nel capoluogo dell’Umbria, qualsiasi amministrazione ci sia, con tre Università per italiani e studenti da tutto il mondo) ha solo detto: “Tutto ciò è inaccettabile”. Punto. Non si è messo a fare comizi moraleggianti con tanto di megafono di qualche altro sindaco del Pd. Poi, però Romizi, figlio dell’alta borghesia cittadina, nipote tra l’altro di uno dei più noti grecisti (già, detto con ironia molto amara, questi “trogloditi” o “analfabeti funzionali” di umbri che hanno fatto vincere il centrodestra…) è passato senza sceneggiate di sorta ad atti concreti: per gli weekend locali chiusi per ora alle 21, poi si vedrà. La sera dopo tutto è tornato a posto. Fermezza, voti molti, leadership, autorevolezza politica, ma anche stile. Un piccolo esempio di quello che manca a livello nazionale a un governo legittimo sul piano costituzionale ma non eletto sul piano politico, come ha fatto notare il filosofo Corrado Ocone. Lo stesso che in un tweet ieri sera ha ammonito sui 60.000 assistenti civici: “Da bloccare assolutamente questa farsa da sistema totalitario”. E Stefano Parisi, leader di Energie per l’Italia: “A che servono? Altri delatori? Mentre non ci sono veri piani sanitari ed economici”. E qui non stiamo riportando certamente le voci di pericolosi sovversivi.

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